TORINO REGNO DEL RISORGIMENTO, CITTÀ DELLA SCIENZA E DELLA CONOSCENZA, POLO INDUSTRIALE E LETTERARIO, MA ANCHE CAPITALE STORICA DELLA MONTAGNA.
“Vi ha nelle Alpi tanta profusione di stupendi e grandiosi spettacoli, che anche i meno sensibili ne sono profondamente impressionati. Il forte sentire ben presto agisce sull’intelletto, sorge la curiosità, il desiderio di sapere le cose e le cause delle cose e dei fenomeni che si vedono. Non si cercherà la ragione di ciò che si vede ogni giorno; l’abitudine crea l’indifferenza; ma gli spettacoli, i fenomeni straordinari, cioè quelli che ordinariamente non si vedono, destano la curiosità e l’intelligenza umana, e così le montagne producono l’effetto dei lunghi viaggi.” (Quintino Sella, Discorso d’inaugurazione al settimo congresso degli alpinisti italiani, Torino 1874)
IL CLUB ALPINO ITALIANO, LA NASCITA
Il 23 ottobre 1863, presso la scenografica corte del Castello del Valentino di Torino, venne fondato il Club Alpino Italiano su impulso di Quintino Sella – professore di mineralogia alla Scuola per Ingegneri di Torino (l’attuale Politecnico) e Ministro delle Finanze del Regno – che si ispirò ad altre associazioni già presenti in diversi paesi europei.
Nella famosa lettera indirizzata a Bartolomeo Gastaldi del 15 agosto 1863 Sella annotò: “a Londra si è fatto un Club Alpino, cioè di persone che spendono qualche settimana dell’anno nel salire le Alpi, le nostre Alpi! […] Anche a Vienna si è fatto un Alpenverein. […] Ora non si potrebbe fare alcunché anche da noi? Io crederei di sì.”
Fu così che una quarantina di soci riuniti in assemblea approvarono lo Statuto e votarono il primo Consiglio di Direzione. Tra i fondatori vi erano alcuni deputati del neonato Regno d’Italia e una schiera di personaggi autorevoli, gentiluomini, studiosi, professionisti, borghesi facoltosi, che solevano evadere dalla vita di città per percorrere le Alpi, soprattutto per motivi di studio.
“Forma attiva e pratica di conoscenza della crosta terrestre, l’alpinismo è cultura e quindi soggetto di storia.” (Massimo Mila)

Fin dai suoi esordi il CAI manifestò un legame indissolubile tra pratica alpinistica e ricerca scientifica. Lo stesso Quintino Sella si destreggiava con egual disinvoltura sulle rocce e nei laboratori di geologia, disegnando mappe ed analizzando la morfologia delle valli. Le vette andavano capite prima ancora che scalate.
L’istituzione del CAI si collocò in quel vivace clima postrisorgimentale che innervò la vita culturale e politica del ricco milieu intellettuale torinese. L’associazione – libera, laica ed aconfessionale – aveva come scopo quello di “far conoscere la montagna, in ispecie italiana, e di agevolarvi le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche“, come recitava il secondo articolo dell’originario Statuto del Club Alpino Italiano di Torino.
IL MUSEO DELLA MONTAGNA DI TORINO
A Torino, città che diede i natali al Club Alpino Italiano, ha sede il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, un piccolo gioiello incastonato in un angolo di Paradiso. Sul Monte dei Cappuccini, affiancato dalla chiesa di Santa Maria del Monte e contornato da eleganti ville liberty, esso si protende, come un’aquila pronta a ghermire la sua preda, sull’abitato torinese.

Furono i primi soci del CAI a volere la costituzione di un Museo, che sorse nel 1874 con la sistemazione di una Vedetta Alpina e di un osservatorio. Oggi il Museo rappresenta un polo conoscitivo di rilevanza internazionale, offrendo una panoramica sulla storia dell’alpinismo, sulle sue tradizioni e le sue evoluzioni, oltre a contribuire a diffondere una vera e propria cultura della montagna.
“Scalare non serve a conquistare le montagne: le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi.” (Royal Robbins)
IL MUSEO DELLA MONTAGNA, TOP 6
Presso il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”, guidati dalla voce dell’attore Giuseppe Cederna, potrete ammirare una ricca esposizione permanente che vanta oggetti unici utilizzati dai più grandi alpinisti nelle loro scalate, ma potrete anche ammirare 450 chilometri di Alpi dalla Vedetta Alpina e godervi le mostre temporanee. Di seguito vi elenco sei chicche della collezione da non perdere.
Una splendida slitta del Settecento in legno intagliato, grandiosa e conservatasi perfettamente a più di tre secoli di storia.
I cimeli del Duca degli Abruzzi, da lui donati al CAI di Torino, di cui era presidente onorario. La maggior parte degli oggetti presenti sono stati utilizzati durante la sua incredibile spedizione al Polo Nord del 1899, a bordo della nave Stella Polare. Nel corso della spedizione, che prevedeva un intero inverno trascorso fra i ghiacci, per poi proseguire in primavera con le slitte trainate dai cani, Luigi Amedeo di Savoia rischiò più volte il congelamento e gli furono amputate due falangi.
La tenda Ferrino utilizzata da Reinhold Messner e Arved Fuchs nella traversata a piedi dell’Antartide: una tenda in grado di resistere a venti gelidi e molto forti, precollegata con una cupola geodetica per montarla senza togliere i guanti.
La collezione di oggetti raccolti sull’Himalaya all’inizio del Novecento, prodotti di artigianato realizzati da una popolazione indigena residente in un territorio ancora quasi inesplorato.
L’archivio di Walter Bonatti, donato al Museo nel 2016 dai suoi eredi, ricchissimo come la sua esperienza alpinistica. Esso raccoglie appunti, dattiloscritti, interviste, filmati, onorificenze, documenti, sessant’anni di corrispondenza e di ritagli di stampa, e circa 110.000 fotografie. Data l’impossibilità di esporre questo incredibile tesoro, i curatori hanno fatto una scelta accurata.
La Vedetta Alpina, una torretta panoramica con terrazza, posta sulla sommità dell’edificio, un osservatorio permanente per ammirare le Alpi in tutta la loro bellezza. Nelle giornate più terse è possibile osservare il panorama dell’arco alpino per oltre 450 chilometri, dalle Alpi Marittime fin oltre il Monte Rosa.
“Le montagne sono il mezzo, l’uomo il fine. L’obiettivo non è raggiungere la cima delle montagne ma migliorare l’uomo.” (Walter Bonatti)

Per maggiori informazioni sul Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” visita il sito ufficiale al seguente link:
Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi”