AMBITA E DESIDERATA, ISPIRATA AD UNA DELLE DONNE PIÙ SEDUCENTI DEL NOVECENTO, LA BIRKIN DI HERMÈS NON È SOLO UNA BORSA, MA L’INCARNAZIONE DEI DESIDERI FEMMINILI.

ʺNessuna agenda e nessuna borsa riescono a contenere tutti i miei fogli.“ (Jane Birkin)

 

LA BIRKIN DI HERMÈS, LA STORIA

 

Siamo nel 1983, durante il volo Air-France Parigi-Londra, un uomo e una donna si trovano ad occupare due posti vicini. Scambiano delle parole e poi, ad un certo punto, la borsa della donna si rovescia, spargendo ovunque il suo contenuto: ʺnessuna agenda e nessuna borsa riescono a contenere tutti i miei fogli“, dice lei.

Quell’uomo si chiamava Jean-Louis Frédéric Dumas, presidente del gruppo francese Hermès, la donna era Jane Birkin, cantante, attrice, modella e musa di una generazione.

Da vero gentleman Dumas promise di creare una borsa capiente, profonda e morbida, in grado di ospitare il nécessaire di una donna in carriera. L’anno seguente venne alla luca la Birkin di Hermès, una versione più spaziosa della Kelly bag, quest’ultima ispirata all’attrice e principessa Grace Kelly.

ʺUna borsa Birkin è un ottimo cappello contro la pioggia; basta mettere tutto il resto in un sacchetto di plastica.“ (Jane Birkin)

E Jane Birkin, che amava indossare, con qualunque mise e in qualunque occasione, i suoi cestini in vimini, si trovò a dare il nome ad una borsa che diverrà un mito della moda e del lusso. Quel che è certo è che nessuno portava una Birkin bag come Jane Birkin. Se per la maggior parte delle donne è un oggetto da custodire con cura maniacale – visto anche il prezzo – lei la riempiva all’inverosimile, personalizzandola con braccialetti e cordini colorati appesi.

Appendo sempre degli oggetti alle mie borse perché non mi piace che sembrino come quelle di tutti gli altri.” (Jane Birkin)

 

Jane Birkin con la sua Birkin bag alla sfilata di Jean-Paul Gaultier, 2005
Jane Birkin con la sua Birkin bag alla sfilata di Jean-Paul Gaultier, 2005

 

A partire dalla prima storica Birkin arancione, il colore simbolo della maison Hermès, sono nate infinite reinterpretazioni frutto del genio dei designer e delle specifiche richieste della clientela. Oggi è quindi possibile trovare una Birkin a misura di ogni donna!

Come le opere d’arte, la Birkin si è dimostrata un vantaggioso investimento, tanto che il suo rendimento supera di gran lunga quello dell’oro. Il fiore all’occhiello del catalogo è la Birkin Himalaya, realizzata in pelle di coccodrillo del Nilo, la denominazione si riferisce alla delicata gradazione del colore: un grigio che sfumando in un bianco perlaceo ricorda la catena montuosa asiatica. Prodotta in pochissimi esemplari, nelle aste il suo prezzo supera i 400 mila dollari. Un accessorio esclusivo per poche privilegiate.

Nel 2015 Jane Birkin scrisse una lettera ad Hermès chiedendo che il proprio nome non comparisse più nella versione della borsa in coccodrillo, dissociandosi pubblicamente dalla pratica di allevamento e di barbara uccisione dei rettili.

ʺTogliete il mio nome da quella borsa!” (Jane Birkin)

 

JANE BIRKIN, LA DONNA

 

Jane Mallory Birkin nacque a Londra il 14 dicembre 1946, da una famiglia che aveva fatto fortuna con l‘industria del merletto nel Nottinghamshire.

Il padre, David Birkin, era un comandante della Royal Navy, nonché un noto eroe della seconda guerra mondiale. La madre era Judy Campbell, pseudonimo di Judith Mary Gamble, attrice inglese rinomata per essere stata la musa di Noël Coward.

