LEONOR FINI È STATA UN’ARTISTA A TUTTO TONDO: PITTRICE, ILLUSTRATRICE, COSTUMISTA, SCENOGRAFA E SCRITTRICE, FU UNA FEMME FATALE DAL TEMPERAMENTO INQUIETO.

Le maschere non servono a nascondersi ma a rivelare ciò che si è realmente.” (Leonor Fini)

 

LEONOR FINI, LE ORIGINI

 

Leonor Fini nacque il 30 agosto 1907 a Buenos Aires, figlia di Erminio, un argentino di origine beneventina, e della triestina Malvina Braun. A soli due anni, in seguito alla separazione dei genitori, si trasferì con la madre in Italia, ospite a Trieste dello zio Ernesto Braun.

La piccola fu la protagonista involontaria di una dura contesa per il suo affidamento, che vide perfino un tentativo di rapimento da parte del padre. In seguito all’episodio Leonor fu costretta a travestirsi da maschietto per celare la sua vera identità: i suoi lunghi capelli lasciarono il posto ad un corto caschetto e le gonnelline si trasformarono in pantaloni. Per la prima volta ella intese che per sopravvivere era necessario sapersi mascherare.

 

Leonor Fini, Le amiche, 1933
Leonor Fini, Le amiche, 1933

 

Mascherarsi, travestirsi è un atto di creatività. E se lo si applica su sé stessi si può diventare altri personaggi o restare nel proprio personaggio. Il fatto di travestirsi è un narcisismo moltiplicato, perché entrare dentro altre immagini rende lo spettacolo ancora più affascinante e anche se si è in una specie di trance, dietro si è sempre se stessi.” (Leonor Fini)

 

LEONOR FINI, LA FORMAZIONE

 

Fin da bambina Leonor dimostrò una sensibilità non comune e un’intelligenza fuori dell’ordinario; intraprendente e curiosa, ella trovò nella Trieste del tempo un ambiente fertile per coltivare la sua brama di sapere. Conobbe intellettuali del calibro di James Joyce, Umberto Saba e Italo Svevo, e frequentò i salotti borghesi di grande cultura mitteleuropea.

Si dedicò precocemente alla pittura vincendo, a soli quattro anni e mezzo di età, il suo primo concorso. Dopo un soggiorno a Milano, dove studiò con Achille Funi, nel 1931 si trasferì a Parigi, centro pulsante di tutte le avanguardie artistiche del tempo.

 

Leonor Fini, Da un giorno all'altro II, 1938
Leonor Fini, Da un giorno all’altro II, 1938

 

Tutta la mia pittura è un incantesimo in un’autobiografia di affermazione che esprime l’aspetto pulsante dell’essere; la vera questione è trasporre sulla tela il senso del gioco.” (Leonor Fini)

Il suo esordio nella capitale francese avvenne con una personale presso la Galerie Bonjean, galleria d’arte di proprietà di un giovane Christian Dior non ancora diventato lo stilista a tutti noto. Tramite Dior Leonor entrò in contatto con l’estrosa couturier Elsa Schiaparelli e con i protagonisti del Surrealismo francese.

Parigi si rivelò il luogo ideale per portare a compimento la sua personalità innovativa ed esuberante, un vero e proprio incubatore per la creatività di colei che si guadagnò l’appellativo di Italienne de Paris.

 

LEONOR FINI, I SOGGETTI

 

Il tema centrale della sua opera fu la donna, declinata in tutte le sue possibili forme: altera e distante, spesso ornata da una ricca capigliatura, oppure scheletrica e completamente calva; ed ancora donna-sfinge, donna-angelo, strega, dama medievale o coraggiosa amazzone.

In questo suggestivo teatro femmineo il maschio è relegato in un ruolo minore, figura androgina che emerge da un oceano verdastro in decomposizione. A ben vedere tutte queste donne non sono che la riproduzione di uno stesso volto, quello di Leonor, che si ripete in una incessante metamorfosi visiva.

Dipingo quadri che non esistono e che vorrei vedere.” (Leonor Fini)

 

Leonor Fini, La guardiana dell'uovo nero, 1954
Leonor Fini, La guardiana dell’uovo nero, 1954

 

Leonor Fini, assieme a Dorothea Tanning, Leonora Carrington e Remedios Varo, fu una delle grandi interpreti del Surrealismo, anche se, come le sue colleghe, venne sempre messa a margine del movimento, colpevole di essere donna in una realtà dominata dagli uomini. L’ambiente artistico non si dimostrò poi così libero e tollerante nei confronti del gentil sesso; nonostante gli anni trascorsi, ancora oggi le artiste donne sono alla ricerca della considerazione che meritano.

Quando ero bambina, detestavo farmi fotografare, lo fuggivo. Come le mussulmane, mi coprivo il viso. Poco a poco ho trovato interessante avere un viso: conferma della mia esistenza. Da allora mi hanno sempre fotografata, mascherata, travestita. Ma non amo le istantanee, niente è più falso del naturale fissato. È la posa che è rivelatrice, e io sono curiosa e divertita a vedere la mia molteplicità.” (Leonor Fini)

 

LEONOR FINI, LO STILE

 

Eccentrica ed anticonformista, Leonor Fini non seguì mai una condotta lineare nella sua esistenza, così come non si avvalse, nella sua arte, di uno stile conforme al gusto comune.

Le sue opere sono difficilmente classificabili, costringendoci a sprofondare entro la suggestione del loro mistero: raffigurazioni delicate, leggiadre ed impalpabili, sospese tra sogno ed innocenza, si alternano a visioni cupe, dove l’arcana magia lascia il posto a scenari morbosi e decadenti. Lo stile rileva in quanto funzionale al sentimento che essa intende esprimere.

 

Leonor Fini, La guardiana delle fonti, 1967
Leonor Fini, La guardiana delle fonti, 1967

 

Nella pittura che uno fa, c’è l’intenzione precisa, ma anche tutto un piano sottostante, che è formato da tutte le cose passate che sono un grande intrigo. Sono ricordi di ciò che non si è notato in un modo preciso, ma che in noi restano e prendono aspetti diversi. Io non posso parlare della mia pittura, se non mi metto a inventare.” (Leonor Fini)

 

LEONOR FINI E LE ARTI

 

Artista a tutto tondo, il genio di Leonor Fini non si espresse esclusivamente nella pittura, ma trovò compimento in molti altri campi. Fu la piccante illustratrice del romanzo del Marchese de Sade, “Juliette, ovvero le prosperità del vizio”, opera che le valse ulteriori collaborazioni con scrittori come Georges Bataille, Jean Cocteau e Jean Genet, ma fu anche la straordinaria scenografa e costumista di importanti produzioni cinematografiche e teatrali. In questa veste collaborò assiduamente con i coreografi Roland Petit e George Balanchine e con il regista Federico Fellini.

Nel mondo della moda la sua creazione più iconica, a tutti nota tramite la rivisitazione che ne fece Jean Paul Gaultier molti anni dopo, fu la realizzazione della boccetta per la fragranza Shocking, di Elsa Schiaparelli. Modellata secondo le forme del busto di Mae West, la famosa bottiglietta in vetro di Boemia racchiudeva una profumazione altrettanto sensuale che, nonostante le fosche previsioni dei detrattori, riscosse un immediato successo.

 

Elsa Schiaparelli, Profumo Shocking de Schiaparelli
Elsa Schiaparelli, Profumo Shocking de Schiaparelli, flacone disegnato da Leonor Fini

 

Ma la sua inesauribile inventiva si rivelò al meglio nella sua persona: Leonor Fini fece di sé la prima e principale manifestazione della sua arte; diva indiscussa del suo tempo, ella si impose come il volto di una società cosmopolita e all’avanguardia, venata da toni raffinati e preziosi.

Attraverso costumi e maschere, sento di magnificarmi; e la cosa mi piace, per questo andavo alle feste … a volte ero così stravagante, così splendida che la folla si apriva per lasciarmi passare: con mia grande soddisfazione ovviamente. Gli altri non sapevano travestirsi: così ero arrivata a influenzare tutto un giro parigino, per lo più di gente danarosa. Eppure, mai e poi mai, a queste feste, avrei voluto ballare. Mi sembrava una cosa sciocca; e se qualcuno mi invitava pensavo: poverino!” (Leonor Fini)

 

LEONOR FINI, L’EPILOGO

 

Nel 1942 Leonor conobbe a Montecarlo Stanislao Lepri, console italiano nella città, che diventò suo compagno fino alla fine della sua vita. Si sposarono a Parigi nel 1946 e Lepri, stimolato da Leonor, abbandonò i suoi incarichi politici per dedicarsi alla passione di sempre, la pittura.

La coppia si trasformerà in un trio, quando nel 1952 entrò a far parte del loro ménage Konstanty Jeleński, intellettuale e saggista polacco. I tre vissero assieme, sfidando qualsiasi convenzione sociale, legati da un amore intenso e profondo.

Durante gli anni Sessanta e Settanta Leonor continuò la sua attività di artista, pubblicando anche quattro romanzi dalla spiccata impronta magica e surreale. Gli anni Ottanta si inaugurarono con la dolorosa perdita di Stanislao Lepri seguita, nel 1987, da quella di Konstanty Jeleński. Priva dei suoi amori e oramai avanti con l’età, Leonor decise ritirarsi in una fattoria di campagna a Saint-Dyé-sur-Loire.

 

Leonor Fini, Viaggio, 1965
Leonor Fini, Viaggio, 1965

 

Il 18 gennaio 1996 Leonor Fini si spense a Parigi, nella sua casa di rue de la Vrillière. Tra le sue ultime volontà ci fu quella di essere sepolta nel piccolo cimitero di Saint-Dyé-sur-Loire con accanti i due uomini della sua vita: insieme nella vita, per sempre nella morte.

Poi viene Leonor. Le finestre diventano luce, le ragnatele tende preziose di nuvole e stelle, i rami secchi doppieri accesi, e la sera una grande serata; perché Leonor (come ho detto mille volte e come non mi stancherò mai di dire) unisce in sé due grazie: l’infanzia e la maestà.” (Elsa Morante)

 

Leonor Fini, Autoritratto con Kot e Sergio, 1955
Leonor Fini, Autoritratto con Stanislao e Sergio, 1955