L’IMPRESSIONISMO FU QUEL GRANDE MOVIMENTO PITTORICO CHE TRAGHETTÒ L’ARTE NELLA MODERNITÀ.
Mercoledì 15 aprile 1874 a Parigi, al numero 35 di boulevard des Capucines, fu inaugurata la prima mostra degli impressionisti.
Il vernissage ebbe luogo nello studio del famoso fotografo Nadar che prestò gratuitamente il proprio atelier ad un manipolo di pittori, riunitisi come “Socité Anonyme des Artistes”, per poter esporre i loro lavori fuori dei canali ufficiali.
Questi artisti, pur non facendo capo ad un gruppo determinato e non avendo un programma teorico preciso, erano tutti accomunati dalla volontà di combattere la tirannia della tradizione accademica.
LA GENESI DEL TERMINE IMPRESSIONISMO
L’esposizione, che comprendeva centosessantatre opere, inclusi disegni, acquerelli e pastelli, destò un grande scalpore. Tra le molte voci critiche, si era levata quella del giornalista Louis Leroy che, nel recensire l’evento per la rivista satirica “Le Charivari”, utilizzò per la prima volta il termine “impressionismo” con un’esplicita valenza spregiativa.
“[…] Poi di fronte al quadro di Monet che rappresentava il boulevard des Capucines: Bene! disse ancora […] con un ghigno mefistofelico – Le piace anche questo? Anche qui ci deve essere un’impressione, o forse sono io che non capisco. Poco dopo si fermò davanti a “Impression, soleil levant” di Monet. Il suo viso diventò paonazzo […] Che rappresenta questo quadro? Come dice il catalogo? “Impression, soleil levant”. L’avrei giurato! Dicevo giusto a me stesso che ci doveva essere qualche impressione che mi aveva colpito… E che libertà!; che bravura! Una carta da parati al suo stato embrionale è più rifinita di questa marina.” (Louis Leroy, aprile 1874, articolo per “Le Charivari”)

Gli artisti esordienti non gradirono per nulla il termine, che trovarono riduttivo nella misura in cui designava qualcosa di incompiuto ed evanescente: essi intendevano comunicare qualcosa di più profondo e duraturo di un’impressione.
Fu solo nel 1877 che Renoir convinse il critico d’arte Georges Rivière a pubblicare una rivista settimanale dal titolo “L’Impressioniste”: i protagonisti della nuova arte erano scesi a compromessi con un nome che pareva scritto nel destino.
LE FONTI E LO STILE DELL’IMPRESSIONISMO
L’Impressionismo si originò a partire da alcune tematiche già presenti nella cultura romantica, portandole alle estreme conseguenze:
- la negazione del valore intrinseco del soggetto che toglieva alla pittura storica e religiosa la supremazia su quella profana o di genere;
- l’esaltazione della pittura en plein air;
- l’interesse per la resa del colore più che per il disegno definito e compiuto;
- la celebrazione dell’artista come creatore geniale e ribelle alle convenzioni sociali;
- la scoperta della soggettività.
Fu proprio la soggettività il vessillo sbandierato a piè sospinto dagli impressionisti: il primato dell’occhio sulla conoscenza. Rimarcando la preminenza della visione individuale, gli impressionisti si proposero di ritrarre ciò che vedevano e percepivano, rivendicando al contempo il ruolo autonomo dell’opera d’arte: un’opera andava giudicata per se stessa, non attraverso dei principi estetici ad essa estranei.

Diverse e variegate furono le esperienze artistiche e culturali di cui il movimento si nutrì:
- la scuola di Barbizon, attiva tra il 1830 ed il 1870, che aveva sancito la preminenza della pittura dal vero, liberando i colori della tavolozza ai fremiti della natura;
- l’arte giapponese, resa nota al grande pubblico durante l’Esposizione universale del 1867, ma il cui interesse circolava già da tempo presso un ristretto manipolo di esteti e di collezionisti: una cultura figurativa estranea alla tradizione occidentale che fu di grande stimolo ad un ripensamento dei classici canoni compositivi e figurativi;
- le acquisizioni tecnico-scientifiche. Gli studi condotti dal chimico francese Chevreul furono la base per la teoria dei colori formulata dagli impressionisti, che prevedeva l’uso di tutti i colori senza mescolarli;
- ed infine, per ultima ma non ultima, la fotografia che contribuì a formare in questi artisti una nuova consapevolezza visiva rigettando, al contempo, le immagini stereotipate ed idealizzate dell’arte accademica. Molti artisti impressionisti si cimentarono in prima persona nell’arte dello scatto ed utilizzarono il mezzo fotografico come strumento e punto di partenza per la successiva composizione pittorica. Fra gli impressionisti che ricorsero spesso alla fotografia, vi fu senza dubbio Degas, che conservava nel suo studio un grande numero di scatti fonte di ispirazione per la sua opera.
I SOGGETTI DELL’IMPRESSIONISMO
L’Impressionismo si distinse per il gusto dell’ambientazione contemporanea, analizzata in tutte le sue manifestazioni e in tutti i suoi aspetti. Parigi con i suoi boulevard, i suoi caffè, i suoi ristoranti, i suoi teatri, la sua gente; lo splendore della campagna, ma anche i fasti della città: la Parigi dei ritrovi e dei divertimenti borghesi.
Fino a quel momento la città era vista come qualcosa di infernale, soprattutto in seguito al disordinato sviluppo portato dalla Rivoluzione Industriale. Gli impressionisti esaltarono Parigi come la metropoli più alla moda del tempo, luminosa e scintillante, era vista come la capitale più importante e gaudente d’Europa.

