MAESTRO DEL REALISMO ITALIANO, RENATO GUTTUSO FU L’IDEATORE DEL SIMBOLO DI UNO DEI PIÙ GRANDI PARTITI ITALIANI: LA FALCE E IL MARTELLO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO.

Non è necessario per un pittore essere d’un partito o d’un altro, o fare una guerra, o fare una rivoluzione, ma è necessario che egli agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione. Come chi muore, insomma, per qualcosa.” (Renato Guttuso)

 

RENATO GUTTUSO LE ORIGINI

 

Renato Guttuso nacque nella cittadina siciliana di Bagheria il 26 dicembre 1911, figlio di Gioacchino, agrimensore e acquarellista dilettante, e Giuseppina d’Amico. Influenzato dalla passione del padre, iniziò ben presto a praticare la pittura, frequentando lo studio del pittore di carretti Emilio Murdolo. All’età di tredici anni firmò già diverse opere, aventi per soggetto i paesaggi della sua terra.

Io dico sempre che le cose che hanno più influito sulle scelte della mia vita sono Villa Palagonia e la pittura dei carretti. Sono i due elementi che hanno influito sulla mia immaginazione, sulla mia fantasia, profondamente. Non me li tolgo di dosso.” (Renato Guttuso)

 

Renato Guttuso, Autoritratto, 1975
Renato Guttuso, Autoritratto, 1975

 

Negli anni Trenta, Guttuso lasciò la sua amata Sicilia per Roma, dove espose alla Quadriennale Nazionale d’Arte. Durante il servizio militare, a Milano, conobbe Lucio Fontana, fondatore dello Spazialismo, Elio Vittorini, ideatore nel 1945 della rivista “Il Politecnico”, il letterato Salvatore Quasimodo e molti altri artisti ed intellettuali. In questi anni cominciò a maturare una coscienza politica e sociale che influenzerà tutta la sua esistenza e la sua produzione pittorica.

 

RENATO GUTTUSO, L’IMPEGNO POLITICO

 

Nel 1939 Renato Guttuso si trasferì a Roma e l’anno successivo si iscrisse al Partito Comunista d’Italia clandestino. Fervente antifascista, fu costretto a lasciare la città, a seguito dell’aspra campagna di repressione del dissenso condotta da Mussolini.

Durante il dopoguerra aderì al Fronte Nuovo delle Arti, movimento che dava voce a tutti quegli artisti che, a causa del fascismo, non avevano potuto esprimere liberamente la propria arte in Italia. Risalgono a questo periodo nature morte, paesaggi siciliani e comuni oggetti d’uso quotidiano intitolati Massacri, atti di denuncia alle inaudite violenze della guerra.

È chiaro che il pittore ha idee, ma non dipinge idee: il pittore dipinge solo le cose. E dal modo come le dipinge scaturiscono le idee.” (Renato Guttuso)

 

Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, dettaglio, 1972
Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, dettaglio, 1972

 

La sua carriera artistica proseguì parallelamente al suo impegno politico, che culminò con la sua elezione a senatore del Partito Comunista Italiano, nel 1976.

Risale al 1972 l’opera simbolo della sua militanza politica: I funerali di Togliatti. Nel dipinto, che divenne una sorta di manifesto del comunismo, Guttuso immaginava diversi personaggi fondamentali alla causa che parteciparono al funerale di Palmiro Togliatti, tenutosi a Roma il 24 agosto 1964. Tra le varie personalità dipinte figurano Marx, Engels, Trotsky, Angela Davis, Simone de Beauvoir, Stalin, Lenin e Pier Paolo Pasolini.

 

RENATO GUTTUSO, IL SIMBOLO DEL PCI

 

Renato Guttuso fu uno straordinario cronista: con il pennello raccontò i grandi eventi del suo tempo, dai fenomeni di massa alla società in trasformazione, adottando la visione dei più deboli, del mondo popolare e del lavoro. Una scelta realista che significava partecipazione attiva, sia nella vita politica che in pittura.

L’arte non si fa per grazia di Dio o per rivelazione. Dio non c’entra né la grazia, ma solo la quantità di noi stessi come sangue, intelligenza, vita morale, che ci si butta dentro.” (Renato Guttuso)

Questo suo impegno politico culminò nella realizzazione, nel 1953, dello storico simbolo del Partito Comunista Italiano, la Falce e il Martello con sfondo tricolore. E quell’iconico simbolo firmato Guttuso ispirò nientemeno che Andy Warhol, il vate della Pop Art.

Era il 1976, l’anno in cui il PCI guidato da Enrico Berlinguer ottenne un grande successo alle elezioni nazionali, e Warhol giunse in una Roma ricoperta di manifesti con falce e martello: colpito da quel logo, così ossessivamente ripetuto nei muri della città, egli lo fece immediatamente suo, regalando a Guttuso una delle sue prime versioni.

 

Andy Warhol, Hammer and Sickle, 1977
Andy Warhol, Hammer and Sickle, 1977

 

Hammer and Sickle, Martello e Falce, così l’artista intitolerà la sua rivisitazione. Per Warhol veniva prima il martello e poi la falce, almeno nel titolo. Quel primo esemplare diventerà la matrice di una serie di martelli e falci, realizzate tra il 1972 ed il 1976, e poi esposte alla Galleria Leo Castelli di New York. Un simbolo che ne ha fatta di strada!

L’arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poiché per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero come per tutte le opere complesse.” (Renato Guttuso)

 

RENATO GUTTUSO, L’EPILOGO

 

Renato Guttuso si spense a Roma, nella sua dimora di palazzo del Grillo, il 18 gennaio 1987 all’età di settantasei anni. Non avendo figli biologici riconosciuti adottò, poco prima della morte, Fabio Carapezza Guttuso, figlio dello scienziato e suo grande amico Marcello Carapezza.

I funerali, uno laico e uno religioso, vennero celebrati il 19 gennaio. Quel giorno un’immensa folla con bandiere rosse accompagnò la salma che dal Senato, dove era stata allestita la camera ardente, si spostò sulla piazza del Pantheon per la cerimonia laica. Poi il corteo raggiunse Santa Maria Sopra Minerva dove venne celebrata la funzione religiosa dal cardinale Fiorenzo Angelini.

Da Roma partì un terzo funerale, per trasportare le spoglie dell’artista fino in Sicilia, dove altri cortei accompagnarono la bara del compagno dall’aeroporto di Palermo a Bagheria, la sua città natale. Renato Guttuso lasciò in eredità a Bagheria molte sue opere che sono state raccolte a villa Cattolica, ora Museo Guttuso.

È inutile che ti dica come viva sempre in me il legame con Bagheria. Credo, e me ne accorgo sempre più andando avanti con gli anni, che tutto quel che ho capito, le mie mancanze e i miei meriti, le mie virtù e i miei difetti, siano tipicamente bagheresi – la costanza (ostinazione), la capacità di lavoro, l’imprudenza ecc. ed anche la fantasia!” (Renato Guttuso)

 

Renato Guttuso, Ritratto di Alberto Moravia, 1982
Renato Guttuso, Ritratto di Alberto Moravia, 1982