ADAGIATA SULLA RIVA SETTENTRIONALE DEL CANAL GRANDE, NEL SESTIERE DI CANNAREGIO, LA CA’ D’ORO È UN MAGNIFICO ESEMPIO DI GOTICO VENEZIANO.

Il Palazzo ha visto avvicendarsi diversi proprietari nel corso del tempo, fino a che, sul finire dell’Ottocento, entrò in possesso del barone Giorgio Franchetti che ne fece un museo aperto al pubblico.

… quantunque molti palazzi abbiano subito una trasformazione irreparabile ed altri cadano in rovina, vi è ancora tanta magia nell’aspetto di Venezia che il viaggiatore che deve lasciarla, sospinto dalla fretta, avanti che l’impressione di quel primo aspetto sia cancellata, involontariamente dimentica l’umiltà delle sue origini e chiude gli occhi alla profondità della sua desolazione.” (John Ruskin, “Le pietre di Venezia”, 1851-1853)

 

LA CA’ D’ORO, LE ORIGNI

 

Nel 1406 si celebrò a Venezia un importante matrimonio, quello tra Marino Contarini e Soradamor Zen, entrambi appartenenti alle casate più antiche del patriziato veneziano. Qualche anno più tardi, nel 1412, Marino decise di acquistare, dalla famiglia della moglie, Ca’ Zeno, costruzione situata nella zona di Santa Sofia. Il ricco mercante si impegnò immediatamente in una grande opera di ristrutturazione, in modo che l’abitazione potesse fungere da simbolo della sua importanza come uomo d’affari e come uomo politico.

 

Federico del Campo (1837-1927), Ca' d'Oro
Federico del Campo (1837-1927), Ca’ d’Oro

 

Per realizzare il suo sogno Marino assoldò le più brave maestranze dell’epoca, non lesinando risorse economiche ed energie fisiche per questa strabiliante impresa. L’intento era quello di rivaleggiare con la fabbrica di Palazzo Ducale, introducendo ardite innovazioni strutturali e sorprendenti contaminazioni stilistiche.

 

LA CA’ D’ORO, LA FACCIATA

 

In origine l’edificio era noto come Palazzo Santa Sofia, ma bene presto venne ribattezzato dagli abitanti della città con il soprannome di Ca’ d’Oro, nome comunemente utilizzato ancora oggi.

Fu infatti grazie all’opera decorativa del pittore Giovanni Charlier che il palazzo meritò questo curioso appellativo. Noi oggi vediamo una facciata di pietra bianca, priva di colori, in origine però era ornata di colori brillanti e preziosi. Venne utilizzato il nero per creare la profondità, il blu d’oltremare, il bianco ed il rosso per accentuare e giochi di luce, e poi tanto, tantissimo oro nei vari dettagli ornamentali.

 

Ca' d'Oro loggia sul Canal Grande
Ca’ d’Oro loggia sul Canal Grande

 

Il cantiere della Ca’ d’Oro durò circa vent’anni, tra il 1421 ed il 1440, durante i quali Marino annotò i lavori con scrupolosa attenzione.

 

LA CA’ D’ORO DOPO MARINO CONTARINI

 

Soradamor Zen, prima moglie di Marino Contarini, morì tra il 1416 ed il 1417, lasciandolo con cinque figli, tre maschi e due femmine; nel 1437 si risposò con Lucia Corner, anche lei vedova, da cui ebbe un altro figlio, Pietro, nato il 18 maggio 1440. Quest’ultimo figlio è molto importante poiché sarà il beneficiario dell’intero asse ereditario del Contarini, compresa la nostra magnifica Ca’ d’Oro.

Morto il Contarini nel 1441, il Palazzo venne tramandato di generazione in generazione, fino ad arrivare alle soglie del Settecento, epoca in cui si trovò diviso tra ventiquattro eredi appartenenti a cinque famiglie diverse. La proprietà così frammentata provocò l’inevitabile rovina dell’immobile che venne definitivamente abbandonato.

