PROTAGONISTA DI PRIMO PIANO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA, MIMMO JODICE HA SAPUTO FARE DELL’OBIETTIVO STRUMENTO DI SPERIMENTAZIONE CONTINUA.
Per Mimmo Jodice fotografare è un po’ come disegnare, disegnare con la luce per creare una realtà dapprima solo guardata e poi attentamente studiata in tutte le sue forme.
L’osservazione costituisce un esercizio irrinunciabile, il primo passo per realizzare immagini pensate: visioni consapevoli di uno spazio senza tempo. Immoti e silenziosi gli scatti di Jodice ci riportano in una dimensione straniante, immergendoci in un’atmosfera sospesa ai limiti del surreale.
“Sono alla ricerca del bello, ma non di quello zuccheroso, perché ciò che mi interessa è la dimensione assoluta della forma. La fotografia deve possedere un suo contenuto, ma anche tendere all’armonia.” (Mimmo Jodice)
LA FORMAZIONE
Nato a Napoli il 24 marzo del 1934, Jodice scoprì la fotografia negli anni Sessanta dando inizio ad una serie di sperimentazioni sui materiali fotografici e sulle possibilità espressive della fotografia. Egli intese la foto come un atto creativo e non meramente descrittivo, un modo per allontanarsi dalla realtà intraprendendo un viaggio fatto di emozioni.
Da sempre fedele al bianco e nero, Jodice lavora con la pellicola, realizzando foto tradizionali che non subiscono l’estro delle mode o dei cambiamenti.
“[…] il colore è descrittivo, più fedele alla realtà, mentre nel bianconero c’è più spazio per l’immaginazione. Nel mio lavoro ho sempre mirato a suscitare emozioni, a coinvolgere, ponendo anche dei dubbi. E il bianconero è stato determinante. ll colore mi avrebbe portato su un’altra strada.”

Un autore classico, legatissimo alla sua Napoli, che ha immortalato più volte nelle sue foto e dove continua a vivere. “Andar via? Non ci ho mai pensato. Non mi ha fatto ricco, questa città, ma mi ha fatto crescere. E’ qui che nasce l’ispirazione, il mio lavoro si forma in questo posto.” (Mimmo Jodice)
I SOGGETTI E LO STILE
Dopo gli esordi come fotografo sociale, pian piano l’essere umano scomparì dai suoi scatti: dolorosa assenza che grida un vuoto da colmare.
Statue ellenistiche, paesaggi, architetture anelano tutti ad un ricongiungimento lirico con l’assoluto: sensazioni che insistono nella mente di Jodice fino a tradursi in fotografie.
“In fondo, io cerco una voluta atemporalità: come la si ottiene? Cercando di togliere sempre più elementi, mirando all’essenzialità. Come dovrebbe essere anche nella vita, meno c’è, meglio è.” (Mimmo Jodice)

Le immagini di Jodice sono il frutto di un lavoro rigoroso, sintesi suprema di forma e contenuto, esse si dispiegano come frammenti di memorie lontane: tracce rarefatte di una bellezza preziosa e rara.
“Io ho bisogno di dare un’identità stilistica a tutto il mio lavoro, per ottenere un risultato coerente, e anche il mezzo tecnico contribuisce. Assieme all’occhio, al vedere. E alla mente.” (Mimmo Jodice)
Nell’opera di Jodice il paesaggio occupa un posto di rilievo, un paesaggio sublimato in una dimensione che è tutta interiore. Anche quando i luoghi sono riconoscibili, la sua ripresa è talmente rigorosa da darci la sensazione di vedere per la prima volta quel luogo: inconsueti accostamenti tra pieni e vuoti, tra oggetti ed elementi naturali.
“[…] se la osserviamo a lungo, quella porta chiusa può trasformarsi in una finestra aperta sul cielo chiaro. Tutto sembra ma non è. […] la mia intenzione è quella di mettere in scacco la realtà perché non mi interessa rappresentarla ma trasmettere le mie inquietudini.” (Mimmo Jodice)

E sopra tutto c’è il mare, così fermo ed intenso da diventare il racconto di tutti i mari e di tutte le epoche; una superficie esistenziale che ci trascina nella sfera atemporale del mito: la scoperta di qualcosa di inatteso, di qualcosa che doveva solo essere rivelato all’incanto nostro sguardo.
“La storia del mare per me comincia a Capri e ritorna da dove è partita, in un percorso circolare.” (Mimmo Jodice)
Visita il sito ufficiale di Mimmo Jodice al seguente link: