MUSA E MECENATE, CREATRICE DI MODA E REGINA DEI SALOTTI, MARTA MARZOTTO È STATA MOLTE COSE, MA SOPRATTUTTO È STATA UN ESEMPIO DI STILE E DI GRANDISSIMA UMILTÀ.

Umile sempre, ma non modesta.” (Marta Marzotto)

 

MARTA MARZOTTO, LE ORIGINI

 

Marta Marzotto nacque a Borzano di Albinea, nelle campagne dell’Emilia Romagna, il 24 febbraio 1931, da una famiglia di umili origini. Il padre, Guerrino Vacondio, era casellante nelle ferrovie e la madre, Alma Spadoni, una mondina.

Data la povertà estrema in cui versavano, fu costretta a trascorrere i primi anni di vita in un brefotrofio, affidata alla cura delle suore. Il primo nome, Carla Iarri, divenne Marta Vacondio quando i genitori tornarono a prenderla per andare a Mortara, piccolo comune della Lomellina, dove cominciò a lavorare come mondina.

Un breve periodo a bottega da una sarta e poi, a soli quindici anni, si trasferì a Milano, per intraprendere la carriera di modella, perché “come portava gli abiti lei non li portava nessuno” – confida Jean-Paul Troili, grande amico di Marta.

 

Renato Guttuso, Melancholia Nova, 1980
Renato Guttuso, Melancholia Nova, 1980. Fu Marta a fare da modella per questo dipinto.

 

Giovane, radiosa, dotata di una raffinata eleganza, Marta catturò l’attenzione del conte Umberto Marzotto nel 1952, durante una sfilata di costumi da bagno “Cole of California”, presso l’Hotel Excelsior del Lido di Venezia. Per Umberto fu amore a prima vista e per Marta una favola che si avverava.

“Era il principe azzurro. Umberto arrivò come l’angelo salvatore. Aveva tutto quello che una ragazza può sognare: biondo, occhi azzurri, intelligente, colto, sportivo. Un nobile. L’uomo dei sogni.” (Marta Marzotto)

 

MARTA MARZOTTO, LA SIGNORA BORGHESE

 

Di nascosto da tutti, una mattina del 18 dicembre 1954, nella chiesa del Santo Sepolcro a Milano, Marta ed Umberto si sposarono.

Il viaggio di nozze sul panfilo di famiglia, Natale e Capodanno a Monaco ospiti del principe Ranieri, ed infine il trasferimento nel cinquecentesco Palazzo Stucky di Portogruaro: dalle umide risaie pavesi, ne aveva fatta di strada la nostra Marta!

Il treno passa due volte nella vita, almeno una volta bisogna prenderlo.” (Marta Marzotto)

 

Ritratto di Marta Marzotto
Ritratto di Marta Marzotto

 

Umberto la amava alla follia, e Marta fece quello che ci si aspettava da lei in qualità di moglie di un ricco industriale, con un titolo aristocratico acquisito: mettere al mondo dei figli (lei ne ebbe addirittura cinque, Paola, Annalisa, Vittorio Emanuele, Maria Diamante e Matteo), gestire la vita familiare, organizzare ricevimenti e intrattenere buoni rapporti sociali.

Dopo anni trascorsi in questa cadenzata routine borghese, Marta si sentiva soffocare. Non ne poteva più. E il bisogno di libertà prese il sopravvento. Voleva conoscere, vedere, esplorare, ma soprattutto vivere.

Il fascino discreto della borghesia. Allora la borghesia intanto non ha fascino, non è discreta e non mi assomiglia. Io sono alle stelle o alle stalle, come diceva mia nonna, non ho mezze misure.” (Marta Marzotto)

 

MARTA MARZOTTO, LA REGINA DEI SALOTTI

 

Nel 1967 Marta conobbe Renato Guttuso nella casa milanese del giornalista Rolly Marchi. Marta rimase colpita da un suo quadro, Guttuso da lei. A poco a poco la loro relazione crebbe parallela alle loro storie ufficiali. Entrambi erano sposati ed il divorzio era lontano a venire.

Nessuno mi ha amata quanto Guttuso. Fu una relazione alla luce del sole: tutti sapevano tutto. I miei figli. Il Pci. L’Italia intera. Il nostro patto fu: mai mettere in pericolo le famiglie.” (Marta Marzotto)

L’incontro con Guttuso alimentò in lei il desiderio di ampliare i confini del suo mondo, ricco di privilegi ma povero di slanci. Fu così che nel 1973 si trasferì a Roma affermandosi come la regina dei salotti mondani.

Le piaceva ricevere, e nella sua casa passavano i suoi amici che, casualmente, erano anche persone importanti. Non vi era nulla di intenzionale in quello che faceva, ma tutto dipendeva da lei, dall’energia che sapeva emanare e catalizzare. In questo modo delle semplici chiacchierate fra conoscenti divennero gli incontri più attesi della città.

