GUSTAVE MOREAU FU IL PRECURSORE DELLA PITTURA SIMBOLISTA; RIFIUTANDO DI LIMITARE LA PROPRIA RICERCA AL MONDO SENSIBILE, EGLI SI SPINSE OLTRE L’APPARENZA DELLE COSE.
“Non credo né a quello che tocco né a quello che vedo. Io credo solo a quello che non vedo e unicamente a quello che sento.” (Gustave Moreau)
GUSTAVE MOREAU, LA FORMAZIONE
Gustave Moreau nacque a Parigi il 6 aprile 1826 da una ricca famiglia borghese, figlio di Louis Moreau e di Pauline Desmoutiers. Il padre era un noto architetto di tendenza neoclassicista e contribuì a far crescere Moreau in un ambiente fecondo di stimoli culturali. Cibandosi di arte e letteratura, il giovane dimostrò una precoce predisposizione al disegno, tecnica che approfondì presso lo studio del pittore François Picot.
Nel 1846 si iscrisse alla Scuola delle Belle Arti, non portandola mai a termine. Deluso dagli insegnamenti accademici e amareggiato per non essere riuscito a conquistare il Grand Prix de Rome, si applicò ad uno studio personale della pittura, appassionandosi alle opere di Theodore Chasseriau, Ingres e Delacroix che scelse come suoi ideali maestri.

Un viaggio compiuto in Italia nel 1857 fu determinante nella sua maturazione come artista. Immergendosi nei capolavori dei grandi del Rinascimento, egli ne assimilò le tecniche e le espressioni formali. Rientrato a Parigi nel 1859, continuò a perfezionare il suo stile fino a che, al Salon del 1864, si fece notare con “Edipo e la Sfinge”, opera che riscosse il consenso di pubblico e critica.
GUSTAVE MOREAU, I SOGGETTI E LO STILE
Marcel Proust definì Gustave Moreau come “l’uomo che dipingeva i suoi sogni”, alludendo alla sua insistenza nel dare forma al suo mondo onirico. I suoi lavori, ricchi di atmosfere simboliche e di suggestioni magiche, alludono sempre a qualcosa di diverso ed ulteriore rispetto alla realtà, un luogo fantastico dove il sogno diventa possibile.
“Non ho mai cercato il sogno nella realtà o la realtà nel sogno. Ho permesso alla mia immaginazione di giocare liberamente senza lasciarmi sviare da essa.” (Gustave Moreau)
I miti classici, le storie bibliche e le leggende medievali, nutrirono l’immaginario di Moreau, fornendo spunti per elaborate traduzioni pittoriche. Egli ricercava le vicende più appassionanti e drammatiche, dove sesso, esotismo e dolore si fondevano in un’esasperata tensione sentimentale.
Con una pittura finita e precisa, obbediente al rigore della linea e alla compiutezza della forma, egli sublimò le sue visioni interiori, non cedendo mai a fuggevoli sensazioni impressioniste. Solo nelle opere più tarde si lasciò andare ad un uso più libero del colore che, in certi casi, si fece quasi gesto materico.

Per il suo stile Gustave Moreau può essere considerato come uno degli ultimi pittori accademici, precursore, nella sua attenzione all’interpretazione del soggetto, di esperienze artistiche più moderne. I suoi quadri creano atmosfere, trasmettono suggestioni, alludono a sensazioni: il dato concreto come pretesto per un viaggio all’interno della psiche umana.
“[…] la verità era che Gustave Moreau non derivava da nessuno. Senza un vero maestro, senza possibili discepoli, restava unico nell’arte contemporanea. Risalendo alle fonti etnografiche, alle origini delle mitologie di cui confrontava e scioglieva i sanguinosi enigmi, riunendo, anzi fondendo in una sola le leggende originarie dell’estremo Oriente e trasformate dalle credenze degli altri popoli, Gustave Moreau giustificava le sue architetture composte, i suoi amalgami lussuosi e sorprendenti di stoffe, le sue allegorie ieratiche e sinistre, acuite dall’inquieta perspicacia di una nevrosi tutta moderna; e rimaneva per sempre tormentato, ossessionato dai simboli delle perversità e degli amori sovrumani, degli stupri divini consumati senza abbandono e senza speranza.” (Joris Karl Huysmans, “Controcorrente”, 1884)
GUSTAVE MOREAU, L’APPARIZIONE
“L’Apparizione”, nota anche come “Salomè e la testa di san Giovanni Battista”, è una delle opere più celebri di Gustave Moreau. Celebrata da Joris Karl Huysmans nel suo romanzo “À rebours” come icona del decadentismo, trae spunto da un episodio cruento descritto nei Vangeli di Marco e di Matteo. Secondo la tradizione Salomè si esibì in una danza che piacque a tal punto ad Erode Antipa, secondo marito della madre Erodiade, da farle ottenere come ricompensa la testa di Giovanni Battista.
La vicenda evangelica costituisce il pretesto per una riflessione sulla donna e le sue doti ammaliatrici. Salomè qui incarna il prototipo della femme fatale, figura ricorrente nella poetica di fine secolo, ossia di quella donna seduttiva e perversa, dispensatrice di amore e di morte.

“Nell’opera di Gustave Moreau, concepita al di fuori di tutti i dati del Testamento, Des Esseintes vedeva finalmente realizzata la Salomé sovrumana e strana che aveva sognato. Non era più soltanto la ballerina che, con una contorsione lasciva delle reni, strappa a un vecchio un grido di desiderio e di foia; che spezza l’energia, fiacca la volontà di un re con il turbinio dei seni, le scosse del ventre, i brividi delle cosce: diventava in qualche modo la divinità simbolica dell’indistruttibile Lussuria, la dea dell’immortale isteria, la Bellezza maledetta, eletta fra tutte dalla catalessi che le irrigidisce le carni e indurisce i muscoli; la Bestia mostruosa, indifferente, irresponsabile, insensibile, che come l’Elena antica avvelena tutto ciò che l’avvicina, tutto ciò che la vede, tutto ciò che tocca.” (Joris Karl Huysmans, “Controcorrente”, 1884)
Esposta al Salon del 1876, “L’Apparizione” riscosse un enorme successo e venne acquistata dal mercante belga Léon Gauchez che, l’anno seguente, la prestò alla “Grosvenor Gallery” di Londra per la sua prima collettiva. Già nel 1871 Gauchez aveva presentato al pubblico inglese “Saffo”, altro celebre di pinto di Moreau. Queste iniziative ebbero il merito di diffondere e consolidare la fama dell’artista anche al di fuori della Francia.
GUSTAVE MOREAU, L’EREDITÀ
Nel 1891 Gustave Moreau divenne professore all’Accademia di Belle Arti di Parigi, un incarico molto prestigioso, segno tangibile del suo successo. Ebbe come allievi, tra gli altri, Georges Roualt, Pierre-Albert Marquet ed Henri Matisse, figure di spicco di quello che sarà l’avanguardia Fauves.
Il 18 aprile 1898 Gustave Moreau si spense a Parigi, il suo corpo venne tumulato nel cimitero di Montmartre.

Desideroso di preservare la sua opera per i posteri, Moreau concepì, nel 1895, un’istituzione museale che lasciò allo Stato francese per mezzo del suo testamento. Il 14 gennaio 1903, in quella che fu la sua dimora al 14 di Rue Catherine de La Rochefoucauld, fu aperto al pubblico il Musée Gustave Moreau.
La collezione comprende oltre 14.000 lavori dell’artista tra dipinti, disegni, acquerelli, schizzi ed alcune sculture in cera. Il pittore Georges Rouault, allievo prediletto di Moreau all’Accademia di Belle Arti, ne fu il primo curatore fino al 1922.