ICONA DELLA PITTURA SURREALISTA, QUADRO PREFERITO DA LENIN E DA HITLER, L’ISOLA DEI MORTI DI ARNOLD BÖCKLIN RISCOSSE SUBITO UN IMMEDIATO SUCCESSO, TANTO CHE L’ARTISTA SI VIDE COSTRETTO A RIPRODURLA PER BEN CINQUE VOLTE.

 

LA GENESI

 

L’arte di Arnold Böcklin rappresenta uno straordinario punto di incontro tra i fantasmi della cultura nordica e la solarità del mito mediterraneo: ninfe, naiadi, centauri e altri esseri immaginifici fluttuano in una dimensione onirica che sfocia nel surreale. Sonno e veglia, vita e morte si rincorrono in una sorta di gioco dove a prevalere è la vita inebriante, oppure la morte, richiamo ossessivo ed irresistibile presente in numerose sue opere.

E proprio alla morte è dedicata “L’isola dei morti” (Die Toteninsel) (1880-1886), uno dei suoi dipinti più iconici considerato il vessillo della pittura surrealista. L’opera gli fu commissionata da Alexander Gunther, il suo ricco ed oscuro mecenate, e in origine si intitolava “Un luogo tranquillo”. “L’isola dei morti è pronta, finalmente” gli comunicò in una lettera del 19 maggio 1880, ma pare che lo stesso Böcklin ne fosse stato completamente stregato da non volersene più separare.

 

IL SOGGETTO

 

Un mare nero, una barchetta con sopra due personaggi misteriosi ritratti di spalle, un massiccio roccioso dal quale spuntano altissimi alberi di cipresso e verso il quale l’imbarcazione si dirige fatalmente: l’approdo in un luogo misterioso che forse è la meta finale di un viaggio spirituale, il viaggio dell’anima.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, prima versione, 1880
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, prima versione, 1880

 

Tutta la composizione è pervasa da un senso di immobilità, di paura, di attesa, il senso della conclusione che è insito nell’essere. Un’apparizione irreale, quasi mistica, che induce alla contemplazione: “chi guarda questo quadro deve aver timore di disturbare il solenne silenzio con una parola espressa ad alta voce”, diceva al riguardo Böcklin .

 

LE CINQUE VERSIONI

 

Il quadro dalla composizione semplice, ma dalla prepotente forza suggestiva, riscosse un successo immediato, tanto che l’artista ne dipinse altre quattro versioni, tutte molto simili ma con piccole varianti nella luce, nel colore, nelle dimensioni o nei dettagli.

La seconda versione fu realizzata per Marie Berna, Contessa di Oriola, per onorare la scomparsa del marito. Fu proprio in quest’occasione che Böcklin aggiunse una bara di traverso sulla barca, particolare che inserì anche nella prima tela. “Lei potrà sognare, immersa nel buio mondo delle ombre, fino a quando non crederà di avvertire il leggero, tiepido alito che increspa il mare, fino a quando non esiterà a turbare il solenne silenzio anche con una sola parola”, scrisse Böcklin alla nobildonna consegnandole il quadro.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, le quattro versioni ancora esistenti, 1880-1886
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, le quattro versioni ancora esistenti, 1880-1886

 

Nel 1883 fu il mercante d’arte Friz Gurlitt a volere un’Isola una tutta per sé, e siamo alla terza versione.

La quarta versione è legata ad un preciso avvenimento. In un periodo in cui Böcklin aveva dei problemi economici, si accinse replicare la sua famosa opera per raccimolare dei soldi, ma le cose non andarono come aveva sperato. Le modifiche apportate non furono molto gradite e il quadro finì nella collezione del Barone Hainrich Thyssen, andando poi distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ma la storia dell’”Isola dei morti” non termina qui. Esiste infatti una quinta versione del 1886 voluta dal Museo di Belle Arti di Lipsia, dove è custodita ancora ai nostri giorni.

 

LUOGO IMMAGINARIO O LUOGO VERAMENTE ESISTENTE?

 

Luogo reale o immaginario, frutto della fervida immaginazione di Böcklin o ritratto di un posto esistente? Molti si sono interrogati sulla geografia di quest’isola trovando, di volta in volta, possibili diversi riferimenti.

