LA NATIVITÀ MISTICA È UN’OPERA TARDA DI SANDRO BOTTICELLI; LONTANA DAI SUOI ABITUALI VIRTUOSISMI PROFANI, È L’ESPRESSIONE DI UNA PROFONDA RELIGIOSITÀ DAI RISVOLTI INQUIETI E DRAMMATICI.

A volte profondamente commosso dalla gravità terrena delle leggende religiose, a volte deliziosamente incantato dalla grazia elegante delle favole pagane, mescolò spesso, con grazia sottile, i due sentimenti, dando alle sue figure sacre l’attrattiva sorridente delle creazioni antiche, conservando alle sue nudità profane le castità intenerite delle apparizioni cristiane.” (Georges Lafenestre, “La pittura italiana”, 1885)

 

LA NATIVITÀ, L’ICONOGRAFIA

 

Il tema della nascita di Gesù viene descritto nei vangeli di Luca e di Matteo; i due testi presentano delle narrazioni differenti ma concordano sulle parti salienti dell’evento: la nascita a Betlemme, al tempo di Erode, da Maria la sposa di Giuseppe e con un concepimento verginale.

Ora in quei giorni, uscì un editto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’Impero […] Tutti partivano per farsi iscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazareth, in Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme, per farsi iscrivere con Maria, sua sposa, che era incinta. Ora, mentre essi si trovavano là, giunse per lei il tempo del parto, e partorì suo figlio primogenito, e lo avvolse in fasce e lo porse a giacere in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.” (Luca 2,7)

 

Giorgione, Natività Allendale, 1500-1505
Giorgione, Natività Allendale, 1500-1505

 

La Natività cominciò ad essere rappresentata già a partire dal IV secolo d.C., divenendo uno dei temi più frequenti dell’arte religiosa. Testimonianze esemplari sono costituite dal dittico in avorio e pietre del V secolo conservato nel Duomo di Milano, dai mosaici della Cappella Palatina di Palermo, del Battistero di Venezia e delle Basiliche di santa Maria Maggiore e di santa Maria in Trastevere a Roma.

In queste prime raffigurazioni, che si rifanno direttamente alle descrizioni dei testi sacri, la scena si svolge in una grotta, con Maria distesa come una puerpera, Giuseppe assorto in un angolo e gli angeli che portano l’annuncio ai pastori, mentre a volte in lontananza si intravedono i Magi.

Il Bambino Gesù, avvolto in fasce, è al centro della composizione: centro fisico che è anche centro simbolico. Nel corso del tempo il soggetto si è arricchito di ulteriori particolari tratti dai vangeli Apocrifi, e frutto degli estri interpretativi dei diversi artisti.

 

LA NATIVITÀ DI BOTTICELLI, ANALISI DELL’OPERA

 

Presso la National Gallery di Londra è custodito uno degli ultimi dipinti di Sandro Botticelli, la Natività Mistica. L’opera, eseguita nel 1501, si riferisce al periodo tardo del pittore quando, smessi i vividi toni pagani, egli si abbandonò ad una religiosità dai risvolti angosciosi.

La Natività costituisce un intrigante enigma, sia per la sua inusuale iconografia, sia per le motivazioni storiche che stanno alla base della rappresentazione.

 

Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte superiore, 1501
Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte superiore, 1501

 

La parte superiore della tela è occupata da una misteriosa scritta in greco che evoca i “torbidi d’Italia”, posti idealmente in contrapposizione con la promessa di pace e amore incarnata nel soggetto. Così recita l’iscrizione tradotta in italiano: “questo dipinto sulla fine dell’anno 1500, durante i torbidi d’Italia, io Alessandro dipinsi nel mezzo tempo dopo il tempo secondo l’undicesimo di san Giovanni nel secondo dolore dell’Apocalisse nella liberazione di tre anni e mezzo del diavolo; poi sarà incatenato nel dodicesimo e lo vedremo (precipitato?) come in questo dipinto.”

Non è del tutto chiaro se i “torbidi d’Italia” siano da riferirsi alle campagne di Cesare Borgia per l’occupazione di una serie di città della Romagna e delle Marche, o alla coeva invasione francese da parte di Luigi XII; probabilmente alludono ad entrambi gli eventi e forse anche alla contemporanea espansione dell’Impero ottomano che nel 1499 aveva attaccato Venezia.

La situazione politica era incerta e travagliata da numerosi conflitti; tutto ciò non fece che alimentare paura nella popolazione incline a trovare rifugio nei diversi movimenti religiosi, di spiccata impronta millenaristica, che fiorivano un po’ ovunque nella penisola. Ecco che allora le parole di Botticelli, inquadrate in questo preciso contesto, acquistano la loro giusta prospettiva.

Espliciti sono infatti i richiami all’Apocalisse di Giovanni: nel dodicesimo capitolo viene profetizzata l’oppressione della Città Santa per quarantadue mesi da parte dei gentili e si parla anche della caduta di Satana e dei suoi angeli.

Il termine “tempo” va infine decifrato nel senso di anno, in questo modo si spiega la dicitura “nel mezzo tempo dopo il tempo”: alla fine del 1500 era già trascorso un anno e mezzo dei tre destinati ad essere dominati dal Maligno e ne mancavano ancora due alla sua sconfitta, ovvero alla fine di quei “torbidi” dalla cui esegesi eravamo partiti.

Nel 1503 papa Alessandro IV, al secolo Rodrigo Borgia, un uomo di potere più che di fede da molti indicato come l’Anticristo, morirà ponendo fine ad uno dei periodi di più grande corruzione nella storia della Chiesa. Alcuni ritengono che l’iscrizione sia stata aggiunta alla tela in un secondo momento, come una sorta di profezia a posteriori: il ritorno della pace e della concordia fra gli uomini dopo molti anni dominati dagli interessi personali.

 

Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte centrale, 1501
Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte centrale, 1501

 

La parte centrale racchiude il soggetto principale della rappresentazione, ossia la Natività: Maria e Giuseppe sono in adorazione dinanzi a Gesù Bambino, affiancati dal bue, dall’asinello, dai re Magi e dai pastori, secondo lo schema di una Sacra Famiglia tradizionale. L’intera composizione è pervasa da un sentimento di riconciliazione e di fratellanza, ciò appare con evidenza nell’abbraccio che coinvolge angeli e uomini nella parte inferiore del quadro.

La Natività mistica è in realtà un sottile pretesto per diffondere un messaggio ben più criptico ed arcano della nascita di Gesù. Nell’opera convivono due diverse tendenze: la raffinata cultura neoplatonica legata alla corte di Lorenzo de’ Medici, di cui Botticelli fu autore prediletto, e le ansie spiritualiste suscitate dalle predicazioni del Savonarola. Dopo la morte del Magnifico, avvenuta nel 1492, l’artista si chiuse sempre più in una sorta di misticismo religioso, estraneo alle frivolezze profane che avevano animato la sua prima maniera.

Il tempo felice di Botticelli si stava esaurendo; una nuova arte di lì a poco avrebbe trovato i suoi migliori interpreti in Leonardo, Michelangelo e Raffaello, relegando l’artista fiorentino tra i ruderi di un passato splendore. Si concluse così, con un ritorno nostalgico ai ritmi rigorosi del primo Quattrocento e con un doloroso acuirsi della propria sensibilità, la vicenda di questo straordinario interprete del Rinascimento italiano.

 

Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte inferiore, 1501
Sandro Botticelli, Natività mistica, dettaglio parte inferiore, 1501