FERDINANDO SCIANNA, UNO DEI PIÙ GRANDI INTERPRETI DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA, SI È SEMPRE CONSIDERATO UN REPORTER PRIMA CHE UN FOTOGRAFO.

La sua lunga carriera lo ha visto interprete di reportage nei settori più diversi, tutti però accomunati da un medesimo approccio: la ricerca di una forma perfettamente compiuta.

Non sono più sicuro, una volta lo ero, che si possa migliorare il mondo con una fotografia. Rimango convinto, però, del fatto che le cattive fotografie lo peggiorano.” (Ferdinando Scianna)

 

FERDINANDO SCIANNA, LE ORIGINI

 

Ferdinando Scianna nacque a Bagheria, in provincia di Palermo, il 4 luglio 1943. Nel 1961 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Palermo, dove cominciò a maturare il suo interesse per la fotografia, considerata inizialmente un mezzo per uscire dai limiti ristretti della provincia. La fotografia, dunque, come via di fuga: fuga dalla sua Bagheria, da una realtà troppo limitata, ma che nonostante tutto permane, come memoria immanente, nel substrato della sua cultura visiva.

La mia storia personale mi ha parlato, da quasi mezzo secolo, a vivere fuori dalla Sicilia. Poi, a poco a poco, ho scoperto con gli anni che non si va mai via completamente dalla Sicilia, non si distrugge dentro di sé un’appartenenza così drammaticamente forte.” (Ferdinando Scianna)

 

Ferdinando Scianna, Capri, 2012
Ferdinando Scianna, Capri, 2012

 

Primo italiano ad entrare nella prestigiosa agenzia Magnum Photos, Ferdinando Scianna ha trovato fama e notorietà fuori dalla Sicilia, ma è sempre dalla sua terra natia che trae ispirazione per i suoi scatti.

Le mie foto, ovunque io le faccia, esprimono sempre la stessa drammaticità. Perchè sono rimasto segnato dall’irruenza della nostra luce. Io parto sempre dall’ombra. Le mie immagini sono sempre in ombra, contrariamente a quelle dei fotografi nordici che catturano più luce possibile.” (Ferdinando Scianna)

 

FERDINANDO SCIANNA, LA SVOLTA

 

La sua prima esposizione fotografica del 1963, nelle sale del circolo culturale di Bagheria, gli permise di fare della sua passione una vera e propria professione. L’evento innescò una serie di accadimenti capaci di mutare il corso di un’esistenza che pareva già scritta: dall’incontro con Leonardo Sciascia, con cui nacque un’importante amicizia e il suo primo libro fotografico “Feste religiose in Sicilia” (1965), alla collaborazione come fotoreporter per “L’Europeo”, inviato speciale e corrispondente da Parigi, fino alla conoscenza con Henry Cartier-Bresson, suo mito da sempre, che lo inviterà ad essere membro della Magnum nel 1982.

 

Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia, 1964
Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia, 1964

 

Diventato socio a tutti gli effetti della prestigiosa agenzia nel 1989, Scianna abbandonò definitivamente “L’Europeo” per dedicarsi totalmente alla Magnum: “l’agenzia è lo strumento di un gruppo di fotografi indipendenti, una struttura in grado di valorizzare il tuo lavoro tanto meglio quanto più sai utilizzare questo strumento. Magnum continua a sopravvivere secondo l’utopia egualitaria dei suoi fondatori, in modo misterioso riesce a far convivere le più violente contraddizioni.”

 

FERDINANDO SCIANNA, FOTOGRAFO DI MODA

 

Nel mondo contemporaneo, saturato dai media, dove le immagini inglobano ogni attimo e gesto della quotidianità, Scianna è sempre rimasto fedele ad un’etica fotogiornalistica di vecchio stampo, preferendo la chiarezza e la sincerità a quella superficialità sensazionalistica che tutto rende spettacolo. Anche quando si piegò alle richieste della moda, fotografando l’epoca aurea di quella Milano rampante tutta “da bere”, Scianna si scostò dal tradizionale genere patinato per realizzare una visione più autentica e personale del fashion system.

Nel 1987 due stilisti emergenti, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, gli proposero di realizzare il loro catalogo. Incuriosito, ma anche intrigato da questa avventura, decise di portare la moda fuori dallo studio, nella vita di tutti i giorni. Il risultato fu sorprendente e aprì la strada ad una visione diversa della foto di moda, meno artificiosa e più sincera.

 

Ferdinando Scianna per Dolce & Gabbana, 1987
Ferdinando Scianna, Marpessa per Dolce & Gabbana, 1987

 

Nel 1987 mi chiama Domenico Dolce perché mi dice che vuole lavorare con un fotografo siciliano per la nuova campagna Dolce&Gabbana; arriva nel mio studio insieme a Stefano Gabbana, spiego loro che non ho mai fatto foto di moda, rispondono che hanno visto le mie foto e che gli va benissimo. Per diciott’anni ho fatto la splendida vita del fotografo di moda, ho portato la top model Marpessa a Santa Flavia ad esempio. Poi ho scoperto che le foto che Dolce e Gabbana avevano visto vent’anni prima non erano le mie.” (Ferdinando Scianna)

Grazie a questa campagna Scianna fu chiamato dalle più prestigiose maisons e dalle più importanti riviste internazionali. Il suo approccio aveva inaugurato un nuovo genere: la moda come reportage, come traccia di un’esperienza vissuta.

Come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante di fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo.” (Ferdinando Scianna)

 

FERDINANDO SCIANNA, LO STILE

 

In tutto il suo lavoro Ferdinando Scianna è stato sempre fedele alla costruzione formale, intendendo la fotografia come un mezzo per mettere ordine nel caos del mondo. La foto si presenta così come il risultato di un’attenta elaborazione intellettuale: un racconto fatto di immagini che conservano intatta la memoria di qualcosa che è esistito in un tempo e in un luogo.

Il fotografo ha la fortuna di poter costruire le immagini ricevendole, il gesto di fotografare consiste nel ricevere, è un modo di leggere il mondo interpretandolo. È nella maniera in cui si sceglie i suoi rettangoli o quadrati di tempo e di vita che il fotografo finisce col costruire il suo mondo.” (Ferdinando Scianna)

Nel salone di Villa Palagonia, nella sua cara Bagheria, campeggia questa scritta: “specchiati in quei cristalli e nell’istessa magnificenza singolar contempla di fralezza mortal l’imago espressa”. Un motto, questo, che pare creato appositamente per l’opera di Scianna il quale, attraverso la lente del suo obiettivo, ha guardato alla realtà riportandola a nuova luce.

 

Ferdinando Scianna, Monica Bellucci per Dolce & Gabbana, 1991
Ferdinando Scianna, Monica Bellucci per Dolce & Gabbana, 1991