GENERE PITTORICO SORTO NEL SETTECENTO, IL VEDUTISMO CONOBBE LA SUA STAGIONE PIÙ FELICE A VENEZIA, UNA DELLE TAPPE PREDILETTE DEL GRAND TOUR IN ITALIA.
“Questa città è così singolare per la sua disposizione, per i suoi costumi e i modi di vivere, per la libertà che vi regna e la tranquillità che vi si gode, che non esito a considerarla seconda città d’Europa.” (Charles de Brosses)
IL VEDUTISMO, LE ORIGINI
Con il termine vedutismo si intende un genere pittorico sorto nel XVIII secolo, dedicato alla ripresa fedele di paesaggi e di scorci urbani. Il vedutismo conobbe un grande successo in Italia, meta prediletta del Grand Tour.
Durante il Settecento si era diffusa tra i giovani rampolli dell’aristocrazia europea, in particolar modo inglese, la moda del viaggio alla scoperta del continente, spesso con la guida di un precettore. Questo viaggio di iniziazione era considerato un importante momento di formazione culturale e di scambio intellettuale, indispensabile per ampliare la mente e conoscere il mondo.
Coloro che compivano il Grand Tour erano desiderosi di riportare in patria un ricordo della propria esperienza: spesso si facevano ritrarre sullo sfondo di rovine antiche, o su scorci di città, da uno dei pittori più in vista del tempo, oppure acquistavano delle vedute, già preconfezionate, di paesaggi o di monumenti. Tutti volevano un pezzettino d’Italia da esibire nelle loro dimore.
“L’uomo che non è mai stato in Italia, è sempre cosciente di un’inferiorità.” (Samuel Johnson)
Il primo artista che si possa definire vedutista fu Gaspar van Wittel (che italianizzerà il suo nome in Gaspare Vanvitelli), pittore olandese giunto a Roma nel 1675 come assistente topografo del suo connazionale Cornelys Mayer, un ingegnere idraulico occupato nella realizzazione di un trattato sulle possibilità di rendere navigabile il Tevere da Perugia fino a Roma.
Da questa collaborazione si originò una contaminazione tra la veduta sentimentale di stampo rinascimentale ed una più moderna, che si proponeva di indagare la realtà nel modo più oggettivo e dettagliato possibile, complice anche l’influenza dei principi illuministi. La pittura vedutista si proponeva come una sorta di scienza esatta, uno specchio fedele e razionale del mondo.
“Roma è la capitale del mondo. Le sue bellezze mi hanno sollevato poco a poco fino alla loro altezza.” (Goethe)
IL VEDUTISMO A VENEZIA
Il vedutismo conobbe la sua stagione più felice a Venezia, una delle mete più amate da coloro che compivano il Grand Tour. Nella città lagunare sorse un ricchissimo mercato di vedute comprate dai tanti turisti, responsabili anche della diffusione di questo tipo di opere nella loro patria di origine.
Fu sempre grazie a Gaspar van Wittel, pittore attivo anche a Venezia, che vennero fissate le tipologie della classica veduta veneziana: il Bacino di San Marco verso il Canal Grande, Santa Maria della Salute e il Canal Grande, la Punta della Dogana e Santa Maria della Salute, l’Isola di San Giorgio e le Isole di San Michele e di Murano.
La Basilica di Santa Maria della Salute, situata nell’area di Punta della Dogana, esercitò un notevole fascino nell’immaginario di van Wittel, come si evince dalle numerose tele legate a questo soggetto: la arricciata e maestosa chiesa del Longhena, con la sua forma ottagonale ed i suoi marmi bianchi, si sposava perfettamente con i verdi e gli azzurri della laguna. Con il suo primo dipinto della Salute, risalente al 1706, van Wittel inaugurò uno degli scorci più riprodotti di Venezia, fino ai giorni nostri.
“Come sono grandi gli artisti veneziani, quant’è bella Venezia.” (Robert Brasillach)
Un altro modello di veduta veneziana è riconducibile al nome di Luca Carlevarijs, artista di terraferma, giunto a Venezia nel 1697. Carlevarijs nella sua vasta produzione alternò la veduta ideata con quella dal vero, dando prova della possibile coesistenza dei due generi.
Protetto dalla nobile famiglia degli Zenobio, il pittore si distinse per il tratto aristocratico con il quale narrò le sue storie, sia che si trattasse di cerimonie solenni, o di più intime scene di paesaggio. Questa sua impostazione aulica fu il suo maggior pregio, ma anche la sua debolezza, che verrà soppiantata dall’astro nascente di Canaletto. Pur con tutti i suoi limiti, Carlevarijs fu l’antecedente diretto delle due maniere di intendere la veduta: quella più romantica, che si impose con Guardi, e quella più fotografica, di cui fu eccelso interprete il Canaletto.
“Ci formiamo un’idea così romantica di Venezia per la sua ben nota e singolare posizione, che ora essa non risponde per nulla alle mie aspettative, specie dopo aver esaminato le vedute di Canaletto, tutte d’un solo colore: io trovo che questa, come altre famose città, è composta di cose diverse per dimensioni, per ordini architettonici, per tempo, per materiali.” (Charles Burney)
Invenzione e realismo, capriccio inventivo e fedeltà architettonica, furono i due poli del vedutismo veneziano: due modi alternativi di intendere la città, ma mai concorrenti, fino a quando non prevalse il gusto dei committenti, più propensi ad acquistare una Venezia da cartolina: una Venezia meno ideale e più schiettamente descrittiva. Anche se, tutte le vedute di Venezia, anche quelle più realistiche, tradiscono una certa interpretazione soggettiva: tante sono le Venezie, come tanti sono i sentimenti che Venezia ha suscitato nell’animo di ciascun artista.
A tutti i grandi maestri del vedutismo dobbiamo rendere il merito di aver reso Venezia immortale: una laguna del cuore sospesa tra cielo e mare.
“Tutti sono convinti che Venezia sia la città ideale per una luna di miele. Niente di più sbagliato! Vivere a Venezia o anche solo visitarla vuol dire innamorarsi di questa città, a tal punto da non lasciare più spazio ad altri amori.” (Peggy Guggenheim)