NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO L’ARTE FU SCOSSA DA UN TERREMOTO FORMALE CHE LA RINNOVÒ FIN NELLE SUE VISCERE.
I Fauves in Francia e l’Espressionismo in Germania traghettarono l’arte europea nel nevrotico marasma del moderno.
LA GENESI DEL TERMINE
Con il termine Espressionismo soliamo indicare varie tendenze dell’avanguardia storica tedesca, confluite sotto quest’unica denominazione. Bisogna tener presente, tuttavia, che il movimento espressionista non si costituì mai come tale, fu solo una successiva revisione critica a parlare di Espressionismo riferendosi ad un milieu culturale molto più ampio e complesso.

Il vocabolo “Espressionismo” nacque in Francia: esso cominciò a circolare attorno al 1901, quando il pittore J. A. Hervè intitolò “quadri espressionisti” otto tele che espose al Salon des Indépendants di quello stesso anno.
In origine, dunque, gli artisti cosoddetti espressionisti erano coloro che, in antitesi con il verismo impressionista, cercavano di rappresentare il sentimento della realtà, traendo gli elementi costitutivi dell’opera d’arte dall’interiorità dell’individuo. Fino al 1905-1908 il termine era diffuso negli ambienti francesi come accentuazione del lato soggettivo della pittura, scevro da qualsiasi connotazione di rottura con la tradizione artistica precedente.
“Nell’Impressionismo mondo e Io, interno ed esterno si trovano uniti all’unisono. Nell’Espressionismo l’Io sommerge il mondo. Non esiste più alcuna esteriorità: l’espressionista realizza l’arte in una guisa fino ad oggi inaspettata […]. Alla luce di questa enorme interiorizzazione, l’arte non ha più alcun presupposto. Diventa così elementare. L’Espressionismo è stato soprattutto la rivoluzione per l’elementare.” (Paul Hatvani da “Versuch über Expressionismus”, 1917)
LA GENESI DEL MOVIMENTO ARTISTICO
L’Espressionismo tedesco, nel senso che noi oggi diamo a questa parola, si suole far cominciare nel 1905 con la fondazione del gruppo Die Brücke (Il Ponte).
Formatosi a Dresda e poi trasferitosi a Berlino nel 1908, sorse senza un vero e proprio programma. Le figure più rappresentative furono Ernst Ludwig Kirchner, l’anima del gruppo, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl a cui si aggiunsero, successivamente, Emil Nolde, Max Pechstein e Otto Mueller.
Questi artisti si aggregarono a formare una vera e propria comunità, per molti versi simile alle confraternite medioevali: vivevano e lavoravano assieme, alimentando un substrato culturale condiviso. La loro arte nasceva da un disagio esistenziale fortemente radicato, dalla consapevolezza di una frattura incolmabile che si era venuta a creare tra l’Io soggettivo e la massificata vita contemporanea: la moderna realtà della macchina era sentita come inadatta all’essere uomo.

DER BLAUE REITER
Accanto all’arte di nervi della Brücke, nel 1909 prese vita a Monaco Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) che condivideva con gli artisti di Dresda la ricerca di un sentimento interiore nella rappresentazione artistica. Meno “espressionisti” nel senso tradizionale del termine, si allontanarono dalla Brücke negli esisti figurativi volti allo sviluppo di un astrattismo non privo da implicazioni simboliche, piuttosto che alla deformazione grottesca della realtà.
Nato come risposta all’esclusione da una mostra da parte della Nuova Associazione degli Artisti di Monaco, il Blaue Reiter fu profondamente influenzato dalle figure di spicco di Vasilij Kandinskij e di Franz Marc.

Già nel 1914 si poteva dire conclusa l’era espressionista nelle sue manifestazioni più vitali: alle soglie della Prima Guerra Mondiale i loro protagonisti esaurirono la loro linfa creativa più originale.
Il declino del fenomeno si accompagnò alla sua immediata storicizzazione: nel 1914 venne pubblicato “Der Expressionismus“, opera di P. Fletcher che definiva, per la prima volta, questi artisti come espressionisti; nella sua disamina Fletcher si spinse oltre, caricando l’Espressionismo di valori e significati che originariamente non possedeva.
Espressionismo diventò sinonimo di moderno inteso come manifestazione più autentica delle emozioni dell’individuo, come trionfo del sentimento sulla fredda ragione.
L’ESTETICA DEL BRUTTO E LA DISTRUZIONE DELLA FORMA
Con l’Espressionismo si affermò l’estetica del brutto: la descrizione della soggettività necessitava di un nuovo linguaggio, dissonante rispetto ad una tradizione consolidata. La forma compiuta cominciava a sgretolarsi sotto la pressione dell’irrazionale.
L’arte espressionista si poneva come un grido di rivolta, non costruì un lessico proprio ma deformò quello ricevuto dalla tradizione: una critica violenta contro tutto ciò che sapeva di passato, di codificato; l’affermazione della giovane cultura contemporanea in netta opposizione alla vecchia cultura borghese.

In Germania l’avanguardia espressionista si arricchì di valenze politiche: la contestazione alla massificata civiltà industriale andava di pari passo con la riscoperta dell’identità nazionale.
Parlare di Espressionismo significa riferirsi ad un fenomeno molto complesso e multiforme che coinvolse la produzione artistica, e non solo, di un’intera epoca: l’urlo isterico di un’Europa che si affacciava alle soglie del precipizio della Prima Guerra Mondiale.
“L’angoscia urla forte; l’uomo urla la sua anima; nella grande tenebra, essa invoca aiuto, grida allo spirito: ecco l’Espressionismo.” (Hermann Bahr)
I PROTAGONISTI
LYONEL FEININGER (New York, 1871 – New York, 1956)
ERICH HECKEL (Döbeln, 1833 – Rudolfzell, 1979)
OSKAR KOKOSCHKA (Pöchlarn, 1886 – Montreux, 1980)
MAX PECHSTEIN (Zwickau, 1881 – Berlino, 1955)
LUDWIG MEIDNER (Bernstadt, 1884 – Darmstadt, 1966)
AUGUST MACKE (Meschede, 1887 – Perthes-les-Hurles, 1914)
VASILIJ KANDINSKIJ (Mosca, 1866 – Neuilly-sue-Seine, 1941)
ERNST LUDWIG KIRCHNER (Aschaffenburg, 1880 – Davos, 1938)
ALEXEJ VON JAWLENSKIJ (Torjok, 1864 – Wiesbaden, 1941)
PAUL KLEE (Münchenbuchsee, 1879 – Muralto-Locarno, 1940)
FRANZ MARC (Monaco, 1880 – Verdun, 1916)
MARIANNE VON WEREFKIN (Tula, 1869 – Ascona, 1938)
ALFRED KUBIN (Leitmeritz, 1877 – Zwickledt, 1959)
GABRIELE MÜNTER (Berlino, 1877 – Murnau, 1962)
OTTO MUELLER (Liebau, 1874 – Breslavia, 1930)
EMIL NOLDE (Nolde, 1867 – Seebüll, 1956)
KARL SCHMIDT-ROTTLUFF (Rottluff, 1874 – Berlino, 1976)