PRIMA REGINA CONSORTE DEL REGNO D’ITALIA, BELLA, INTELLIGENTE, AFFASCINANTE, INDEFESSA PROMOTRICE DEL BENESSERE DELLA NAZIONE, LA REGINA MARGHERITA DI SAVOIA FU ANCHE UNA GRANDE ICONA DI STILE, DIVENENDO UN ESEMPIO DA EMULARE PER LE DONNE DEL SUO TEMPO.
“Era una vera e seria professionista del trono, e gl’italiani lo sentirono. Essi compresero che, anche se non avessero avuto un gran Re, avrebbero avuto una grande Regina.” (Indro Montanelli)
MARGHERITA DI SAVOIA, LE ORIGINI
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia nacque a Torino presso Palazzo Chiablese, dimora signorile situata in Piazza San Giovanni, alle 0.45 del 20 novembre 1851. Era figlia di Ferdinando di Savoia-Genova, fratello dell’allora sovrano di Sardegna Vittorio Emanuele II, e di Elisabetta di Sassonia, figlia del re Giovanni di Sassonia.
Venne educata con gran cura ed attenzione, secondo un’impronta profondamente cattolica, come si addiceva ad una donna del suo rango. Don Cipriano Mottura, sacerdote di impronta liberale, le impartì nozioni di cultura generale arricchite poi da lezioni di storia, letteratura, disegno, pianoforte e ballo. Un programma esteso a numerose discipline che sviluppò in lei conoscenze in molti ambiti, a volte in modo poco più che superficiale.

Quando aveva dieci anni, l’illustre zio, Vittorio Emanuele II, divenne il primo re del neonato Regno d’Italia e si pose il problema di trovare una moglie adatta per il giovane erede al trono, Umberto. La scelta cadde sulla principessa Matilde d’Asburgo-Teschen, ma a pochi mesi dalla cerimonia la fanciulla morì in un tragico incidente. Fu così che entrò in scena la nostra Margherita, prima cugina di Umberto, ritenuta la persona più adatta poiché allevata secondo le regole di casa Savoia. Bionda, raffinata, intelligente e di bell’aspetto, ella aveva tutte le carte in regola per incarnare il volto femminile di un’Italia ancora in cerca della sua identità.
Il 22 aprile 1868 a Firenze, dove da pochi anni era stata spostata la Capitale, la sedicenne Margherita si unì in matrimonio con Umberto, più grande di lei di sette anni. Il loro viaggio di nozze fu una sorta di tour promozionale lungo tutta la Penisola, che aveva il preciso intento di rafforzare il ruolo dei Savoia come collante politico della Nazione.
L’11 novembre 1869 nacque a Napoli il loro unico figlio Vittorio Emanuele, futuro re Vittorio Emanuele III, e nel gennaio 1871 i principi si trasferirono a Roma nel Palazzo del Quirinale. La grazia innata e la curiosità intellettuale di Margherita favorirono i buoni rapporti con l’aristocrazia romana, storicamente devota al papato.
MARGHERITA DI SAVOIA, LA REGINA
Verso la fine del 1877 il re Vittorio Emanuele II, all’epoca cinquantottenne e in apparente buona salute, avvertì le prime avvisaglie di un malore che lo porterà alla morte. Erano le 14.35 del 9 gennaio 1878. Egli fu l’unico “capo di stato” italiano a morire in carica e sul trono. Umberto I prese così il posto del padre e Margherita divenne la prima regina d’Italia, dato che la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide d’Austria, era morta nel 1855, prima quindi dell’unità d’Italia.
Fin dai suoi esordi nella veste di regina consorte, Margherita attirò su di sé l’attenzione di numerosi poeti e letterati, fra i quali il Carducci che compose in suo onore l’ode Alla Regina d’Italia tra il 16 e 17 novembre 1878, in occasione della visita dei reali a Bologna.

In Eterno femmineo regale del 1882, con queste parole Carducci ricordò l’apparizione , quasi divina, della regina, avvenuta in una cupa giornata di novembre: “io guardai la Regina, spiccante mite in bianco, bionda e gemmata, tra quel buio rotto ma non vinto da quelli strani bagliori e da quel rumore fluttuante. E una fantasia mi assalì, non ella fosse per avventura una dell Ore che attorniano il carro di Febo trionfante per l’erte del cielo, e che attratta da un mago nordico nella notte del medio evo e imprigionata in quel castello di preti si affacciasse a vedere se anche venisse il momento di slanciarsi a volo dietro il carro del dio risalente.”
Ma Carducci non fu l’unico poeta a subire il fascino di Margherita: Giovanni Pascoli le rese omaggio nel suo inno Pace, Gabriele D’Annunzio nel romanzo Il Fuoco; altri letterati furono graditi ospiti della sua corte e a lei si ispirarono autori come Antonio Fogazzaro, Riccardo Zanella, Giovanni Prati, Giuseppe Giacosa e Ugo Ojetti, solo per citarne alcuni. Matilde Serao le dedicò l’opera del 1900 Come un fiore.
“Dal Cenisio al Mongibello/ Dal mare greco al tosco mar/ Ogni villa, ogni castello/ È concorde in esultar./ La cagion di tanta gioia/ Regal vergine [Margherita di Savoia] sei tu/ Tu la perla dei Savoia/ Fior di grazia e di virtù.” (Giuseppe Giacosa)
MARGHERITA DI SAVOIA, ICONA DI STILE
L’esistenza di Margherita di Savoia si mosse a cavallo dei due secoli, sullo sfondo di un mondo che andava trasformandosi rapidamente. La nuova Italia stava facendo in suo ingresso nell’era della crescita scientifica, tecnologica ed industriale: la nascita della ferrovia, dell’automobile, dell’energia elettrica, delle prime organizzazioni sindacali dei lavoratori, dell’istruzione diffusa, dell’emancipazione femminile, del Futurismo, il primo movimento artistico che può dirsi veramente italiano.
In questo contesto Margherita si dimostrò una perfetta fist lady, riuscendo a cogliere le temperie della modernità ed adoperandosi per mitigarne le più dure conseguenze sociali, sempre pronta a battersi per i più fragili e svantaggiati.
“A che servirebbe essere principi se non si potesse fare il bene che si vuole.” (Margherita di Savoia)
Ma Margherita fu anche musa e fine mecenate. Armata di gusto e di una buona dose di sensibilità artistica, contribuì a trasformare l’austero Palazzo del Quirinale in una corte raffinata e vivace: mercoledì era il giorno della settimana dedicato al ballo e ai ricevimenti mentre il giovedì, nei saloni creati per le udienze ecclesiastiche, si tenevano riunioni artistico-letterarie a cui partecipavano gli esponenti più in vista della cultura italiana.
A lei si deve l’invenzione dei concerti al Quirinale, di cui ancora oggi godiamo, volti a diffondere l’apprezzamento per la musica sinfonica e cameristica europea.
“Tutto quel che viene dal popolo deve ritornare al popolo.” (Margherita di Savoia)