L’approccio con il mondo dello spettacolo avvenne quando la giovane Jane scoprì di nutrire un certo interesse per il teatro. Decise così di intraprendere, seguendo le orme della madre, la carriera di attrice teatrale.

Con il film “Blow-Up” di Michelangelo Antonioni, dove interpretava un’aspirante modella, la Birkin divenne un personaggio famoso ma anche molto discusso, per una piccante scena in topless. Abbandonò così la sua terra d’origine per la Francia, dove si trasferì nel 1968. Qui sul set di “Slogan” conobbe Serge Gainsbourg, un musicista non bellissimo, ma decisamente affascinante. Tra i due si instaurò un lungo sodalizio sentimentale e professionale, che li portò ad essere una delle coppie più ammirate e chiacchierate del panorama internazionale.

 

Jane Birkin e Serge Gainsbourg, 1969
Jane Birkin e Serge Gainsbourg, 1969

 

Assai popolare è la loro interpretazione del brano “Je t’aime… moi non plus”, oggetto di scandalo per il testo dall’esplicito significato sessuale e per la presenza dei gemiti della Birkin.

Non ho mai pensato che Je t’aime… moi non plus fosse scandalosa, anche se ero cosciente di ciò che avrebbero pensato gli altri ascoltandola. Tutti sanno dove erano la prima volta che l’hanno sentita ed è stata una canzone di libertà in tutto il mondo. Ad esempio in Spagna è stata utilizzata come inno contro Franco.” (Jane Birkin)

Dalla relazione con Serge, che durerà fino al 1980, nacque una figlia, Charlotte Gainsbourg, apprezzata attrice e cantante.

La successiva storia d’amore, quella con il regista francese Jacques Doillon, fece maturare la Birkin come attrice: smessi i panni della ragazzina sexy e sbarazzina, indossò quelli di una donna più matura e sofisticata, capace di recitare in ruoli più difficili e complessi.

IL 16 luglio 2023 Jane Birkin si è spenta nella sua casa di Parigi. Riposa nel cimitero di Montparnasse.

Quando inizi a capire che ti stai divertendo, la vita può essere deliziosa.” (Jane Birkin)

 

JANE BIRKIN, ICONA DI STILE

 

Un nasino alla francese, occhi languidi, una fredda bellezza britannica, Jane Birkin riuniva in sé molti contrasti, dove la delicatezza corporea si scontrava con un talento dirompente e con uno stile unico, destinato a fare scuola. Aveva uno stile semplice ma ricercato, arricchito da tocchi personalissimi che lo contraddistinguevano, come gli immancabili cestini di paglia. Libertà e passione erano le sue parole d’ordine.

Jeans, scarpe da ginnastica e maglietta da uomo, era il look con cui si sentiva più a suo agio. Un maglione e un cappotto nero d’inverno, super lungo e d’ispirazione militare, una canottiera in estate. E la sera dei mini abiti, spesso in versione crochet, indossati senza il reggiseno. Scarpe sempre basse e sempre a tinta unita. Poche stampe e sempre sobrie, nessun gioiello vistoso, nessun accenno di trucco. I capelli lunghi, lasciati cadere sciolti sulle spalle.

Mi sento più a mio agio con un vecchio paio di jeans, delle Converse e una maglia da uomo. La mia migliore amica mi taglia i capelli con le forbici da cucina.” (Jane Birkin)

 

Jane Birkin, 1970
Jane Birkin, 1970

 

Vestirsi come Jane Birkin è semplice, il suo stile era improntato alla normale quotidianità. Ma Jane Birkin rimane irraggiungibile per quel “certo non so che” (i francesi parlano di “je ne sais quoi”) che la rendono unica ed inimitabile.

Ci sono tante donne, come me, che cercano quello stile adatto a tutte le occasioni che nasconda le nostre forme meno snelle, il vestito che ti permette di presentarti a una festa senza vergognarti di essere, come si dice in  inglese, sheep in sheep’s clothing.” (Jane Birkin)