STRUMENTO PER LA CORREZIONE DELLA VISTA, ARMA DIABOLICA O ATTRIBUTO DELL’INTELLETTUALE, L’OCCHIALE ACCOMPAGNA DA SECOLI LA STORIA DELL’UOMO.

La vita è affascinante: basta solo guardarla attraverso gli occhiali giusti.” (Alexandre Dumas figlio)

 

GLI OCCHIALI, PRIME RAPPRESENTAZIONI E SIGNIFICATO

 

La nascita degli occhiali rimane avvolta nel mistero, molti sostengono che siano comparsi per la prima volta a Venezia nel XIII secolo, altri propendono per un’origine fiorentina, sappiamo con certezza che la loro prima raffigurazione risale al 1352.

A Treviso, nella Sala del Capitolo dell’ex Convento di San Nicolò, possiamo ammirare il ciclo di affreschi di Tomaso da Modena che rappresenta la comunità dei domenicani intenti nelle attività tipiche dello studioso.

Tra i quaranta ritratti dei frati, spiccano quelli del cardinale Ugo di Provenza, con gli occhiali inforcati, e del cardinale Nicolas de Rouen che utilizza una lente per leggere: occhiali e lenti correttive entrano da questo momento nel mondo dell’arte.

Notazioni realistiche e simboliche nello stesso tempo: occhiali e lenti adatti a coloro che hann affaticato gli occhi sui codici, ma anche indicativi dello sguardo acuto proprio del ricercatore.

 

Tomaso da Modena, Ritratto del cardinale Ugo di Provenza, 1352
Tomaso da Modena, Ritratto del cardinale Ugo di Provenza, 1352

 

L’iconografia dello studioso accompagnato dal prezioso oggetto sarà un motivo ricorrente nella riproduzione di santi, apostoli ed evangelisti tra il Quattrocento ed il Cinquecento, ad indicare saggezza, vecchiaia, approfondimento.

Emblema di sapienza e scienza, l’occhiale “da vicino” divenne segno dell’acume intellettivo, mentre quello “da lontano”, riferendosi all’apertura verso più ampi orizzonti conoscitivi, incarnò la volontà di indagare la natura nella sua totalità.

Dal celeberrimo “San Gerolamo nello studio” del Ghirlandaio (1480), passando attraverso le opere di Crivelli e Piero di Cosimo, fino al meno noto “Miracolo di San Paolo” di Giovanni Bilivert (1644), l’occhiale venne esaltato come una mirabile invenzione capace di amplificare la vista e, di conseguenza, la conoscenza dell’uomo.

 

GLI OCCHIALI, ALTRE VALENZE SIMBOLICHE

 

La capacità di guardare di più e più a fondo le cose non ebbe solamente valenze positive; come ogni strumento che aiuta a vedere bene, l’occhiale fu associato al diavolo e all’inganno del visibile.

Se, come sosteneva Sant’Agostino, gli occhi sono la porta attraverso la quale le tentazioni penetrano nell’anima, allora gli occhiali si configurano come loro aiutanti privilegiati: arte demoniaca delle alchemiche lenti in grado di ingrandire, rimpicciolire e sdoppiare la realtà.

Nella Chiesa di Sant’Agostino a Siena è custodita un’opera alquanto particolare, divenuta famosa per lo descrizione letteraria che ne diede Leonardo Sciascia in “Todo Modo” (1974): “Sant’Antonio Abate tentato dal diavolo”.

Dipinta nel 1630 da Rutilio Manetti, la tela presenta un curioso diavolo che sfoggia un paio di occhiali appoggiati sul naso, segno della sapienza maliarda e fallace.

 

Rutilio Manetti, Sant'Antonio Abate tentato dal demonio, 1630
Rutilio Manetti, Sant’Antonio Abate tentato dal demonio, 1630

 

Me lo indicò, e fino a quel momento non lo avevo visto: un santo scuro e barbuto, un librone aperto davanti; e un diavolo dall’espressione tra untuosa e beffarda, le corna rubescenti, come di carne scorticata.

Ma quel che più colpiva, del diavolo, era il fatto che aveva gli occhiali: a prince-nez, dalla montatura nera.

E anche l’impressione di aver già visto qualcosa di simile, senza ricordare quando e dove, conferiva al diavolo occhialuto un che di misterioso e di pauroso: come l’avessi visto in sogno o nei visionari terrori dell’infanzia.”(Leonardo Sciascia, Todo Modo, 1974)

 

 

Prodigio travisatore della realtà, veicolo di illusioni e di false idee, l’occhiale non serve solamente a vedere meglio ma, in alcuni casi, può essere utilizzato per spiare senza essere visti l’oggetto del proprio desiderio.