Ogni dieci giorni c’era la serata dedicata alla poesia allora venivano poeti e persone del mondo culturale, soprattutto gente di cultura. Poi c’era la serata delle presentazioni dei libri. Pii venivano rappresentanti della stampa, giornalisti, scrittori e poeti. Quindi va da sé, che una cosa tira l’altra, la gente ne parla e il salotto diventa famoso. Tempo fa a Roma cìera Andy Warhol e c’era una mostra. La mia casa era piacevole ed io ricevevo molta gente e allora organizzavo a casa mia la cena del dopo mostra. Nasce così il salotto di Marta Marzotto, con questo tipo di eventi, di incontri.” (Marta Marzotto, intervista a Gianfranco Gramola rilasciata nella sua casa di Cortina d’Ampezzo il 27 dicembre 1998)

 

Roberto Granata, Ritratto di Marta Marzotto
Roberto Granata, Ritratto di Marta Marzotto

 

Il periodo romano fu una stagione di grandi passioni amorose – la storia con Guttuso e la relazione con l’intellettuale Lucio Magri – ma anche ricco d’iniziative, oltre al salotto culturale nella sua dimora in Piazza di Spagna, vi fu la fondazione del Turlututù un’eccentrica boutique di abbigliamento, dove la gente faceva la fila per entrare.

A Roma Marta affinò le sue doti estetiche, diventando la mecenate degli esponenti dell’Arte Povera: acquistò numerose opere e grazie a lei questo movimento poté affermarsi come voce d’avanguardia. Ma anche l’avventura romana era destinata a finire. Si concluse in modo amaro, con una serie di scandali che lasciarono solo strascichi di dolore.

Il primo tragico lutto la colpì nel 1982 quando, a soli trentadue anni di età, si spense la figlia Annalisa, ammalata di fibrosi cistica fin dalla nascita. Nel 1987, dopo la morte di Renato Guttuso, vennero pubblicate su un rotocalco alcune sue lettere private. Scoppiò il putiferio. Il marito, che non poteva più fare a finta di nulla, chiese il divorzio, Magri si diede alla fuga, non volendo essere travolto dalla vicenda. Marta rimase completamente sola. Ma il dolore più grande rimaneva quello per la scomparsa dell’adorata figlia.

Io alla vita ho sempre sorriso; lei a me, non sempre. Ho perduto una figlia: è stata la mia grande tragedia.” (Marta Marzotto)

 

MARTA MARZOTTO, GLI ULTIMI ANNI

 

Se un’epoca si concludeva, un’altra stava per cominciare. Accompagnata da una straordinaria forza d’animo, Marta si trasferì a Milano e qui si ricostruì una nuova esistenza.

È alla guerra e alle bombe che devo la mia sete di vita e di allegria, il mio coraggio, la voglia di realizzare i miei sogni, di cercarli ovunque, di inseguirli anche lontano, viaggiare per il mondo, possederlo.” (Marta Marzotto)

Nella capitale meneghina Marta fece la stilista, si dedicò alle opere di beneficenza, alla salvaguardia di opere d’arte e combatté numerose battaglie umanitarie, senza risparmiarsi. Ma mai più amori. A quel capitolo della vita aveva messo la parola fine.

Ho sempre pensato a come farmi rimpiangere quando non ci sarò più. Perciò mi sono preparata da sola un regalo d’immortalità. Ho finanziato il restauro della Madonna del libro custodita nel museo Poldi Pezzoli di Milano, dipinta da Sandro Botticelli cinquecento anni fa. Ora durerà per altri cinquecento anni. In un mondo in cui dopo cinque minuti tutto finisce, ho voluto qualcosa che rimanesse. L’ho fatto per ricordare Annalisa.” (Marta Marzotto)

 

Ritratto di Marta Marzotto
Ritratto di Marta Marzotto

 

Ho avuto l’onore d’incontrare Marta nel 2008, al Teatro La Fenice di Venezia, in occasione della cerimonia finale del Premio Campiello. Tra donne eccessivamente e perlopiù mal agghindate, Marta era un raggio di luce, una stella luminosa capace di catalizzare l’attenzione di tutti.

Semplicemente elegante, dotata di un carisma non comune, riempiva di calore e gioia tutto ciò che la circondava. Ricordo ancora quel lungo caftano, indossato con ineguagliabile grazia, gli accessori appariscenti ma non volgari, il sorriso sincero e contagioso che ti faceva sentire felice solo a guardarla. Mi è stato subito chiaro il segreto di Marta. Stava tutto lì, nel suo essere naturalmente affascinante.

Se quella che ho avuto io è la vita, mi va benissimo. Stupire sé stessi e gli altri è una cosa difficile. Non credere che sia così facile.” (Marta Marzotto)

Il 29 luglio 2016, dopo una breve malattia, Marta Marzotto si spense all’età di ottantacinque anni. Se ne andò senza clamore, lasciando l’eredità di uno stile senza tempo.

Vorrei vivere la morte come un’esperienza di vita, brindando, appena chiudo gli occhi essere ad un grande party, un grande ballo.” (Marta Marzotto)