FRIDA KAHLO MATURÒ COME ARTISTA NELLA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO, EPOCA NELLA QUALE LA PITTURA ERA RISERVATA AGLI UOMINI E LA DONNA MESSICANA ERA ESCLUSA DA UNA POSSIBILE AFFERMAZIONE PROFESSIONALE.
Controcorrente rispetto alle tendenze dell’arte ufficiale, Frida Kahlo si fece promotrice una pittura di tipo intimista, privilegiando l’autoritratto come forma di analisi e come attestazione della propria esistenza: una sorta di diario per immagini impresso nella tela.
La sua opera fu una manifesta esibizione delle sue pene, gettate in faccia al pubblico senza alcun abbellimento e senza nessuna vergogna: i feti dei suoi aborti, le cicatrici delle operazioni chirurgiche, le apparecchiature ortopediche, le bende e le infinite lacrime.
“L’angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient’altro che un processo per esistere.” (Frida Kahlo)
FRIDA KAHLO, LA DONNA FERITA
Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nacque a Coyoacàn, un quartiere periferico di Città del Messico, il 6 luglio 1907. Suo padre, Carl Wilhelm Kahlo, era un fotografo tedesco naturalizzato messicano, mentre la madre, Matilde Calderón y González, apparteneva ad una benestante famiglia messicana di origini amerinde e spagnole.
Fin dalla sua nascita la giovane Frida era afflitta da spina bifida, una patologia che le provocherà persistenti dolori alla schiena e gravi problemi circolatori.
Le sue precarie condizioni di salute vennero ulteriormente compromesse a causa di un terribile incidente: il 17 settembre 1925 l’autobus di legno nel quale si trovava assieme al fidanzato del tempo, Alejandro Gómez Arias, fu schiacciato contro un muro da un tram che lo aveva investito. Molte persone persero la vita, Frida si salvò per miracolo, ma il suo corpo ne rimase irrimediabilmente segnato.

La sua colonna vertebrale si spezzò in tre punti, si fratturò il bacino, le costole, la gamba sinistra ed il piede destro, si slogò una spalla in modo permanente ed infine la lacerazione più terribile: una ferita penetrante all’addome, provocata da un corrimano entrato nell’anca sinistra ed uscito attraverso la vagina, la rese incapace di avere dei figli. Uno scempio terribile inferto ad una ragazza di appena diciott’anni.
“Persi la verginità, avevo un rene leso, non riuscivo a fare la pipì, e la cosa che più mi faceva male era la colonna vertebrale.” (Frida Kahlo)
Nonostante le evidenti avversità – in seguito ai traumi riportati sarà sottoposta, nel corso degli anni, a ben trentadue interventi chirurgici – Frida non si perse d’animo, dedicandosi con foga alla pittura e abbandonandosi con ardore ai piaceri della vita. Se il destino era stato così crudele con lei, ella lo sfidò inneggiando agli eccessi di ogni sorta: le piaceva ricevere gli amici con lauti banchetti, beveva alcolici in grande quantità, fumava continuamente e godeva liberamente delle gioie del sesso alternando l’amore per il marito Diego Rivera con numerose relazioni lesbiche, volutamente ostentate e sbandierate.

La Kahlo orchestrò sapientemente una leggenda personale di sé stessa, trovandosi ad incarnare il prototipo della donna libera e rivoluzionaria, un’immagine che, ancora oggi, la rende un simbolo dell’emancipazione femminile.
“Io sono amore. Io sono piacere, sono essenza. Sono un’idiota. Sono un’alcolizzata, sono tenace. Sono io, semplicemente sono.” (Frida Kahlo)
FRIDA KAHLO, L’ARTE DELLA VITA
Le sue crude vicende biografiche le fecero intendere come la vita fosse vana ed effimera: non c’era nulla da capire, ma solo una serie di eventi da subire e da sopportare.
“Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva; immaginare la sua natura era per me un gioco. Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta la conoscenza all’improvviso – come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi. Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto. So che dietro non c’è niente; se ci fosse qualcosa lo vedrei.” (Frida Kahlo)

Con la sua opera la Kahlo esplorò, in maniera cruda e spietata, le emozioni umane in tutte le sue sfumature: il desiderio e la colpa, il dolore e la gioia, l’amore e la gelosia, la rabbia e il perdono.
La sua infermità divenne una sorta di giardino segreto dove coltivare un linguaggio fortemente evocativo e suggestivo, capace di registrare la memoria della sofferenza nella sua dimensione quotidiana: la coscienza della perdita si fece stile pittorico, poiché se il terribile è già accaduto, l’oggi rimane nella sfera dell’immobile impotenza.
L’arte fu per Frida una sorta di barriera contro cui difendersi dal tempo, una pratica che l’allontanava dalla minaccia della vecchiaia e della morte. E di arte visse, estendendola a tutto ciò che la circondava, dalla sua figura, agghindata fino all’esagerazione, alla sua casa, che fu il laboratorio della sua anima.
FRIDA KAHLO, L’EPILOGO
Il 13 luglio 1954, al culmine del suo decadimento fisico, Frida Kahlo si spense nella sua dimora a Coyoacàn, la Casa Azul. Ufficialmente morì a causa di un edema polmonare, anche se non si escluse un suicidio per overdose di antidolorifici e sonniferi. Il marito Diego Rivera rifiutò ulteriori indagini ed il corpo della moglie venne cremato.
Le ultime parole che scrisse nel suo diario furono: “attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più.”
FRIDA KAHLO, L’ICONA DI STILE
Donna forte e visionaria, anticonvenzionale sempre e comunque, Frida Kahlo si è imposta come icona di libertà, oltre che come fonte di ispirazione per l’haute couture. Ella amava mescolare costumi e gioielli della tradizione messicana ad abiti borghesi di stampo occidentale, creando così uno stile unico, un ibrido sensazionale che intrecciava elementi di epoche e regioni differenti.
Questa sua fluidità ha lasciato un segno su tutta la moda che è venuta dopo di lei, influenzando il gusto di celebri rock star come Madonna o Beyoncé.

“Sono pazza come sempre, e mi sono abituata a questo vecchio abito. Certe gringas mi hanno imitata; vogliono vestirsi come le messicane, ma quelle povere donne somigliano a delle rape, e a dire il vero hanno un aspetto davvero orribile.” (Frida Kahlo)
FRIDA KAHLO, L’EREDITÀ
Quando Frida morì lasciò in eredità una grande quantità di oggetti, tra vestiti, effetti personale ed accessori. Per volontà del marito tutto questo materiale, assieme alle sue importanti opere pittoriche, è stato raccolto e reso accessibile al pubblico nella Casa Azul, la dimora dove Frida era nata e dove si era trasferita con Rivera nel 1940.

Oggi nella Casa-Museo sono conservate anche opere di Diego Rivera, José María Velasco, Paul Klee, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, oltre a scritti e lettere di vari personaggi internazionali amici di Frida e Diego.
“Frida è la prima donna nella storia dell’arte ad aver affrontato con assoluta e inesorabile schiettezza, si potrebbe dire in modo spietato ma nel contempo pacato, quei temi che riguardano esclusivamente le donne.” (Diego Rivera)