“LA PERSISTENZA DELLA MEMORIA” È, SENZA ALCUN DUBBIO, UNA DELLE OPERE PIÙ CELEBRI DI SALVADOR DALÍ. LA TELA, DATATA 1931, SI TROVA OGGI CUSTODITA AL MUSEUM OF MODERN ART DI NEW YORK.
Il dipinto costituisce una delle prima apparizione dei famosi “orologi molli” che diverranno uno dei segni distintivi dell’iconografia di Dalí: il tempo si scioglie abbandonando ogni pretesa di assolutezza.
DESCRIZIONE DELL’OPERA
La composizione è piuttosto semplice: un paesaggio costiero, dominato da un cielo dai toni gialli e celesti, su cui si staglia una sorta di cubo dal quale spunta un albero di ulivo privo di foglie.
Sul ramo dell’albero pende un orologio molle, mentre un altro orologio, anch’esso privo di solidità, è appoggiato ad uno degli angoli di questo parallelepipedo, sul quale giace un altro orologio, in perfetto stato solido, sul quale si muovono delle formiche.
A destra, sul piano deserto vi è una specie di testa umana con un profilo con le ciglia abbassate e su questa testa è appoggiato un altro orologio floscio, privo di consistenza tattile.

GENESI DELL’OPERA
Dalle testimonianze di Dalí, il paesaggio è quello di Port Lligat e il quadro prese forma da un avvenimento preciso: la visione di un pezzo di camembert che si scioglieva sulla tavola da pranzo.
Quel famoso giorno Salvador Dalí e la sua compagna Elena Ivanova Diakonova, più comunemente nota come Gala, dovevano andare al cinema con alcuni amici, ma per un improvviso mal di testa, l’artista decise di rimanere a casa. Rimasto solo pensò alla cena che aveva appena consumato fissando i rimasugli della libagione :
“E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente.
Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto.
A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio.
Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando.
Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie.
Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata.
Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo.
Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato.” (Salvador Dalí, La mia vita segreta, 1942)
ANALISI DELL’OPERA
La tela, seppur di piccole dimensioni, è di enorme potenza suggestiva ed allude simbolicamente all’aspetto psicologico del tempo il cui trascorrere, nella soggettiva percezione umana, assume una sua precisa connotazione interna, che segue esclusivamente la logica dello stato d’animo e della memoria.
I vari orologi segnano tutti un’ora diversa proprio perché la memoria è sottoposta ad alti e bassi, ad alterne situazioni, a volte funziona, come nell’orologio integro, a volte non funziona più, e quindi ecco l’orologio mollo che segna un’ora imprecisa, indeterminata.

Durante il sonno la memoria conserva solo una traccia della sua funzione, è per questo che la testa umana, disposta a terra, ha le ciglia chiuse ad indicare che dorme: sono dunque rappresentate le due immagini della memoria, quella da svegli e quella da addormentati, che non funziona più o confonde le cose.
DELLA BELLEZZA TERRIFICANTE E COMMESTIBILE
Quest’opera, che appartiene alla stagione più felice di Dalí, è piena espressione della sua peculiare estetica morfologica “del morbido e del duro”, teorizzata nel 1933 con un articolo apparso sulla rivista “Minotaure” e intitolato “Della bellezza terrificante e commestibile dell’architettura Modern Style”: una sorta di delirio commestibile dove Dalí dava rilevanza alla contrapposizione formale vitale ed erotica del duro e del morbido.
L’osservazione della morfologia della sua amata terra catalana unita allo studio dell’architettura biologica di Gaudì, rocciosa e morbida al tempo stesso, lo portò ad elaborare un particolare conncetto di bellezza che “sarà commestibile o non sarà.”
I lavori degli anni Trenta si connotarono per la loro valenza “commestibile” con un’evidente funzione simbolica, il più delle volte esplicitamente erotica.
Sono gli anni più splendenti della produzione pittorica di Dalí, dove la sua fervida immaginazione e il suo innato talento non si erano ancora pervertiti in meri e vacui autocitazionismi.
In seguito l’artista divenne solo la copia di se stesso: una fabbrica di vacue rielaborazioni, commista ad una sempre più convulsa frenesia esibizionista.
“Desidero che ogni colpo di pennello raggiunga l’assoluto e dia l’immagine perfetta dei testicoli della pittura, testicoli che non sono i miei. ” (Salvador Dalì)
Visita il sito del Museum of Modern Art di New york dove è conservata “La persistenza della memoria”: