FIGURA FONDAMENTALE DELLA FOTOGRAFIA DI MODA, LILLIAN BASSMAN HA ELABORATO UN LINGUAGGIO ESPRESSIVO ORIGINALE CHE HA RIVELATO LA DONNA SOTTO UNA LUCE INCONSUETA.
Quello di Lillian è lo sguardo femminile sul mondo del fashion: eleganti e sofisticate le sue donne si muovono in uno spazio onirico, evocando uno stile impeccabile ed intrigante.
“La macchina fotografica è solo il primo strumento.” (Lillian Bassman)
LILLIAN BASSMAN, LA FORMAZIONE
Lillian Bassman nacque a Brooklyn il 15 giugno 1917, da due intellettuali ebrei emigrati dall’Ucraina. Frequentò la Textile High School di Manhattan dove conseguì il diploma nel 1933. Durante i suoi studi conobbe il fotografo documentarista Paul Himmel, che sposerà nel 1935.
Nel 1941 entrò a far parte della redazione di “Harper’s Bazaar” sotto la guida del geniale art director Aleksej Brodoviç,; quattro anni dopo le venne chiesto di ricoprire lo stesso ruolo del suo maestro ma per un’edizione della rivista dedicata ad un pubblico più giovane, “Junior Bazaar”. In ufficio, durante i suoi momenti di pausa, frequentava assiduamente la camera oscura della redazione, dove realizzò le sue prime sperimentazioni fotografiche.
“Volevo pensare a un modo di stampare tutto mio, ancor prima di cominciare a fotografare.” (Lillian Bassman)

Il suo primo servizio venne pubblicato nel 1948 su “Junior Bazaar”: una serie di fotografie di matrimonio intitolate Happily ever after. Da questo momento per Lillian Bassman ebbe inizio una radiosa carriera che la consacrò come una delle più celebri fotografe del Ventesimo secolo.
“Ho fotografato qualsiasi cosa si potesse fotografare: bambini, cibo, alcolici, sigarette, biancheria intima e cosmetici.” (Lillian Bassman)
LILLIAN BASSMAN, LO STILE
Ammirata da fotografi del calibro di Irving Penn e Richard Avedon, la Bassman seppe rinnovare le tradizionali immagini di moda introducendo un estro pittorico ai suoi scatti. Figure allungate e sinuose, un uso intenso, a tratti drammatico, della luce infondono spontaneità e freschezza alle sue foto, decisamente estranee a quelli che erano gli stereotipi dell’epoca. Le sue donne sono catalizzatrici di un’energia vibrante, protagoniste di un mondo interiore complesso ed articolato.
“Le modelle che mi hanno incuriosito di più sono quelle che avevano i colli più belli e che muoveveno le mani in maniera espressiva. A un certo punto ho scoperto la pittura di El Greco, e da allora il suo modo allungato di vedere è diventato anche il mio.” (Lillian Bassman)
Per la Bassman fotografare significava dedicarsi ad un’espressione artistica che non era, e non doveva essere, mera e meccanica riproduzione della realtà: “ho sempre cercato di ottenere qualcosa di particolare da ciò che fotografavo. Mi sono presto stancata dei primi risultati e ho cercato altro. Un giorno ho iniziato a lavorare sui negativi, decolorandoli e sperimentando gli effetti ottenuti. Sono riuscita a creare nuove forme, nell’immagine sono apparse nuove materie.”

La macchina fotografica è uno strumento, il punto di partenza per l’elaborazione di un messaggio capace di superare e trascendere l’effimero scopo commerciale: immagini che esulano dal contesto glamour per trasformarsi in vere e proprie opere d’arte, pezzi unici di un modo originale di vedere la realtà.
“Non sei qui per fare l’artista ma per fotografare bottoni e fiocchi” le rimproverò un giorno Brodoviç, ma Lillian continuò imperterrita per la sua strada, infondendo all’industria della moda un’estetica raffinata.
Negli anni Settanta, si allontanò dal fashion system, delusa dall’eccessiva spinta commerciale che imponeva. Giunse perfino a distruggere stampe e negativi tale era il disgusto che provava per quella realtà patinata: una perdita irrimediabile se quegli stessi negativi non fossero stati riscoperti nel corso degli anni Novanta.
In quegli stessi anni la Bassmann fece un ritorno trionfale nella moda: ricercatissima e corteggiata da stilisti quali John Galliano e da riviste come “Vogue” e “New York Times”. Nonostante gli anni di assenza venne acclamata come un guru della fotografia di moda.
LILLIAN BASSMAN, L’EREDITÀ
Nel 2009, dopo una vita trascorsa assieme, e ben settantatré anni di matrimonio, morì suo marito Paul Himmel.
Lillian Bassman si spense a Manhattan tre anni più tardi, il 13 febbraio 2012, all’età di novantaquattro anni.
Il suo lavoro ha lasciato un segno indelebile sulla storia della fotografia: immagini straordinarie, rivoluzionarie ed avveniristiche, capaci di travalicare il suo tempo per cristallizzarsi in un effluvio poetico; magiche e vellutate esse rendono, come giustamente notava Richard Avedon, “visibile quello straziante luogo invisibile che sta tra la comparsa e la scomparsa delle cose.”

“Il mio contributo consiste nel fotografare la moda vista con gli occhi di una donna, destinandola alle sensazioni intime di una donna.” (Lillian Bassman)