“La vita della nostra città è piena di spunti poetici e meravigliosi: ne siamo avvolti, vi siamo immersi come in una meravigliosa atmosfera, ma non ce ne accorgiamo.” (Charles Baudelaire, 1846)
L’EREDITÀ DELL’IMPRESSIONISMO
È importante tener presente che, pur animati da un sentimento comune e condiviso, ogni artista che si suole ricondurre sotto l’egida dell’Impressionismo, ebbe una sua personalità autonoma e un suo originale modo di interpretare e rappresentare la realtà.
Verso la fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, la spinta rivoluzionaria che aveva animato gli impressionisti pareva aver perso di vigore: dissensi personali, dubbi e perplessità sull’uso della linea e del colore, avevano diviso un gruppo che già si reggeva su di un precario equilibrio. Antichi sostenitori del movimento si abbandonarono a critiche molto spesso feroci.

Nonostante tutte le polemiche e i contrasti, l’ Impressionismo non passò invano; al volgere del secolo diciannovesimo era divenuto lo stile all’avanguardia sul quale si esercitarono quegli artisti che, come Picasso, sarebbero poi divenuti i protagonisti della pittura europea del XX secolo: entro la sua scia o in aperta opposizione, era necessario venire a patti con questo importante movimento artistico.
“Tutti gli impressionisti sono dei semplici tecnici. In arte, come in letteratura, sopravvivono solo le idee e i metodi nuovi: per imporsi come uomo di genio, un artista deve tirare fuori quello che ha dentro, altrimenti è soltanto un pioniere. E gli impressionisti, per quello che posso vedere, sono esattamente dei pionieri.” (Émile Zola, 1879)
LE ESPOSIZIONI DEGLI IMPRESSIONISTI A PARIGI
- 1874 Prima esposizione collettiva da Nadar. Opere di Degas, Monet, Cèzanne, Sisley, Pissarro.
- 1876 Seconda esposizione in rue Le Peletier. Sono presentate ben 248 opere, tra cui 24 di Degas.
- 1877 Terza esposizione in rue Le Peletier. Degas, Pissarro e Renoir propongono ognuno 22 opere.
- 1878 Quarta esposizione in Avenue de l’Opéra. Tra i partecipanti compare, per la prima volta, anche Gauguin.
- 1880 Quinta esposizione in rue des Pyramides. 18 partecipanti. Degas invia 8 quadri, Pisarro 11 tele e una serie di acqueforti.
- 1881 Sesta esposizione in rue des Capucines. 13 partecipanti tra cui emergono, per il numero delle opere, Pissarro e Raffaelli.
- 1882 Settima esposizione alla Galleria Duran-Ruel. Sono presenti solamente nove artisti.
- 1886 Ottava esposizione in rue Lafitte. Gli artisti presenti sono 17, tra cui, per la prima volta, Signac e Seurat che inaugurano l’era del postimpressionismo.
I PROTAGONISTI DELL’IMPRESSIONISMO
FRÉDERIC BAZILLE (Montpellier, 1841 – Beaune-la-Rolande, 1870)
MARY CASSATT (Pittsburg, 1845 – Mesnil-Théribus, 1926)
GUSTAVE CAILLEBOTTE (Parigi, 1848 – Petit Genne Villiers, 1894)
PAUL CÉZANNE (Aix-en-Provence, 1839 – Aix-en-Provence, 1906)
EDAGAR DEGAS (Parigi, 1834 – Parigi, 1917)
ARMAND GUILLAUMIN (Parigi, 1841 – Orly, 1927)
EDOUARD MANET (Parigi, 1832 – Parigi, 1883)
CLAUDE MONET (Parigi, 1840 – Giverny, 1926)
BERTHE MORISOT (Bourges, 1841 – Parigi, 1895)
CAMILLE PISSARRO (Saint-Thomas, 1830 – Parigi, 1903)
PIERRE-AUGUSTE RENOIR (Limoges, 1841 – Cagnes-sue-Mer, 1919)
ALFRED SISLEY (Parigi,1839 – Moret-sur-Loing, 1899)