RENÉ MAGRITTE È CONSIDERATO UNO DEI MAGGIORI INTERPRETI DEL SURREALISMO. RISERVATO E SCOSTANTE, TRASCORSE LA MAGGIOR PARTE DELLA PROPRIA ESISTENZA NELLA SUA PATRIA, ACCANTO ALL’AMORE DI SEMPRE, GEORGETTE BERGER.
Era un tipo morigerato, discreto, fedele alla sua routine quotidiana. Un borghese normale, perfino banale, se vogliamo. Eppure dalla normalità di quest’uomo è uscita un’opera eccezionale, capace di sbriciolare le certezze del mondo in cui viviamo.
“Il pensiero è invisibile, come il piacere o il dolore. Ma la pittura fa intervenire una difficoltà. C’è il pensiero che vede e che può essere descritto visibilmente.” (René Magritte)
RENÉ MAGRITTE, LE ORIGINI
René Magritte nacque a Lessines, piccola cittadina della Vallonia, il 21 novembre 1898 da Léopold, mercante e uomo d’affari, e da Regina Bertinchamps, una modista.
L’infanzia di Magritte fu segnata da diversi trasferimenti, dovuti al lavoro del padre, e da un evento molto tragico, la morte prematura della madre. Il 24 febbraio 1912 Regina Bertinchamps si gettò nel fiume Sambre, dal quale venne ripescata solo il 12 marzo. Secondo le fonti più accreditate, la donna fu ritrovata con la testa avvolta nella camicia da notte. Un’immagine che il giovane Magritte non dimenticherà molto facilmente, riproducendola in alcune delle sue opere più note.

Nel 1916, terminati gli studi classici, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, dove cominciò ad appassionarsi ai movimenti d’avanguardia. Nel 1922 si sposò con Georgette Berger, la donna di una vita, che aveva incontrato quando aveva appena quindici anni.
Prendendo le mosse dal Cubismo, affascinato dalle scoperte del Futurismo, intrigato dal Surrealismo, e soprattutto dal lavoro di De Chirico, Magritte imboccò ben presto la sua strada, allontanandosi dalle vie troppo battute della pittura. E quella strada si chiamava straniamento.
La trahison des images (Il tradimento delle immagini) del 1929 è l’opera manifesto di questo suo nuovo modo di fare arte, un’arte capace di mettere in discussione il rapporto tra gli oggetti ed il loro significato.
“Chi oserebbe pretendere che l’immagine di una pipa è una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro? Nessuno. Quindi, non è una pipa.” (René Magritte)
RENÉ MAGRITTE, L’OPERA
René Magritte con la sua opera intese analizzare i meccanismi della visione. Se infatti la costruzione formale era stata oggetto di numerose sperimentazioni da parte delle avanguardie, c’era ancora molto da dire a proposito del valore espressivo dell’immagine, del suo vuoto e del suo pieno di verità.
“Il linguaggio dell’autenticità dà la parola alle parole dando loro significati che non hanno mai avuto prima.” (René Magritte)
I suoi quadri rappresentano una delle ultime grandi risposte alle domande poste dal fare pittura, dopo di lui l’arte si risolse nel puro gesto fisico. Utilizzando uno stile semplice, se vogliamo elementare, egli scandagliò le incongruenze insite nella realtà delle cose. L’occhio vede, registra e riflette sull’illogicità del mondo, attraverso dei modelli logici.
A differenza dei Surrealisti che ponevano al centro della loro arte il sogno, Magritte puntò lo sguardo sul mondo che ci circonda, convinto della sua intrinseca natura surreale.
“Non c’è bisogno del sogno è sufficiente guardare: la realtà visibile e tangibile non è altro che un sogno. L’arte come la concepisco io, è refrattaria alla psicoanalisi: evoca il mistero senza quale il mondo non esisterebbe, ossia il mistero che non si deve confondere con una sorta di problema, per quanto difficile sia.” (René Magritte)

Uomini con una mela al posto del viso, amanti dal volto coperto che si baciano, pipe che si autoproclamano non pipe, specchi che riflettono al contrario, bicchieri che sostengono nuvole, sono solo alcuni dei giochi bizzarri che Magritte si è divertito a rappresentare sulla tela.
Ma il nostro occhio è chiamato ad andare oltre la superficie, oltre la piacevolezza dell’immagine, per sondarne i significati più reconditi: un voluto cortocircuito visivo che appartiene, in primo luogo, alla struttura dei segni. Le cose non possiedono una certezza di significato né una sicurezza di relazioni; tutto è vano ed evanescente in una visione soggettiva, contaminata dal tempo e dalla memoria.
“La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.” (René Magritte)