C’è chi parla di Pontikonisi, una piccola isola greca vicino a Corfù, altri vi vedono suggestioni ricavate dalla baia di Kotor in Montenegro, e precisamente nell’isola di San Giorgio, ma l’ipotesi più romantica e struggente è quella che vede nell’”Isola dei morti” un esplicito riferimento al Cimitero degli Inglesi di Firenze dove venne sepolta la figlioletta di Böcklin, Anna Maria, morta a soli sette mesi, ed ultima persona ad esservi interrata nel 1877.

Questo luogo, a cui l’artista era legato sentimentalmente, sarebbe stato così trasfigurato nella sua visione fantastica, conferendogli una forte valenza simbolica e celebrativa: un omaggio alla figlia e, più in generale, un omaggio alla morte, al trapasso, nel senso più totalizzante ed onnicomprensivo del termine.

Senza dubbio il dipinto conserva possiede un fascino ambiguo, capace di ammaliare con la sua atmosfera rarefatta ed arcana, carica di suggestione.

 

GLI ESTIMATORI

 

Il quadro si guadagnò immediatamente il consenso di pubblico e critica e divenne oggetto di ammirazione anche da parte di personalità illustri.

Sigmund Freud teneva nel suo studio una sua riproduzione, Carl Gustav Jung ne scrisse a riguardo di un suo paziente che ne era letteralmente ossessionato, artisti famosi quali Salvador Dalì, Giorgio De Chirico, Max Klinger, H. R. Giger, solo per citare alcuni, ne furono grandemente ispirati.

Ma i due più accaniti estimatori de “L’isola dei morti” furono, senza alcun dubbio, nientemeno che Vladimir Lenin e Adolf Hitler, quest’ultimo, nel 1936, riuscì ad acquistare all’asta la terza versione di questo capolavoro.

 

LE CINQUE VERSIONI OGGI

 

Sono giunte fino ai nostri giorni quattro delle cinque versioni del quadro dipinte da Arnold Böcklin; la quarta andò distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

  • La prima versione de “L’isola dei morti” (maggio 1880) é oggi conservata a Basilea al Kunstmuseum.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, prima versione, 1880
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, prima versione, 1880

 

Consulta la pagina dedicata al dipinto sul sito del Kunstmuseum di Basilea:

https://www.kunstmuseumbasel.ch/

 

  • La seconda versione del giugno 1880, realizzata per la Contessa di Oriola, differisce dalla prima solo nella disposizione dei cipressi e nella vividezza dei colori. Oggi la possiamo ammirare al Metropolitan Museum of Art di New York.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, seconda versione, 1880
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, seconda versione, 1880

 

Consulta la pagina dedicata al dipinto sul sito del The Metropolitan Museum of Art di New York:

https://www.metmuseum.org/

 

  • La terza versione del giugno 1883 fu quella che, secondo alcuni critici, determinò la fama dell’opera sul finire dell’Ottocento. Commissionata dal mercante d’arte Fritz Gurlitt, poi passato presso varie collezioni, fino a che, nel 1936 venne acquistata da Aldolf Hitler. Esposta al Berghof e, fino al 1945, presso l’Amministrazione della Cancelleria del Reich, oggi si trova presso l’Alte Nationalgalerie di Berlino.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, terza versione, 1883
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, terza versione, 1883

 

Consulta la pagina dedicata al dipinto sul sito dell’Alte Nationalgalerie di Berlino:

https://www.smb.museum/museen-und-einrichtungen/alte-nationalgalerie/home.html

 

  • Della quarta versione del 1884 rimane solo un’immagine fotografica. Sembra corrispondere al quadro conservato oggi a berlino.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, quarta versione, 1884
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, quarta versione, 1884

 

  • Infine la quinta versione, quella del 1886, si trova a Lipsia presso il Museum der Bildenden Künste. Il dipinto presenta un cielo più chiaro e burrascoso, anche l’acqua risulta più illuminata, donando all’insieme un maggiore contrasto di luminosità.

 

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, quinta versione, 1886
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, quinta versione, 1886

 

Visita la pagina dedicata al dipinto sul del Museum der Bildenden Künste di Lipsia:

https://mdbk.de/