ALDOLF LOOS FU UNO DEI FAUTORI DEL RAZIONALISMO EUROPEO CONTRIBUENDO, PER MEZZO DELLA SUA OPERA ED ATTRAVERSO I SUOI SCRITTI, ALLO SVILUPPO DI UNA CONCEZIONE MODERNA DELL’ARCHITETTURA.
Egli sostenne con convinzione la necessità di rinnovare l’architettura, rinunciando ad ogni superfluo formalismo: la forma doveva rispondere alle esigenze dell’uomo nel modo più chiaro possibile.
“Ebbene, l’epidemia decorativa è ammessa dallo Stato e viene anzi sovvenzionata con denaro statale. Ma per conto mio vedo in ciò un regresso. Per me non ha valore l’obiezione secondo cui l’ornamento può aumentare la gioia di vivere in un uomo colto, per me non ha valore l’obiezione che si ammanta nella frase: ‘Però, se l’ornamento è bello …!’. In me e in tutti gli uomini civili l’ornamento non suscita affatto una più grande gioia di vivere. […] L’uomo moderna, che celebra l’ornamento come espressione dell’esuberanza artistica di epoche passate, riconoscerà immediatamente l’aspetto forzato, tortuoso e malato dell’ornamento moderno. Nessun ornamento può più essere inventato da chi vive al nostro livello di civiltà.” (Adolf Loos, da “Ornamento e delitto”, 1908)
IL CONTESTO STORICO
All’alba del Novecento Vienna si presentava come una fucina creativa in ebollizione continua. Tra metamorfosi e crisi di linguaggi, la capitale austriaca era il luogo deputato all’innovazione estetica e all’incrocio degli opposti.
Qui si respirava la fervida aria contradditoria di una società oscillante tra lo sfarzo aristocratico e un nazionalismo incalzante, che scandiva il passaggio dall’età dell’oro delle sicurezze borghesi allo slittamento nella “gaia apocalisse” della Prima Guerra Mondiale.

La città era popolata dalle figure più straordinarie per anticonformismo ed estro inventivo; viennesi per nascita o per scelta tutti, a modo loro, testimoni dell’agonia che coinvolgeva non solo uno stato, ma un’intera cultura.
Gustav Mahler, ideatore di sinfonie preveggenti, Karl Kraus, critico feroce delle ipocrite apparenze, Robert Musil, esemplare interprete della crisi del vecchio continente, Arnold Shönberg, sovvertitore delle leggi tonali della musica tradizionale, e ancora Arthur Schnitzler, brillante romanziere della crisi dell’individuo, Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, Ludwig Wittegenstein, uno dei più grandi pensatori del Novecento, Egon Schiele, il pittore delle nevrosi moderne, e molti altri ancora.
ALDOLF LOOS E LA NASCITA DELL’ARCHITETTURA MODERNA
In questa Vienna di fine secolo, pulsante di genio e di creatività, si aggirava l’irriverente Adolf Loos, il nemico pubblico della Secessione.
Nato a Brno il 10 dicembre 1870, fu il promotore di una nuova idea di architettura, instaurando una battaglia contro l’ornamento sterile ed eccessivo.
Il suo credo era l’utilità della linea, la sua religione il rigore estremo: nulla è casuale in architettura e la decorazione è superflua in una costruzione il cui scopo è quello di essere funzionale. Come affermava Loos, l’architettura “non è un’arte, poiché qualsiasi cosa serva a uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte.”

