L’IDEA DI CREARE DEI CENTRI URBANI CAPACI DI GARANTIRE UNA VITA MIGLIORE HA AFFASCINATO MOLTE PERSONE NEL CORSO DELLA STORIA.

Diversi progetti sono stati elaborati per una città ideale, al fine di ottenere una strutturazione urbanistica più razionale ed un’organizzazione sociale più giusta. La città ideale sorge in un paese che non esiste chiamato Utopia. L’utopia è un desiderio, un sogno e una speranza che non ha alcun costo, se non quello di immaginare il futuro.

 

LA CITTÀ IDEALE NELLA STORIA

 

Le città ideali riuscirono a realizzarsi quando l’idea si tradusse in pratica concreta. Il mondo antico non costruì città ideali, ma fu in grado di immaginarle. Platone sia nella “Repubblica” che nelle “Leggi” fornì utili indicazioni per una edificazione ottimale della città, ma non si spinse a considerare le implicazioni politiche e sociali connesse ad un nuovo assetto cittadino.

 

Anonimo, La città ideale, 1490 circa
Anonimo, La città ideale, 1490 circa

 

I Romani, dotati di uno spirito molto pratico, furono molto attenti alla pianificazione urbanistica, tralasciando le mere speculazioni intellettualistiche. Per il Medioevo l’utopia si poneva invece come una vera e propria eresia: non poteva esserci alcuna aspirazione ad un mondo migliore, in quanto la giustizia di Dio era presente nell’ordine esistente delle cose. La tensione a superare una realtà imperfetta si esprimeva attraverso teorie escatologiche e non utopistiche. Dobbiamo quindi aspettare fino a Rinascimento per trovare delle città realizzate secondo criteri ideali, poiché solo a partire da quest’epoca fu possibile dare concretezza a lavori puramente teorici.

 

LA CITTÀ IDEALE, L’ESEMPIO DI PIENZA

 

Nel 1452 Leon Battista Alberti terminò di scrivere il “De re aedificatoria” e nel 1459 fu iniziata la costruzione di Pienza, la prima città ideale. Come si evince dalle date, la teoria architettonica e la città ideale presero vita contemporaneamente, nello stesso contesto storico, politico e culturale.

Fu Enea Silvio Piccolomini, divenuto papa nel 1458 con il nome di Pio II, a tradurre in realtà il progetto di una città ideale, trasformando il suo luogo di origine, Corsignano, nell’abitato di Pienza. Nella riedificazione di Corsignano, Pio II agì come un Piccolomini, ossia come membro di un’influente famiglia senese, come letterato, come umanista, ma soprattutto come pontefice deciso ad elevare la sua città natale a monumento imperituro della sua persona e del potere da lui rappresentato.

Sui particolari della storia della progettazione di Pienza non sappiamo nulla: a noi restano le narrazioni dello stesso papa presenti nei suoi “Commentarii” e il centro urbano, opera dell’architetto fiorentino Bernardo Rossellino.

 

Pienza, Piazza Pio II
Pienza, Piazza Pio II

 

La nuova città fu realizzata a partire dall’impianto medioevale preesistente, strizzando un occhio al passato ma, allo stesso tempo, seguendo indicazioni progettuali moderne. L’intervento si focalizzò non solo sui singoli edifici, stupendi esempi di architettura rinascimentale, ma sull’intera struttura cittadina dove il punto nodale divenne la piazza, fulcro e centro della città, armonizzata con le costruzioni circostanti.

Pienza costituì la prima esemplare applicazione di concetti umanistici alla pianificazione urbana: una regolare partitura geometrica in grado di unificare l’abitato regolandone i rapporti spaziali. Pio II si spinse a realizzare perfino un mercato, un ospedale, un albergo e un lotto di case a schiera di tipo economico per i più poveri: non si trattava dunque di una sistemazione scenografica del centro, ma di un vero e proprio piano di sviluppo econominco e sociale.

Il lato utopitisco di questa straordinaria impresa si rilevò nel fatto che essa ebbe un brusco arresto con la morte improvvisa del pontefice nel 1464, seguita da quella di Bernardo Rossellino.

 

PIENZA OGGI

 

La città ha subito limitate modifiche nel corso del tempo e nel 1996 è entrata a far parte dei Patrimoni naturali, artistici, culturali dell’UNESCO e la Val d’Orcia, nella quale è incastonata, è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2004. Merita dunque una visita per immergersi nelle splendide atmosfere rinascimentali e nel sogno visionario del grande Enea Silvio Piccolomini.

Una curiosità: Palazzo Piccolomini fu scelto da Franco Zeffirelli per girare alcune scene del suo famosissimo film “Romeo e Giulietta”.

 

Pinturicchio, Enea Silvio Piccolomini presenta Eleonora d'Aragona all'imperatore Federico III, 1502-1507, dettaglio del ciclo di affreschi della Libreria Piccolomini
Pinturicchio, Enea Silvio Piccolomini presenta Eleonora d’Aragona all’imperatore Federico III, 1502-1507, dettaglio del ciclo di affreschi della Libreria Piccolomini nella cattedrale di Siena