HENRI MATISSE, ESPONENTE DI PRIMO PIANO DELLA CORRENTE FAUVE, È STATO UNO DEI PROTAGONISTI DELLA SCENA ARTISTICA DEL VENTESIMO SECOLO.
“Nel campo dell’arte, il creatore autentico non è solo un essere particolarmente dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine un insieme di attività, delle quali l’opera d’arte è il risultato finale.” (Henri Matisse)
HENRI MATISSE, LE ORIGINI
Henri-Émile-Benoit Matisse nacque il 31 dicembre 1869 a Le Cateau-Cambrésis, cittadina della Francia del nord, famosa per il trattato di pace che pose fine alla lotta tra Francia e Spagna nel Sedicesimo secolo.
Verso il 1887 si trasferì a Parigi per studiare legge, lavorando come impiegato statale. L’incontro con la pittura fu del tutto casuale. Durante il 1889, costretto a letto in seguito ad un’appendicite, cominciò a dipingere per trascorrere le lunghe giornate della sua convalescenza.

Quello che era nato come passatempo divenne una professione di vita. Abbandonati gli studi di legge, Matisse cominciò a dedicarsi anima e corpo alla pittura. Le sue prime opere, perlopiù paesaggi e nature morte, si caratterizzavano per uno stile impressionista con una spiccata predilezione per l’elemento narrativo.
HENRI MATISSE E I FAUVES
Il 1905 fu un anno fondamentale per la carriera di Matisse. Al Salon d’Automne di quell’anno egli espose assieme ad un gruppo di giovani pittori, dando vita al movimento dei fauves.
Fauves, ossia belve, furono definiti questi artisti per l’uso violento e spregiudicato che facevano del colore. In aperta polemica con la tradizione accademica e con l’imperante gusto impressionista, i fauves inaugurarono una nuova stagione dell’arte, quella dell’avanguardia.
“Attraverso il colore si può generare un’energia che sembra fluire da un incantesimo,” (Henri Matisse)

Henri Matisse, Georges Rouault, André Derain, Maurice de Vlaminck e Pierre-Albert Marquet, furono i vassalli della modernità. Per la prima volta la pittura si liberava dalla figurazione affermando l’autonomia del suo linguaggio espressivo: non importava più il cosa, ma il come.
Assieme alla contemporanea corrente tedesca Die Brücke, i fauves ebbero il merito di preparare il terreno per l’avvento dell’Espressionismo.
“I colori hanno una loro bellezza che bisogna preservare, come una musica nella quale si cerchi di conservare i timbri. I problemi di organizzazione e di costruzione non devono alterare quella bella freschezza del colore.” (Henri Matisse)
HENRI MATISSE, UN CLASSICO MODERNO
Come aveva giustamente riconosciuto Giulio Carlo Argan, uno dei più raffinati critici del Novecento, Henri Matisse “è stato il maggiore dei classici del nostro secolo”, con la sola differenza che egli “non ha mai imitato gli antichi e il suo classicismo è tutto moderno.” Nella sua feconda carriera, Matisse sperimentò tecniche, stili e linguaggi, ma sempre nel rispetto della linea, elemento fondante di tutti i suoi lavori.
Contrario alla pittura urlata, alla distruzione della forma e alla riduzione del colore e mero gesto, Matisse si distinse per la sua compostezza strutturale ed il suo equilibrio compositivo. Per lui fare pittura significava dare luce a quel sentimento che scaturiva dalla sua musica interiore.

“Il sentimento è in noi stessi. Non si dice: toh, oggi farò del sentimento. No, si tratta di qualcosa di più autentico, di più profondo. Il sentimento è nemico, solo quando non si sa esprimerlo. E bisogna esprimerlo interamente. Se non si prova ad andare fino in fondo non si raggiungono che delle approssimazioni. Un artista è un esploratore. Cominci col cercarsi, col vedersi agire. Poi, non si costringa. Soprattutto non si accontenti facilmente” (Henri Matisse)