Durante trent’anni di intensa carriera, egli concretizzò l’idea di un’architettura votata alla semplificazione delle forme, anticipando il funzionalismo ed il razionalismo. Una visione pionieristica che lo portò ad essere al centro di feroci critiche.
“Non temere di essere giudicato non moderno. Le modifiche al modo di costruire tradizionale sono consentite soltanto se rappresentano un miglioramento, in caso contrario attieniti alla tradizione. Perché la verità, anche se vecchia di secoli, ha con noi un legame più stretto della menzogna che ci cammina al fianco.” (Aldolf Loos)
L’ORNAMENTO COME DELITTO
Nel 1904 , quando stava lavorando al progetto di Villa Karma in Svizzera (la sua prima opera realizzata), venne chiamato dai gendarmi per rendere conto del suo lavoro: come si permetteva uno straniero di profanare la bellezza del lago di Ginevra? Dove erano finite le virtuose decorazioni e gli ornamenti?
La semplicità per loro costituiva un crimine, ma Loos, nel suo più celebre saggio “Ornamento e delitto” (“Ornament und Verbrechen” 1908), capovolse l’accusa dei gendarmi: era l’ornamento ad essere un delitto, un eccesso culturale, una forma di degenerazione e di follia. Egli non rinnegava gli stili precedenti, ma era del tutto convinto che anche l’ornato dovesse sottostare all’evoluzione della società rinnovandosi secolo dopo secolo, anno dopo anno. Per lui era vano ricercare un nuovo stile dell’architettura: l’architettura andava dove la funzionalità la portava.

“Se io voglio mangiarmi un pezzo di pan pepato me ne sceglierò uno che sia turro liscio e non uno di quelli in forma di cuore o di bambino in fasce o di cavaliere, completamente ricoperti di ornamenti. L’uomo del quindicesimo secolo non mi comprenderà. Ma tutti gli uomini moderni mi comprenderanno benissimo. il difensore dell’ornamento crede che il mio slancio verso la semplicità equivalga ad una mortificazione. No, illustrissimo professore della Scuola di arti Applicate, io non mi mortifico affatto! È che a me piace di più così. Le composizioni culinarie dei secoli passati, che esibivano tutti gli ornamenti possibili per far apparire più appetitosi i pavoni, i fagiani e le aragoste, provocano in me l’effetto opposto. È con orrore che io mi aggiro in una mostra gastronomica, se mi passa per la mente l’idea di dover mangiare quelle carogne imbalsamate. Io mangio il roast-beef.” (Adolf Loos, da “Ornamento e delitto”, 1908)
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IL RAUMPLAN
La sua visione avanguardistica lo spinse fino ad affrontare la questione abitativa in termini sociali, suggerendo il riutilizzo delle ultime tenute nobiliari lasciate vuote per dare vita a grandi complessi edilizi di destinazione popolare: un’idea ambiziosa affine alle coeve ricerche utopistiche dell’Inghilterra.
Affermando il principio di un’ estetica morale della casa come esemplificazione dell’anima del proprietario, Loos intese la progettazione in modo del tutto personale. La semplicità esterna rappresentava il contegno che una persona rispettabile deve mantenere nella società, mentre la complessità degli spazi interni voleva riflettere la ricchezza d’animo del proprietario. A tal fine egli ideò un modo di comporre gli spazi abitativi per aggregazione di piani semplici: il Raumplan.

Rimanendo così fedele alla forma esterna, quasi sempre chiusa e cubica, Loos variava l’altezza dei vani abitativi introducendo piani sfalsati: il massimo rigore esteriore da contrapporre al massimo utilizzo delle cubature. Regola questa che applicò sia alle grandi ville borghesi, sia alle case proletarie di periferia.
Come ebbe a dire Le Coubusier, Loos “è passato con la scopa sotto i nostri piedi e ha fatto una pulizia omerica, esatta, sia filosofica che lirica.”
Pulendo e sfrondando, Adolf Loos è pervenuto ad un’ inattesa concezione dello spazio e dell’abitazione: rivoluzionario nelle soluzioni ma pur sempre legato alla grande tradizione architettonica. Cifra della sua grande libertà spirituale, prima che progettuale, fu l’indipendenza dello spirito vissuta sempre entro i canoni del passato.
Aldolf Loos morì a Kalksburg il 13 agosto 1933 lasciandoci un insegnamento che ancora risuona nella nostra concezione estetica: “l’evoluzione della civiltà è sinonimo dell’eliminazione dell’ornamento dall’oggetto d’uso.” (Adolf Loos)