STRAVAGANTE ED ECCENTRICA, ELSA SCHIAPARELLI FU UNA DELLE GRANDI PROTAGONISTE DELL’HAUTE COUTURE INTERNAZIONALE.
Grande rivale di Coco Chanel, che con spregio la definiva “l’artista che fa vestiti“, Elsa Schiaparelli fece della moda terreno di sperimentazione continua. Per lei un abito non era solo stoffa, ma un’idea.
“Avevo un pensiero fisso in testa: salvarmi dalla monotonia della vita di salotto e dall’ipocrisia borghese. Per le mie idee d’avanguardia venivo considerata una folle.” (Elsa Schiaparelli)
ELSA SCHIAPARELLI, LE ORIGINI
Elsa Schiaparelli nacque a Roma, il 10 settembre 1890, nelle splendide stanze di Palazzo Corsini alla Lungara, nel rione di Trastevere. La madre, Giuseppa Maria de Dominicis, apparteneva all’aristocrazia napoletana discendente dei Medici, mentre il padre, Celestino Schiaparelli, proveniva da una famiglia di intellettuali piemontesi ed era professore di lingua araba all’Università di Roma.
Fin da piccola Elsa dimostrò una certa predisposizione per l’arte: leggeva con assiduità, dipingeva e scriveva versi. Il suo carattere libero e smaliziato non seguiva le regole imposte, suscitando, molto spesso, le severe critiche dei genitori.
Appena quattordicenne, con l’aiuto del cugino Attilio Schiaparelli – il figlio del famoso astronomo Giovanni -, pubblicò una raccolta di poesie dal titolo “Arethusa“: i giornali ne parlarono molto, ma la famiglia giudicò il fatto una “disgrazia terribile“. Venne così deciso di mandare la giovinetta in un convento della Svizzera tedesca, con lo scopo di redimerla dai suoi peccati e farle calmare il suo animo irrequieto.
Nel 1913 si trasferì a Londra con il pretesto di aiutare un’amica della sorella ad allevare i suoi figli. Durante una conferenza sulla teosofia venne stregata dall’oratore, il conte William de Wendt de Kerlor: fu un vero e proprio colpo di fulmine, il giorno dopo erano già fidanzati. Nonostente la ferrea opposizione della famiglia di Elsa, i due si sposarono e dal matrimonio nacque Maria Luisa Yvonne Rahda, detta “Gogo”.
L’unione non durò a lungo. Il compagno si rivelò ben presto per quello che era, un sedicente teosofo, spiantato e poco affidabile e così, dopo varie vicissitudini che la portarono a vivere per un certo periodo anche in America, nel 1922 giunse a Parigi. Qui Elsa si avvicinò ai più innovativi circoli artistici del tempo, ma soprattutto comprese cosa voleva fare da grande.
Un giorno, capitando con un’amica nella maison del rivoluzionario sarto parigino Paul Poiret, ebbe un’improvvisa folgorazione: la moda sarebbe diventata la fucina dei suoi sogni. Dopo essere diventata allieva di Poiret, cominciò a disegnare i suoi primi modelli nel suo appartamento-atelier in rue de Seine.
Il suo stile si fece presto riconoscere; i suoi abiti erano il frutto di ardite contaminazioni e geniali intuizioni: il vestito come vessillo dell’avanguardia. Il suo amore per l’arte l’aveva affrancata “dalla noiosa realtà della realizzazione di un abito da mettere in vendita.”
ELSA SCHIAPARELLI E SALVADOR DALÍ
Nel 1934, anno in cui conobbe Salvador Dalí, Elsa Schiaparelli era una stilista oramai affermata: la prima donna ad apparire sulla copertina del “Time“, in procinto di aprire la sua prestigiosa boutique al civico 21 di Place de Vendôme.
Tra i due fu amore a prima vista. Entrambi pieni di genio e fuori dagli schemi, ma anche con tanta voglia di far parlare di sé, diedero vita ad una collaborazione ricca di estro e fantasia.
Ecco allora comparire le creazioni iconiche che ruppero i confini imposti tra moda e arte: dal cappello-scarpa, una scarpa con il tacco verso l’alto modellata a forma di cappello, alle celebri labbra di Mae West utilizzate come bottoni, e ancora l’abito scheletro, dove il tessuto matelassè ricostruiva l’anatomia di ossa e vertebre, il tailleur con tasche a cassetto, che si rifaceva al dipinto “Venere di Milo con cassetti” del 1936, borse a forma di telefono, abiti con farfalle, insomma un tripudio di colori, eccessi, stravaganze e sfrenate invenzioni.
“Un abito non può essere appeso a una parete come un quadro. Un abito non ha una vita sua se non viene indossato. Allora, un’altra personalità prende il tuo posto e lo anima, lo esalta o lo distrugge. Oppure lo trasforma in un inno alla bellezza.” (Elsa Schiaparelli)
Sicuramente il vestito più celebre, riproposto nel 2017 dalla rinata casa di moda Schiaparelli-Bertrand Guyon e citato nelle collezioni di altri coutourier, è l’abito-aragosta.
Indossato per la prima volta da Wallis Simpson (la futura moglie del re d’Inghilterra Edoardo VIII che abdicò per lei), venne immortalato in un celebre servizio fotografico di Cecil Beaton per l’edizione di Vogue del 1937.
L’abito fece subito scalpore. Esso ribaltava completamente la nozione di veste bianca, tradizionalmente associata alla nozione di purezza e castità: un’enorme aragosta rosso sangue si stagliava sulla parte anteriore del vestito, proprio fra le cosce, con evidenti allusioni di natura sessuale.
ROSA SHOCKING, IL ROSA SCHIAPARELLI
Alla visionaria Elsa dobbiamo anche la nascita del rosa shocking, una tonalità molto intensa del color magenta.
Nel 1937, per il lancio del suo profumo “Shocking de Schiaparelli”, si fece disegnare un’audace bottiglia da Leonor Fini, modellata sulle forme del busto di Mae West.
La preziosa bottiglietta era confezionata in un astuccio rosa… shocking. Elsa studiò appositamente questa gradazione di rosa affinchè avesse una pigmentazione vibrante e accesa, doveva essere, insomma, scioccante come il nome della fragranza faceva presagire.
“[…] il colore d’un tratto mi si palesò davanti agli occhi: brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, pieno d’energia, come tutta la luce, tutti gli uccelli e tutti i pesci del mondo messi insieme, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, non occidentale; puro e diluito. Così chiamai il profumo Shocking.” (Elsa Schiaparelli)
Da quel momento il rosa shocking, noto anche come rosa Schiaparelli, divenne il marchio di fabbrica della Maison e contribuì al successo di capi spettacolari come la celebre Cappa Phoebus, con al centro un sole con lunghi raggi oro, ricamati a filo, che oggi fa bella mostra di sé al “Musée de la Mode Galliera di Parigi”.
ELSA SCHIAPARELLI, L’EPILOGO
Dopo la seconda guerra mondiale, la casa di moda Schiaparelli subì un tracollo inarrestabile. I tempi erano mutati e le graziose silhouette di Elsa vennero travolte dal rigore delle linee di Christian Dior: le mode, si sa, non durano per sempre.
“Cercavo di fare sembrare le donne slanciate ed eleganti, affinchè potessero affrontare il nuovo stile di vita. Non capii subito che l’eleganza, così come l’avevamo conosciuta prima della guerra, era morta.” (Elsa Schiaparelli)
Nel 1954, proprio in coincidenza con il ritorno nelle scene della sua storica rivale mademoiselle Chanel, Elsa Schiaparelli vendette l’azienda, per ritirarsi a vita privata tra il suo appartamento di Parigi ed il suo palazzo di Hammamet, in Tunisia.
“[…] mi accorsi che si era chiuso un cerchio e che non potevo proseguire per la stessa strada senza precipitare nella schiavitù; che dovevo allontanarmi da Place de Vendôme, alle cui tiranniche esigenze ero ormai soggiogata, e che avevo bisogno di un cambiamento radicale.” (Elsa Schiaparelli)
Il 13 novembre 1973, all’età di ottantatrè anni, Elsa Schiaparelli si spense nel sonno.
“Per inciso, ritengo che disegnare vestiti non sia una professione, ma un’arte. La consideravo un’arte molto difficile e di poca soddisfazione, perchè un vestito, appena nato, è già qualcosa che appartiene al passato.” (Elsa Schiaparelli)
Nel 2010 la Maison Schiaparelli è stata rilanciata da Diego della Valle che ne ha rilevato il marchio.
Nel 1954 Elsa Schiaparelli diede alle stampe la sua autobiografia “Shocking life”, dove raccontò la sua straordinaria avventura nel mondo della moda, un mondo di cui lei non sapeva nulla, ma che affrontò con un coraggio “folle e senza limiti.”
Dall’infanzia fino alla chiusura della sua casa di moda, passando per i trionfi, le cadute, le amicizie importanti e le grandi scoperte, si snoda la storia di una donna estrosa e determinata che ha fatto dell’haute couture il terreno di gioco per la propria libertà espressiva.
“Due parole seno sempre state bandite da casa mia: creazione, che mi sembra il massimo del pretenzioso, e impossibile.” (Elsa Schiaparelli)