Nel “Ritratto premonitore di Guillaume Apollinaire”del 1914 Giorgio De Chirico fa indossare al poeta degli occhiali scuri come quelli dei ciechi. Protetto da queste lenti impenetrabili Apollinaire ci guarda enigmatico: figura inquietante di un sogno metafisico.

 

GLI OCCHIALI COME ACCESSORIO DI MODA

 

Di varie fogge e materiali, da vista o da sole, l’occhiale si è affermato nel mondo contemporaneo come un affascinante accessorio di moda. Indossato da artisti, galleristi, cineasti e celebrities, esso costituisce un ornamento della persona, ma anche il segno distintivo di uno status o di una professione.

Nel 1966 Mimmo Rotella con “Aranciata con gli occhiali”  sottopose ad una critica spietata la cultura di massa denunciando, al contempo, una fase irreversibile di contaminazione dei linguaggi.

 

Mimmo Rotella, Aranciata con gli occhiali, 1966
Mimmo Rotella, Aranciata con gli occhiali, 1966

 

Arte, moda e design si sono appropriate dell’oggetto occhiale trasformandolo in una vera e propria protesi della persona. Da quelli a farfalla di Peggy Guggenheim a quelli dalla montatura marcata di Andy Warhol da quelli tondi di John Lennon a quelli a forma di cuore di Sue Lyon in “Lolita” di Stanley Kubrick, gli occhiali sono diventati lo specchio della personalità di chi li indossa rivelandone i gusti e le preferenze.

Giocando con un organo fondamentale come quello della vista, gli occhiali si sono reinterpretati e rinnovati attraverso una marcata sovrapposizione tra arte e moda. Universi che coesistono e si influenzano a vicenda, l’arte e la moda continuano a nutrire interesse per un apparato che, superata la sua funzione originaria, è diventato rivelatore non più della buona o cattiva conoscenza, ma di uno stato sociale o di un gruppo di appartenenza.

 

Sue Lyon in Lolita, diretto da Stanley Kubrick, 1962
Sue Lyon in Lolita, diretto da Stanley Kubrick, 1962

 

Ai nostri giorni artisti e designers si applicano nella creazione di veri e propri pezzi unici, frutto di ingegno e di maestria artigianale, perché se l’arte non è altro che merce, come avevano sancito gli artisti della Pop Art, allora anche la merce può essere arte.

Penso sempre a cosa significa indossare gli occhiali da vista. Quando ci si abitua alle lenti non si sa fino a che punto si potrebbe davvero vedere.

Penso a tutte le persone che esistevano prima che gli occhiali fossero inventati. Deve essere stato strano perché ognuno vedeva in modo diverso a seconda di come vedevano i propri occhi.

Ora, gli occhiali standardizzano la visione di tutti a 10 decimi. Questo è un esempio di come tutti quanti diventiamo simili. Ognuno potrebbe vedere a diversi livelli, se non fosse per gli occhiali.” (Andy Warhol)

 

IL MUSEO DELL’OCCHIALE DI PIEVE DI CADORE

 

A Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, esiste un Museo interamente dedicato all’occhiale e alla sua evoluzione teconologica.

Nato negli anni Cinquanta da un’idea del medico e archeologo Enrico De Lotto, fu poi concretamente realizzato da Vittorio Tabacchi, presidente della Safilo e appassionato collezionista di occhiali.

 

Peggy Guggenheim con gli occhiali a farfalla creati per lei da Edward Melcarth
Peggy Guggenheim con gli occhiali a farfalla creati per lei da Edward Melcarth

 

Il Museo dell’Occhiale è stato inaugurato nel 1990 e, attraverso più di 3.000 pezzi, ci conduce in un viaggio straordinario nella storia, coniugando evoluzioni tecnologiche a evoluzione di gusti e di costumi.

La sede del Museo si trova nella città natale di Tiziano Vecellio; la visita rappresenta anche un’occasione per conoscere le origini del grande maestro cadorino.

 

Per maggiori informazioni sul Museo dell’Occhiale visita il link ufficiale:

http://www.museodellocchiale.it/

 

 

Bartolomé Esteban Murillo, Quattro personaggi, 1655-1660
Bartolomé Esteban Murillo, Quattro personaggi, 1655-1660