In Magritte gli oggetti si spogliano della loro funzione tradizionale, per connotarsi come parole di un linguaggio la cui struttura grammaticale è del tutto sovvertita: una veste intercambiabile, ridistribuita all’interno di un sistema che lo assegna a realtà via via differenti.
Il “non senso” non appartiene alla dimensione del rimosso o a quella del subconscio, ma abita lo stato del giorno e della veglia: bisogna solamente saper vedere e vedere di più. Superando le conquiste del Surrealismo, René Magritte ha saputo palesarci il mistero che ci avvolge. E così soggetti ed oggetti tornano a far parte di quel grande disegno universale che egli ama sconvolgere. Ogni sua opera è il frutto di un pensiero articolato, una spinta alla riflessione, uno stimolo per l’umana intelligenza.
“La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione.” (René Magritte)
RENÉ MAGRITTE, IL SUCCESSO
La sua prima mostra, presso la Galleria Le Centaure di Bruxelles nel 1927, fu un vero e proprio disastro. Critico e pubblico non accolsero bene i suoi lavori. Magritte cadde in una profonda depressione e decise di trasferirsi per un po’ a Parigi, dove entrò in contatto con il movimento surrealista.
Il successo commerciale giunse tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, con una serie di incarichi pubblici, la sua prima retrospettiva al Palais des Beaux-Arts nel 1954 e, nello stesso anno, la presenza alla Biennale di Venezia, nel padiglione del Belgio.
Negli anni Sessanta, in piena epoca Pop, la sua fama giunse fin negli Stati Uniti grazie anche a due grandi mostre: nel 1960 al Museum for Contemporary Arts di Dallas e al Museum of Fine Arts di Houston. Nel 1965, in occasione della sua grande retrospettiva al Museum of Modern Art di New York, si recò per la prima volta in America.
Il 15 agosto 1967, per un tumore al pancreas, René Magritte si spense nel letto della sua ultima dimora, al numero 67 di rue des Mimosas a Schaerbeek.

Nel 1964, tre anni prima della sua morte, Magritte dipinse uno dei suoi quadri più noti ed enigmatici, Le fils de l’homme (Il figlio dell’uomo). Un uomo, con un cappello a bombetta e con indosso un abito scuro, è ritratto con una mela verde sul viso. In realtà si tratta di un autoritratto, anche se non possiamo riconoscere le fattezze del volto. Una mela si frappone tra noi e l’uomo, come una mela si frappone fra l’uomo e la realtà circostante. La consapevolezza dei limiti imposti alle nostre aspirazioni.
“Il mondo è così totalmente e meravigliosamente privo di senso che riuscire ad essere felici non è fortuna: è arte allo stato puro.” (René Magritte)
RENÉ MAGRITTE, L’EREDITÀ
Nell’estate del 1930 René Magritte e la moglie, Georgette Berger, andarono a vivere in un appartamento al numero 135 di rue Esseghem, a Bruxelles. Vi trascorsero ventiquattro anni della loro esistenza, fino al 1954, quando si trasferirono nel comune di Scaerbeek.
Nella casa di Bruxelles Magritte dipinse circa la metà dei suoi lavori e passò i momenti più difficili, prima della sua piena affermazione come artista. Qui si riunivano ogni settimana i surrealisti belgi, discutendo di arte, di politica e di filosofia.
Considerata l’importanza del luogo, nel 1993 si decise di recuperare la struttura per creare una Casa-Museo dedicata a René Magritte, cercando di mettere insieme i mobili e gli oggetti personali del pittore, venduti all’asta dopo la morte della moglie nel 1986. Dopo sei anni di lavori, il 5 giugno 1999 venne inaugurato il Museo René Magritte.

“Nella mia infanzia, mi piaceva giocare con una bambina nel vecchio cimitero abbandonato di una cittadina di provincia. Visitavamo le cripte di cui riuscivamo a sollevare le pesanti porte di ferro e risalivamo poi alla luce là dove un pittore, venuto dalla capitale dipingeva in un viale molto pittoresco… L’arte della pittura mi sembrava allora vagamente magica e il pittore mi sembrava dotato di poteri superiori. “ (René Magritte)
Il corpo di René Magritte riposa nel cimitero comunale di Schaerbeek, sua moglie Georgette giace al suo fianco. Dal 2009 la loro sepoltura è stata dichiarata monumento protetto dalla Regione di Bruxelles, a imperitura memoria di un genio senza tempo.