RINOMATA PER LE SUE FREQUENTAZIONI ESCLUSIVE, CORTINA D’AMPEZZO BRILLA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO COME LA REGINA INDISCUSSA DELLE DOLOMITI.
Cortina non è però solo sinonimo di lusso e di celebrità, sotto la sua patina glamour si cela un’anima più autentica, ricca di cultura e di tradizioni. E allora scopriamo le gradite sorprese che questa perla ci riserva!
“[…] appena la neve se ne fu andata per i mille ruscelli, tutti i prati si vestirono di bianchi crochi subito visitati dalle api, e a metà aprile i larici avevano fiorito con il canto dell’urogallo; ai primi di maggio misero la veste anche i faggi: un bel verde lucente che spiccava sul nero degli abeti; il ciliegio sul tetto era come un vezzo sui capelli di una fanciulla, o una nuvola fiorita: i petali si staccavano dai rami ancora nudi come leggere farfalle e si posavano dondolando sulla paglia che pur essa sembrava rinverdire.” (Mario Rigoni Stern, “Storia di Tönle. L’anno della vittoria”, 1978)
CORTINA D’AMPEZZO, LA STORIA
Immortalata da Hemingway in un suo celebre racconto, meta prediletta dei soggiorni di Montale e di De Pisis, ritiro forzato del giovane Moravia, Cortina d’Ampezzo è storia, ma anche tante storie che si intrecciano e si rincorrono nella memoria per trasformarsi in leggende.
Adagiata, come una nobile matrona, nella splendida conca Ampezzana, Cortina è abbracciata dalle più belle vette dolomitiche, note anche per le pagine sanguinose scritte durante la Grande Guerra. Questo territorio vanta un’origine molto antica; si ritiene che già in epoca romana esistesse un centro abitato chiamato Ampicium, anche se la prima testimonianza di un insediamento stabile risale ad un documento notarile datato 15 giugno 1156.
La dominazione della Serenissima, che intensificò i legami commerciali con Venezia, quella dell’Impero asburgico, fino a giungere al primo conflitto mondiale, delinearono la fisionomia sociale e politica del paese. Fu con l’annessione al neonato stato italiano che emerse prepotentemente l’identità della cittadina, fondata su usi del tutto peculiari capaci di cementare il senso di solidarietà tra gli abitanti.
Modellati nella scorza dei rossi larici, temprati dall’asprezza delle bianche cime, gli ampezzani sono cresciuti in sintonia con il loro ambiente, trovando nel reciproco sostegno e nell’uso comune di alcune risorse il segreto per affrontare i gravosi impegni della vita quotidiana. All’insegna di questo spirito di solidarietà sorsero le Regole di Cortina d’Ampezzo, una consociazione socio-economica che ancora oggi gestisce il patrimonio collettivo.
Verso la metà dell’Ottocento, in seguito allo sviluppo della rete ferroviaria, Cortina aprì le sue porte ai viaggiatori, soprattutto anglosassoni e tedeschi, per i quali il tour in Italia rappresentava una tappa obbligata nella loro formazione. Stupiti e meravigliati di fronte a tanta bellezza, lasciarono scritti di intensa emozione.
Furono le Olimpiadi Invernali del 1956, trasmesse per la prima volta in diretta televisiva, a cambiare definitivamente il volto dell’abitato: da centro rurale a meta turistica privilegiata per blasonati, vip, industriali, personaggi della cultura internazionale e star del cinema.
“Negli alberghi e nei caffè si faceva sfoggio ad alta voce di attributi e di titoli nobiliari quasi perché trovandosi come sconosciuti in quella nuova Città, si volesse far sapere che le relazioni erano egregie.” (Giovanni Comisso)
CORTINA D’AMPEZZO, LA REGINA DELLE NEVI
La montagna non è un luogo, ma un’esperienza da assaporare attimo dopo attimo. Certi istanti sono irripetibili, basta una luce particolare, una stagione, una certa temperatura, il vento: la montagna è lì come una presenza immortale, ma non si ripete mai.