 

Ca' d'Oro nel 1800
Ca’ d’Oro nel 1800

 

In una perizia del 1791, venne descritto in pessime condizioni di degrado: “… soglie spezzate, muri spaccati, travi infradiciate, poggioli di pietra disfatti e rovinosi, colonne pencolanti, dalle finestre prive di vetri e di imposte entrano la pioggia ed il vento …

 

MARIE TAGLIONI, LO SCEMPIO DELLA CA’ D’ORO

 

Nel 1846 la Ca’ d’Oro frutto delle amorevoli cure del Contarini, fu acquistata dal principe russo Alessandro Troubetzkoy che lo regalò alla ballerina Marie Taglioni.

Celebre per la leggerezza con la quale si muoveva sulle punte, la Taglioni si dimostrò assai pesante nel mettere mano al Palazzo. Per la ristrutturazione venne ingaggiato un architetto “alla moda”, già noto per aver malamente sistemato una facciata della Basilica di San Marco: Giovanni Battista Meduna.

 

John Ruskin, Ca' d'Oro, 1845
John Ruskin, Ca’ d’Oro, 1845

 

Invece di restaurare il Meduna disfò e distrusse, quel che non aveva fatto l’incuria del tempo lo fece la superficialità del professionista: la magnifica vera da pozzo fu venduta, la scalinata del cortile fu smembrata; marmi scolpiti, colonne, fregi e capitelli furono sostituiti con pezzi più moderni.

Il critico inglese John Ruskin se ne doleva con queste parole: “Un nobile edificio in stile gotico dal fascino molto antico, un tempo superbo per l’effetto generale ed oggi distrutto dai restauri. Ho visto splendide lastre di marmo rosso, che formavano la base dei balconi (…) ridotte a pezzi l’ultima volta che sono stato a Venezia. La meravigliosa scala interna, di sicuro, il monumento gotico del genere più interessante di Venezia, era stata portata via, pezzo a pezzo e venduta come marmo di scarto due anni prima. Di quel che rimane, le parti più belle sono, o erano, quando le vidi l’ultima volta, i capitelli delle finestre del piano superiore, splendide sculture del quattordicesimo secolo.

 

GIORGIO FRANCHETTI, LA RINASCITA DELLA CA’ D’ORO

 

Il “Palagio traforato”, fiore all’occhiello del gotico veneziano, dopo lo scempio operato dalla Taglioni finì per diventare un miserrimo condominio, suddiviso in appartamenti che saranno dati in affitto. Per nostra fortuna un uomo illuminato, il barone veneziano Giorgio Franchetti, acquistò la Ca’ d’oro nel 1894 con la precisa intenzione di farne un museo per la propria collezione d’arte.

Nel Franchetti ardeva la medesima passione del Contarini: studiò gli antichi progetti, lesse le annotazioni del Contarini, inseguì per il mondo ogni pezzo svenduto dal Meduna, insomma si impegnò con tutte le sue forze e senza badare a spese per riportare il Palazzo al suo antico splendore.

 

Ca' d'Oro, marmi intarsiati del portico dopo il restauro di Giorgio Franchetti
Ca’ d’Oro, marmi intarsiati del portico dopo il restauro di Giorgio Franchetti

 

Nel 1916 Franchetti stipulò un accordo con lo Stato italiano, nel quale si impegnava a cedere il Palazzo al termine dei lavori in cambio della loro copertura finanziaria. Fu così che il 18 gennaio 1927 fu inaugurata la “Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro”.

Il barone, purtroppo, non poté partecipare all’evento. Afflitto da un male incurabile, Giorgio Franchetti si tolse la vita con un colpo di pistola il 17 dicembre 1922. Le sue ceneri riposano nel portico della Ca’ d’Oro, sotto un frammento di pilastro di porfido.

 

Visita il sito ufficiale della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro al seguente link:

Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro