RAPPRESENTATO COME UN CAVALIERE CON SPADA E LANCIA NELL’ATTO DI SCONFIGGERE UN DRAGO, SAN GIORGIO È UN MARTIRE CRISTIANO VENERATO IN TUTTO IL MONDO.

La vicenda di san Giorgio lusingò nel corso dei secoli la fantasia di numerosi artisti, conquistati dalla sua evidente carica simbolica: l’esemplificazione dell’eterna lotta del bene contro il male. Il drago è l’archetipo del mostro, ossia la personificazione di tutto ciò che vi è di oscuro e di malefico nell’universo naturale, mentre san Giorgio incarna la figura dell’eroe, il volto buono della cristianità.

Ogni drago genera un san Giorgio che lo uccide.” (Khalil Gibran)

 

SAN GIORGIO, LA STORIA

 

La prova dell’esistenza storica di san Giorgio è legata al culto sorto attorno al suo sepolcro a Lidda, in Palestina, dove fu decapitato all’inizio del IV secolo d. C. L’immagine del cavaliere che lotta contro il drago si diffuse nel corso del Medioevo, trovando ampio risalto nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, una raccolta di vite di Santi composta tra il 1260 e il 1298.

In questo testo si racconta di come un orribile drago pretendeva vittime umane da una città, che altrimenti avrebbe distrutto. Le vittime venivano estratte a sorte e, quando toccò alla figlia del re, essa fu portata presso il lago dove viveva l’orribile creatura. Provvidenziale giunse Giorgio, cavaliere della Cappadocia, che con la sua spada domò il drago.

Dopo la sua sconfitta, la bestia, legata alla cintura della giovane, venne scortata in paese; di fronte all’evento miracoloso, il re e l’intera popolazione si convertirono al cristianesimo, mentre il drago venne finalmente ucciso. Giorgio poté così riprendere il suo viaggio, trovando la morte durante le persecuzioni di Diocleziano.

 

Paolo Uccello, San Giorgio e il Drago, 1440
Paolo Uccello, San Giorgio e il Drago, 1440

 

L’intreccio del racconto segue uno schema mutuato dall’epica antica, basti solo pensare all’episodio di Bellerofonte che annientò Chimera o a Teseo che sconfisse Medusa, l’eroe che libera un popolo dalle angherie del mostro, salvando l’ultima vittima.

Il cavaliere, la terribile forza oscura e la bella principessa da soccorrere, sono tutti ingredienti che giungeranno fino ai nostri giorni per dare corpo alle favole moderne.

 

SAN GIORGIO NEL MEDIOEVO

 

In epoca medioevale l’episodio fu interpretato in chiave strettamente religiosa, ossia come lo scontro tra la cristianità, impersonata da san Giorgio, ed il paganesimo, rappresentato dal drago. Riuscire ad uccidere il drago, il terribile alleato di satana, significava dunque essere illuminati dalla fede del Signore.

San Giorgio assunse così il ruolo del difensore armato della Chiesa, qui interpretata dalla principessa; il prototipo del crociato che si batte in difesa del cristianesimo con la spada, giustificando altresì l’uso della violenza attraverso la brutalità dell’avversario da battere.

Nelle raffigurazioni tradizionali Giorgio è abbigliato con un’armatura da soldato, accompagnato da un cavallo solitamente di colore bianco, dotato di lancia e di spada.

 

Anonimo bresciano, San Giorgio e il drago, 1460-1465
Anonimo bresciano, San Giorgio e il drago, 1460-1465

 

Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro.” (Jacopo da Varagine, “Legenda Aurea”, 1260 – 1298)

 

SAN GIORGIO NEL RINASCIMENTO E NELL’EPOCA MODERNA

 

La raffinata cultura rinascimentale, arricchì questo soggetto di valenze mistico-iniziatiche. L’eroe-cavaliere che ammansisce e uccide il mostro fu interpretato come allegoria della liberazione dell’anima dalle catene del corpo che impediscono all’uomo la sua elevazione spirituale e conoscitiva.

 

Giovanni Stradano, San Giorgio e il drago, 1563
Giovanni Stradano, San Giorgio e il drago, 1563

 

La storia del santo continuò ad alimentare l’immaginario artistico fino all’età moderna, contaminandosi di significati via via diversi a seconda dell’epoca e della sensibilità del singolo interprete.

Tra Ottocento e Novecento l’estetica decadente fece largo uso di questo soggetto, alimentandolo di preziose ed eleganti suggestioni psicologiche ed oniriche.

Ma fu con il Novecento e la scoperta della modernità, con tutti i suoi drammi, che la battaglia di san Giorgio si sublimò in un contrasto tra le forze opposte presenti nell’uomo: il lato benigno contro quello maligno, lo spirito contro il corpo, l’ideale contro il reale, la ragione contro le spinte incontrollabili dell’inconscio. Ecco che allora il drago seminatore di morte, belva ibrida, furore antidiluviano, non costituisce altro che una proiezione delle nostre paure più recondite.

 

IL CULTO DI SAN GIORGIO A GENOVA E IN INGHILTERRA

 

Genova e San Giorgio” era il grido di combattimento degli armati della Repubblica marinara di Genova. Ai tempi della battaglia di Antiochia, nel 1098, i Cavalieri Crociati e i condottieri inglesi vennero soccorsi dai genovesi, consentendo così la presa di una città fino ad allora inespugnabile.

La leggenda narra che san Giorgio si fosse mostrato ai guerrieri cristiani accompagnato da creature celesti e da bandiere sulle quali campeggiavano croci rosse su sfondo bianco. Il rosso ed il bianco divennero così i colori di Genova e dell’Inghilterra.

 

Gustave Moreau, San Giorgio e il drago, 1890
Gustave Moreau, San Giorgio e il drago, 1890

 

Nel 1190 Londra chiese a Genova il permesso di utilizzare la bandiera di san Giorgio per le sue navi, protette dalla flotta genovese dagli attacchi dei pirati. Nel 1277 la croce di san Giorgio è diventata la bandiera ufficiale dell’Inghilterra, della città di Londra e della marina militare Royal Navy.

Nel 1707, quando l’Union Act unificò Scozia ed Inghilterra, dalla sovrapposizione della croce di san Giorgio con quella di sant’Andrea si creò una nuova bandiera che, con la successiva contaminazione della croce rossa orizzontale irlandese, nel 1801, diede vita all’attuale Union Jack.