Il Sorapis, la Croda da Lago, il Promagagnon, le Tofane, il Cristallo, il Nuvolau, Le Cinque Torri, sono solo alcune delle illustri cime che lambiscono il territorio ampezzano, molte delle quali rientrano nella regione Dolomiti dichiarata dall’Unesco Patrimonio Naturale dell’Umanità.
In inverno le vette si colorano di bianco, nell’aria si respira un fresco profumo di neve, il cielo immoto si fa grigio, e le vie di Cortina si affollano di gente smaniosa di mettere ai piedi i loro sci. Con ben tre comprensori, tutti perfettamente attrezzati, Cortina è un vero e proprio paradiso per gli amanti degli sport bianchi.
Sci nordico, sci alpino, sci di fondo, snowboard, ma anche, pattinaggio, arrampicata sulle cascate di ghiaccio, curling, escursioni in slitta o con le ciaspe. Non dimentichiamo che a Cortina, nel 1903, era nato uno dei primi Sci Club d’Europa, presieduto da Emil Terschak, figlio di un direttore d’orchestra moravo.
Degno di nota è il giro sciistico della Grande Guerra che si snoda attorno alla montagna simbolo della prima guerra mondiale, il Col di Lana. Un itinerario adatto a tutti, affascinante sia dal punto di vista storico che paesaggistico.
Non si spaventino gli amanti della quiete; in inverno Cortina sa offrire la giusta atmosfera per rilassarsi in un rifugio, immersi in un ambiente da sogno e coccolati dai deliziosi sapori del territorio.
“Si distinguevano sui pendii luccicanti le figurette nere degli sciatori che scivolavano in tutte le direzioni, cadevano, si rialzavano, disparivano dietro le bianche colline, riapparivano.” (Alberto Moravia)
CORTINA D’AMPEZZO, LA SIGNORA DELL’ESTATE
D’estate i comprensori sciistici si trasformano in luoghi ideali per tranquille passeggiate tra prati e boschi, ma anche i più sportivi potranno mettersi alla prova con ferrate, arrampicate o escursioni alpinistiche in uno scenario senza paragoni.
Una gita di grande interesse è quella che si dipana tra le testimonianze di quello che fu il fronte fra Italia e Austria: gallerie, trincee, fortini, postazioni, strade e camminamenti, in parte restaurati, e trasformati nel più grande museo all’aperto dedicato al primo conflitto mondiale.
Per gli amanti della mountain bike la Lunga Via delle Dolomiti è sicuramente da non perdere. Per gran parte ricavata sul tracciato della vecchia ferrovia che si inerpicava, con il suo trenino bianco e azzurro, tra Calalzo e Cortina d’Ampezzo, la ciclabile si congiunge con la rete dell’Alto Adige e dell’Austria per giungere fino a Maribor, in Slovenia.
E per chi è allergico allo sport e ai profumi della natura, in estate Cortina offre una ricca e variegata proposta culturale.
CORTINA D’AMPEZZO, ARTE E CULTURA
Passeggiando per le vie del centro, oltre alle boutique e ai negozi di artigianato locale, è possibile ammirare vari edifici religiosi. Dalla basilica dei santi Filippo e Giacomo, patroni del paese, alle più piccole chiesa della Madonna della Difesa e chiesa di Sant’Antonio da Padova, fino all’antichissima chiesa di San Francesco.
Oltre alle esposizioni permanenti, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, il Museo Paleontologico e il Museo Etnografico, in estate Cortina vanta la presenza di numerosi galleristi che giungono da tutta Italia per esibire le loro novità.
Attratti dalla magia del luogo, gli uomini cercano di portare a Cortina quanto di meglio producono in ogni campo: dall’arte alla letteratura, dalla politica allo sport, dal commercio alla mondanità. Feste e convegni, modaioli o culturali, esclusivi o alla portata di tutti, si susseguono senza sosta: un caleidoscopio di eventi che animano la località montana.
Dal 2009 Una Montagna di Libri richiama un pubblico selezionato di lettori e di scrittori in due festival annuali, uno in estate e uno in inverno.