La Regina, come la maggior parte delle donne, era molto attenta al suo look. Amava molto i gioielli – di cui soleva agghindarsi a profusione tanto da essere definita una “statua votiva” – in particolar modo le perle alle quali pensava di essere legata dal fato, poiché il nome scientifico dell’ostrica da perle è Pinctada Margaritifera; ne acquistò talmente tante che la collezione di casa Savoia arrivò a possederne circa duemila, tutte preziosissime. Stravedeva per gli abiti sontuosi di Charles Frederick Worth, il couturier più alla moda di Parigi.
La sua persona fu oggetto di un vero e proprio culto , divenendo una sorta di influencer ante litteram, a questo proposito si parla di “margheritismo”: un fenomeno di costume e suggestione collettiva che investì sia la cultura popolare sia quella delle élite.
Cuochi e pasticceri le dedicavano ricette – note a tutti la pizza e la torta – ma anche il senese Enrico Righi creò il panforte “Margherita”, sostituendo il pepe con la vaniglia e aggiungendo canditi di cedro e zucca. E mentre le Saline di Barletta divennero in suo onore di “Margherita di Savoia”, una delle prime riviste di moda del Paese si chiamerà “Margherita il giornale delle signore italiane”.

La Margherita più autentica si trovava però fuori dai palazzi e dai salotti mondani: “mi occorre un mese di libertà, poi gli altri undici faccio tutto quel che vogliono gli altri“. E il suo concetto di libertà coincideva con la montagna. In un periodo storico nel quale l’alpinismo era riservato agli uomini, Margherita si rivelò una grande pioniera: scalò diverse vette alpine, anche impegnative, tanto da essere nominata presidente onoraria del gruppo femminile del Club Alpino Inglese.
Del resto la Regina volle il suo castello personale, Castello Savoia, a Gressoney-Saint-Jean, un piccolo comune della Valle d’Aosta ai piedi del Monte Rosa. E così, seguendo le sue orme, anche il soggiorno in montagna divenne una consuetudine, e portò allo sviluppo delle località turistiche. Una regina sempre all’avanguardia e precorritrice dei tempi!
“Bisogna progredire sempre.” (Margherita di Savoia)
MARGHERITA DI SAVOIA, L’EPILOGO
Il 29 luglio del 1900 Umberto I e Margherita di Savoia erano in visita a Monza, invitati dalla società sportiva Forti e Liberi per premiare diversi atleti. Alle 22.30 di quella fatidica giornata, al termine di una manifestazione ginnica, il re venne raggiunto da tre proiettili, uno dei quali raggiunse il cuore, sparati dall’anarchico Gaetano Bresci. Il re fu subito trasportato a Villa Reale, ma era già morto.
Margherita affranta si buttò sul cadavere e pronunciò le famose parole: “hanno ucciso te, che tanto amavi il tuo popolo! Eri tanto buono, non facesti male a nessuno e ti hanno ucciso! Questo è il più gran delitto del secolo!”
Dopo la morte del marito Margherita si adoperò per alimentare il mito del “re buono”, secondo il quale Umberto I sarebbe stato un re generoso e magnanimo nei confronti del suo popolo. Un mito appunto, poiché le cronache dell’epoca si riferiscono a lui come ad un sovrano piuttosto rozzo ed ignorante, poco incline all’arte e alla letteratura e più propenso ad occuparsi delle sue numerose amanti.
L’11 agosto del 1900 il trono passò al figlio, che divenne re Vittorio Emanuele III, e Margherita si ritirò nel ruolo di Regina Madre, cedendo la scena alla nuora Elena del Montenegro.

Negli ultimi anni della sua esistenza, Margherita continuò a dedicarsi alle opere di beneficenza, ponendosi al servizio del suo Paese anche durante le tragiche vicende della Grande Guerra. L’amore degli italiani per Margherita rimase immutato fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 gennaio 1926 a Bordighera.
Il treno che la riportò a Roma si dovette fermare ben novantadue volte per consentire alla folla di porgerle l’estremo saluto. Le spoglie di Margherita di Savoia riposano nelle tombe reali del Pantheon di Roma.
“Sempre avanti Savoia!” (Margherita di Savoia)