LUIGI GHIRRI FU IL FILOSOFO DELLA FOTOGRAFIA: NELLE SUE MANI IL MEZZO FOTOGRAFICO DIVENNE STRUMENTO PRIVILEGIATO DI CONOSCENZA.
SENZA RIFUGIARSI IN UNO STILE ESTETIZZANTE O NELL’USO EMOZIONALE DEL COLORE, GHIRRI CI HA RESTITUITO UNA NUOVA VISIONE DEL QUOTIDIANO, SCANDAGLIATO NEI SUOI ASPETTI PIÙ INTIMI E PROFONDI.
Si può fotografare la realtà così come la si vede, nell’immediatezza dello sguardo, oppure si può decantare la realtà in un’immagine interiore. E ancora si possono fotografare delle idee facendo della fotografia un mezzo utile a comprendere il mondo.
Relazioni inattese, suggestioni dialettiche, “una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere.”

“Una delle grandi convinzioni, delle grandi teorie, soprattutto uno dei grandi miti a proposito della fotografia è l’idea che sia testimonianza di qualcosa che è successo, testimonianza di quello che ho visto. E’ testimonianza di quello che ho visto ma è anche reinvenzione di quello che ho visto. Sostanzialmente la fotografia non fa altro che rappresentare le percezioni che una persona ha del mondo. In questo punto sono contenuti tutti i rapporti enigmatici, gli elementi misteriosi che sussistono nell’immagine fotografica.” (Luigi Ghirri)
LA FORMAZIONE
Luigi Ghirri nacque a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, il 5 gennaio 1943.
Si accostò tardi alla fotografia, quasi per caso, alimentando una sua particolare passione per il mondo delle immagini.
Negli anni Settanta, quando la sua opera prese forma, iniziò a collaborare con il mondo della musica, dai CCCP a Lucio Dalla, e con gli artisti concettuali modenesi quali Claudio Parmiggiani, Carlo Cremaschi o Franco Guerzoni.

Perfettamente integrato nella cultura del suo tempo, curioso ed intelligente, Ghirri rivoluzionò la fotografia italiana nel segno di una concezione non più documentaria ma dettata dalla creazione di un progetto mentale. Paesaggi urbani, architetture industriali o oggetti comuni divengono frammenti di una narrazione, topoi di un viaggio che è tutto interiore.
“Il mio desiderio è sempre stato quello di lavorare con la fotografia come a un’amplificazione delle possibilità percettive e di racconto. Credo di aver appreso dall’arte concettuale la possibilità di partire dalle cose più semplici, dall’ovvio, per rivederle sotto un’altra luce.” (Luigi Ghirri)
LO STILE E I SOGGETTI
Editore, curatore, saggista e coordinatore di progetti collettivi, Ghirri si oppose al predominio dell’immagine come simulacro rimettendo così a fuoco il mondo reale. Un’attenzione al banale, a quel particolare apparentemente inutile ma in grado di rivelare l’autentica natura di un luogo, di un paesaggio o di un territorio. E’ lo stupore, la continua sorpresa, che guidano l’obiettivo del fotografo.
“Abbiamo dimenticato l’enorme potere di rivelazione che ogni nostro sguardo può contenere… Fotografare è come osservare il mondo in uno stato adolescenziale, rinnova continuamente lo stupore… non è vero il motto dell’Ecclesiaste: niente di nuovo sotto il sole. La fotografia sembra ricordarci che non c’è niente di antico sotto il sole.” (Luigi Ghirri)

La fotografia intesa come scoperta del nuovo, di quel punto di vista distinto che noi, troppo disattenti e distratti, non riusciamo più a vedere. Con colori tenui e sbiaditi, Ghirri ha intessuto la sua lirica dell’esistente ritrovando la bellezza nel banale, nel kitsch, nello stereotipo.
Tra realtà ed immaginazione, documentazione ed invenzione, Ghirri esplorò le possibilità comunicative della fotografia: non più falsa copia dell’originale, ma sguardo aperto su mondi diversi evocati dalla poesia del pensiero.
“Pensare per immagini. In questa frase è contenuto il senso di tutto il mio lavoro, come nella frase di Giordano Bruno: Pensare è speculare per immagini.” (Luigi Ghirri)
L’ATELIER MORANDI
Dalla collaborazione tra Luigi Ghirri e l’amico e scrittore Giorgio Messori nacque uno stupendo volume dedicato a Giorgio Morandi.
Edito nel 1992, “Atelier Morandi” riunisce, in perfette corrispondenze spirituali ed emotive, parole e immagini.
L’atelier di via Fondazza divenne lo spazio dove la ricerca di Ghirri si specchiò perfettamente nella poetica morandiana: l’amore incondizionato per gli oggetti semplici dissolti nella mistica luce dell’assoluto.

“Quello che è l’essenza della fotografia – lo scrivere con la luce – Morandi lo faceva in modo esemplare nella sua pittura. Ed è anche un po’ quello che ha fatto Luigi nelle sue ultime fotografie: faceva delle fotografie intorno a casa sua, spesso cercava queste nebbie, queste luci per rendere più evanescenti, quasi impalmpabili le apparizioni delle cose“. (Giorgio Messori)
L’EREDITÀ
A soli quarantanove anni d’età, il 14 febbraio 1992, a Roncocesi si spegneva Luigi Ghirri, uno dei più grandi fotografi del Novecento.
Nello stesso anno si formò l’Archivio Luigi Ghirri, con sede nell’ultima residenza dell’artista a Roncocesi, con lo scopo di diffondere e valorizzare l’opera del fotografo.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale dell’Archivio Luigi Ghirri:

“Se il viaggio è sinonimo di avventura, grande o piccola che sia, questa avventura la si può incontrare tralasciando le strade conosciute, i luoghi comuni e cercando nuovi percorsi visivi e nuove strategie di rappresentazione.” (Luigi Ghirri)