CORTINA D’AMPEZZO, LE TRADIZIONI POPOLARI
Sotto la patina effimera del turismo di massa e delle sue manifestazioni più eclatanti resta la storia, quella vera di Cortina, l’essenza, il mito che l’ha costruita. Le tradizioni della valle d’Ampezzo si sono tramandate nel tempo, mantenendo vivi gli usi di queste genti e il loro senso di appartenenza alla comunità.
Qui si parla ancora il ladino, nelle occasioni speciali vengono indossati i bellissimi costumi ampezzani che un tempo permettevano di identificare gli abitanti di una stessa vallata. Per ogni vicenda della vita, dalla nascita al matrimonio, dalle piccole alle grandi vicissitudini, permangono usanze specifiche.
Le tradizioni sono spesso legate alla religiosità, come il Corpus Domini, San Nicolò con gli angeli e i krampus, diavoli dall’aspetto spaventoso che ammoniscono grandi e piccini, il Carnevale con i carri folkloristici, la Pasqua in cui si gioca a peta vo con le uova sode colorate e la Sagra d’Ampezzo che, con il Palio delle Contrade e il concerto del Corpo Musicale, inaugura la stagione delle feste campestri.
ERNEST HEMINGWAY A CORTINA D’AMPEZZO
Ernest Hemingway ebbe un rapporto molto intenso con la terra veneta, soprattutto con il Nordest dove soggiornò a più riprese dal 1918 al 1954. Qui giunse la prima volta in occasione della Grande Guerra, come volontario per la Croce Rossa, attraversando l’Altopiano di Asiago fino al Piave, passando per il Grappa. Vi ritornò, finita la guerra, nel 1922 con la prima moglie Mary Welsh per poi diventare un vero e proprio habitué di queste zone.
Due città, in particolare, conservano ricordi speciali dello scrittore americano: Venezia e Cortina d’Ampezzo. Se a Venezia Hemingway adorava perdersi nelle calli o sorseggiare cocktails all’Harry’s Bar, a Cortina si recava per sciare e, quando non si dedicava all’attività fisica o all’esercizio della scrittura, amava stazionare al bancone del bar dell’Hotel de la Poste.
Cortina per Hemingway non fu però solo fonte di svago, ma fu anche il luogo che lo ispirò a volgere la sua narrativa in una forma più compiuta e matura. Uno dei “I quarantanove racconti”, Out of season (Fuori stagione), è infatti ambientato a Cortina. La trama è semplice ma alquanto misteriosa: narra di Cortina in una giornata di pioggia, di un giovane americano e della moglie, di un torrente per pescare le trote e della loro guida, un uomo del posto abituato ad alzare un pò troppo il gomito. L’aspetto più originale della vicenda sta nell’omesso, ossia nei fatti non chiaramente spiegati che fungono da propulsore all’intreccio: una struttura basata sul non detto che evolverà come peculiare cifra stilistica di Hemingway nei racconti successivi. Una tecnica molto raffinata dove si vedono gli effetti delle cose senza parlarne esplicitamente.
Ma in questo breve racconto c’è molto di più, ci sono le persone vere che abitano nel paese lavorando duramente, le persone che tribolano per arrivare a sera e anche gli ubriaconi che bevono marsala e campano di espedienti. Perché sotto la sua facciata modaiola Cortina conserva l’anima che Hemingway è riuscito a cogliere e ad apprezzare: la dura montagna di chi ci vive e ci lavora.
“A tutti quelli che incontravano camminando per la strada principale della città Pedruzzi rivolgeva saluti cerimoniosi. Buon dì, Arturo! Togliendosi il cappello. l’impiegato di banca lo guardò fisso dalla porta del caffè dei fascisti. Capannelli di tre o quattro persone ferme davanti ai negozi scrutarono il terzetto. I muratori che con le loro giacche impolverate lavoravano alle fondamenta del nuovo albergo alzarono gli occhi mentre passavano. nessuno aprì bocca o fece loro un segno tranne il mendicante del paese, vecchio e sparuto, con una barba impastata di saliva, che si tolse il cappello mentre passavano.” (Ernest Hemingway, “Fuori Stagione”, da “I quarantanove racconti”, 1938)