ALICE NEEL, PITTRICE DALLE CAPACITÀ STRAORDINARIE, FU DEFINITA COME “LA DONNA CHE DIPINGE COME UN UOMO”, SOLO IN QUESTO MODO UNA SOCIETÀ FORTEMENTE MASCHILISTA RIUSCÌ AD ACCETTARNE IL TALENTO.
I suoi ritratti, così diretti, incisivi e personali, si distinsero come frammenti di cronaca dell’umana esistenza.
“Non faccio realismo la mia è pittosto una combinazione di realismo ed espressionismo. Detesto mettere sullo stesso piano una persona, una stanza, una sedia. Dal punto di vista della composizone sono la stessa cosa, ma una persona è umana e psicologica.” (Alice Neel)
LA FORMAZIONE
Alice Neel, quarta di cinque figli, nacque a Marion Square, vicino a Philadelphia, il 28 gennaio del 1900.
Quando avava solo tre mesi la famiglia si trasferì nella piccola città di Colwyn: “vivevamo in una strada che era stata un frutteto di alberi di pero. In primavera era di una bellezza infinita, ma non c’era nessun pittore che potesse dipingerla, poi, una volta, un uomo si affacciò a una finestra, ma non c’era nessun scrittore che potesse descriverlo.”
In questo piccolo paesino di provincia, Alice cresceva e sognava di diventare una pittrice famosa: a otto anni la cosa che le stava più a cuore era la sua scatola di acquerelli.
Si dimostrò fiin dall’infanzia una ragazzina forte, libera e volitiva, intenzionata a seguire la sua naturale vocazione per la pittura, ma riottosa a qualsivoglia insegnamento di tipo tradizionale.
“Non volli andare all’Accademia di Belle Arti perché non volevo che mi insegnassero l’Impressionismo con le luci gialle e le ombre blu, non vedevo la vita come un picnic sull’erba. Insomma, non ero felice come Renoir.” (Alice Neel)
Se la gioiosa pittura di un Renoir non faceva per lei, nutriva una forte passione per i pittori più fortemente “espressivi” della tradizione come Goya, Soutine e Munch.

All’età di venticinque anni sposò un suo coetaneo, l’artista Carlos Enriquez de Gomez, figlio di una nobile e ricca famiglia cubana. Trasferitasi a La Havana trovò finalmente un ambiente culturale in grado di stuzzicare la sua curiosità.
Ma il suo carattere irrequieto non si placò: separatasi dal mariro, da cui ebbe due figlie, verranno altri uomini, aborti e altri due figli, in un’altalena tragica che la portò anche ad un ricovero in manicomio. Ma questo era il prezzo da pagare per un’immersione totale nella vita.
“Più esperienza fai meglio è, a meno che non ti uccida. Se muori vuol dire che sei andato troppo in là. Ma non impari niente se non lo vivi di persona.” (Alice Neel)
I SOGGETTI
L’intera opera di Alice Neel è un tributo all’esistenza umana, ritratta con onestà, senza artifici o abbellimenti. Il suo sguardo non aveva un soggetto prediletto, ma si attardava dove la sua sensibilità lo chiamava: dai bambini di Spanish Harlem, ai reduci dell’Olocausto, dai suoi amici pittori e letterati agli uomini di strada; tutto poteva diventare un pretesto per la sua acuta indagine psicologica.
Con tratti spigolosi e colori vibranti, Alice Neel ha scavato nell’animo dei suoi protagonisti attraverso la fisionomia dei loro volti e la struttura dei loro corpi. Non amava nascondere i difetti o i segni della vecchiaia, convinta che fossero parte integrante della persona, della sua vicenda biografica ed umana.

Il risultato di questa visione è un’opera fresca e spontanea che rivela una profonda empatia per l’uomo ed i suoi cambiamenti: pochi artisti hanno saputo documentare il ciclo di vita con occhio così penetrante come quello di Alice Neel.
Verso la fine degli anni Sessanta l’interesse per il suo lavoro si fece più acuto, forte anche delle rivendicazioni femministe che ne fecero un’icona del loro movimento. In quegli stessi anni arrivarono anche i riconoscimenti ufficiali: al momento della sua morte, nel 1984, Alice Neel era oramai riconosciuta come una grandissima artista.
L’EPILOGO
Una delle sue ultime opere fu un autoritratto terminato nel 1980, una sorta di testamento con il quale si congedava dal mondo. Completamente nuda, indossando solo un paio di occhiali, seduta su una poltrocina, con un pennello in una mano e uno straccetto nell’altra.
Il colore bianco dei capelli, le numerose rughe, le pieghe della pelle, i seni cadenti e la pancia: così si ritrareva la Neel, esibendo la sua vecchiaia in modo semplice e veritiero.
Il 14 ottobre 1984 Alice Neel si spense nella sua casa di New York.

Nel 2007 Andrew Neel, nipote di Alice Neel, ha diretto un documentario sulla figura di questa incredibile donna.
Esplorando le vicende della sua vita e le lotte per affermersi con artista, il film include anche interviste con i suoi figli, i nipoti e gli amici che le sono soppravvissuti.