IL PAESAGGIO MEDITERRANEO COSTITUISCE UN PARADIGMA DELLA CULTURA OCCIDENTALE; ESALTATO COME IL LUOGO DI UNA MITICA ETÀ DELL’ORO, HA INFLUENZATO L’IMMAGINARIO DI PITTORI E LETTERATI NEL CORSO DEI SECOLI.

L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’anima: qui è la chiave di tutto.” (Johann Wolfgang von Goethe)

 

IL PAESAGGIO MEDITERRANEO, LA STORIA

 

L’idea moderna che vede nel Mediterraneo l’esempio di un paesaggio naturalmente bello è il frutto di una visione ottocentesca, erede del romanticismo nordico, tesa ad esaltare il paesaggio del Sud come il luogo d’elezione di una mitica età dell’oro.

Il paesaggio mediterraneo non è un luogo reale, ma è un concetto astratto, risultante da una stratificazione artistica accumulatasi nel corso del tempo. La stessa vegetazione, così inebriante nella diversità dei profumi e dei colori, è un prodotto artificiale, ottenuto dal paziente lavorio dell’uomo.

 

Francesco Lojacono, Veduta di Palermo, 1875
Francesco Lojacono, Veduta di Palermo, 1875

 

Lungi dall’essere un ambiente naturale, il Mediterraneo è dunque uno spazio che è stato creato appositamente secondo ideali di armonica bellezza: la trasformazione fisica di una proiezione mentale. Il paesaggio mediterraneo è lo specchio di una civiltà, è natura e storia, è natura plasmata dalla cultura. E la lingua che meglio può interpretare questo sistema così articolato è quella dell’arte.

Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia.” (Fernand Braudel)

 

IL PAESAGGIO MEDITERRANEO, LA RAPPRESENTAZIONE

 

Il 1492 fu un anno straordinario; la scoperta di un nuovo continente trasformò completamente la percezione della realtà delle cose. Per la prima volta si ebbe la coscienza della vastità del mondo e delle sue infinite possibilità: l’uomo non era che una piccola parte di un universo ancora tutto da esplorare. Fu in questo preciso contesto che si sviluppò la pittura di paesaggio come genere a sé stante, prendendo al contempo forma quell’idea di paesaggio mediterraneo, che vedeva in Roma il soggetto principale.

Meta irrinunciabile dei viaggiatori che provenivano dal Nord, l’Urbe prese ad essere al centro di una serie di vagheggiamenti artistici e letterari che, pian piano, si estesero all’intera Penisola fino a comprendere l’intero bacino del Mediterraneo. Era il sogno di un Sud edenico ed incontaminato.

Tutta la pittura di paesaggio del Cinquecento è pervasa da queste immagini mitiche dove la vegetazione è immersa tra vestigia di un lontano passato, assecondando il cliché di un’Italia bucolica e gloriosa nello stesso tempo. La cultura divenne quindi lo strumento principale con cui guardare alla natura che veniva così piegata elle esigenze intellettuali dell’artista. Nella favolosa Italia ognuno vedeva ciò che voleva trovare.

A un certo punto della sera e del mattino l’azzurro del Mediterraneo supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura.” (Charles Dickens)

 

Annibale Carracci, Paesaggio con scena di pesca, 1587-1588
Annibale Carracci, Paesaggio con scena di pesca, 1587-1588

 

A dare consistenza pittorica al fascino del paesaggio italiano, con tutte le sue implicazioni letterarie, fu Claude Lorrain. Giunto a Roma attorno al 1617, egli seppe dare forma a quell’idea di paesaggio poetico, ambientato in chiave fiabesca, non tralasciando una speciale attenzione allo studio delle vibrazioni atmosferiche.

Numerosi artisti, tra cui Andrea Locatelli e Pieter van Bloemen, volgarizzeranno il gusto della natura lussureggiante con rovine, immersa nelle luci dorate dei tramonti romani, tipica di Lorrain, dando vita ad una produzione seriale, ma di immutato fascino e di sicuro successo.

Nel corso del Settecento, secolo cosmopolita per eccellenza, i viaggi verso il Bel Paese si fecero sempre più frequenti. Era l’epoca de Grand Tour, ossia di quell’esplorazione conoscitiva dell’Italia riservata ai rampolli delle famiglie aristocratiche europee, ai facoltosi borghesi, ai collezionisti raffinati e ai colti amanti delle belle arti.

In aggiunta alla città di Roma, fino ai secoli precedenti limite geografico oltre il quale era difficile andare, si aggiunsero come mete turistiche le città del Sud, grazie anche alla scoperta di Ercolano, di Pompei e soprattutto di Paestum, che divenne la prima tappa verso il Cilento, la Calabria e la Lucania, luoghi fino ad allora considerati inaccessibili. Il Meridione, con i suoi diversi paesaggi mediterranei, da questo momento diventò l’interesse principale di artisti e viaggiatori.

 

Claude Lorrain, Paesaggio con Apollo e Mercurio, 1645
Claude Lorrain, Paesaggio con Apollo e Mercurio, 1645

 

Il misterioso fascino del Sud continuò a serpeggiare anche nel secolo successivo, accolto e attualizzato dalla nuova sensibilità romantica. Due erano i poli entro i quali si dibatteva l’idea di paesaggio: una visione più ideale che vedeva nel Mediterraneo il luogo dello spirito, di quella pienezza primigenia creduta immutata fin dall’inizio dei tempi, e una visione più razionale, volta ad indagare in modo scientifico le meraviglie della natura.

Durante il Novecento la passione per il Mediterraneo rimase inalterata, diluendosi in puro colore e solarità. Possiamo ricordare la Provenza di Pierre Bonnard, la Versilia di Galileo Chini o il Marocco di Henri Matisse, tutti luoghi dell’anima, prima che paesaggi reali.

In tempi più recenti sono stati soprattutto la fotografia e la pubblicità ad appropriarsi di questo topos, ammantandolo di risvolti sensuali ed esplicitamente erotici: un paesaggio idillico e conturbante nello stesso tempo.

Il paesaggio mediterraneo si dimostra così un concetto di difficile definizione: non un puro elemento di natura, ma neppure una creazione totalmente artefatta, esso costituisce un’idea complessa alla quale concorrono sedimentazioni culturali, storiche, artistiche e sociali.

 

Pierre Bonnard, Grande paesaggio del Sud
Pierre Bonnard, Grande paesaggio del Sud

 

Il Mediterraneo è una grande patria, una dimora antica. A ogni mia nuova visita me ne accorgo con evidenza sempre maggiore. Che esista anche nel cosmo, un Mediterraneo?” (Ernst Jünger)

 

Herbert List, Capri, 1936
Herbert List, Capri, 1936

“In un mondo imperfetto, l’arte è ciò che più ci avvicina a quell’idea di compiutezza che è propria della sfera divina.”

barbarameletto@gmail.com

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