NEL 1961, A PARIGI, IL FOTOGRAFO AMERICANO RICHARD AVEDON CONOBBE RUDOLF NUREYEV, PROMESSA DELLA DANZA MONDIALE. DA QUESTO INCONTRO PRESE VITA UN SERVIZIO FOTOGRAFICO DESTINATO AD ENTRARE NELLA LEGGENDA.
“L’amicizia, come l’amore, richiede quasi altrettanta arte di una figura di danza ben riuscita. Ci vuole molto slancio e molto controllo, molti scambi di parole e moltissimi silenzi. Soprattutto molto rispetto.” (Rudolf Nureyev)
RUDOLF NUREYEV A PARIGI
Il 16 giugno 1961, presso l’aeroporto Le Bourget di Parigi, un giovane Rudolf Nureyev sfuggì al controllo del KGB e si consegnò alle autorità locali, chiedendo asilo politico al governo francese. Ancora ebbro dal successo ottenuto in città, non si aspettava certamente di essere rispedito in Russia. Ma il ballerino aveva infranto una delle regole imposte dal regime: aveva familiarizzato con gli stranieri e per questo non era più gradita la sua presenza.
Fino a quel momento non aveva mai considerato l’idea di fuggire, ma la situazione contingente lo pose di fronte ad una scelta: ritornare in Unione Sovietica, con il timore di non poterne più uscire, oppure disertare per essere finalmente libero. Fu una decisione presa all’istante, che lo segnò profondamente, ma che gli permise di affermarsi come ballerino di fama mondiale. In fondo a lui interessava solo danzare.
“Lasciai il mio Paese per mancanza di ossigeno, per riscoprire il senso della prospettiva di cui ogni artista ha bisogno se vuole continuare ad offrire la versione migliore di sé stesso.” (Rudolf Nureyev)
RICHARD AVEDON A PARIGI
Sempre nel 1961, sul finire del mese di luglio, a Parigi si svolse la Settimana della Moda. Un evento di portata internazionale, seguitissimo dal pubblico e dalla stampa. Per l’occasione giunse nella capitale francese Richard Avedon, uno dei fotografi più in voga del tempo. Ma quello era l’anno di Nureyev e tutti i riflettori erano puntati su di lui.
La fashion week fu il rumore di fondo delle ben più interessanti vicende del ballerino che aveva osato sfidare il governo sovietico: Nureyev era già una stella senza aver ancora brillato. Perfino Avedon ne rimase folgorato e decise che doveva fotografarlo a tutti i costi. Fu così che, potendo contare sull’amicizia con Raymundo de Larrain – allora direttore del Grand Ballet du Marquis de Cuevas, la sola compagnia che si era offerta di scritturare il fuggitivo – Richard Avedon ottenne l’esclusiva per scattare delle foto a Rudolf Nureyev.
IL SERVIZIO FOTOGRAFICO
Il 25 luglio 1961 in una sala di danza, appositamente affittata per l’occasione sugli Champs-Elysées a pochi passi dall’Hôtel San Regis, venne realizzato il leggendario servizio fotografico. Come da sua abitudine, Avedon cominciò a familiarizzare con Nureyev, in modo da metterlo il più possibile a suo agio. Tra i due si instaurò una speciale sintonia: il fotografo rimase profondamente colpito dalla viva intelligenza del ballerino, mentre Nureyev si riconobbe nella speciale dedizione che Avedon poneva nel suo lavoro.
Rendendo omaggio all’esotica bellezza di Rudolf, Avedon ne immortalò i tratti del volto e i diversi dettagli anatomici, riservando un’attenzione particolare ai piedi. Ad un certo punto della sessione gli chiese di spogliarsi, in modo da poter catturare lo strumento del suo lavoro, ossia il suo corpo. Dapprima reticente, Rudolf alla fine acconsentì, mettendo a nudo il suo fisico modellato da una ferrea disciplina e da rigorosi allenamenti. Ne derivarono una serie di foto tanto ardite, quanto discrete: il danzatore dimostrava una perfetta padronanza del suo corpo e della sua sessualità.
“Mentre io lo fotografavo lui alzò lentamente le braccia e contemporaneamente il suo pene si eresse. Era come se danzasse con ogni parte di sé. Tutto il suo corpo rispondeva a una sorta di ammirazione di sé. Io pensai che fosse il più inenarrabile dei momenti – troppo bello per essere credibile. In un certo senso fu un’orgia narcisistica: l’orgia di un solo uomo.” (Richard Avedon)
Il giorno seguente, passato l’entusiasmo del momento, Rudolf si pentì di quel gesto e delle immagini che ne erano scaturite. Si sentiva come sporco, precocemente macchiato dalla corruzione dell’Occidente. Chiese ad Avedon le foto per poterle distruggere. Per nostra fortuna nella macchina era rimasto un rullino non ancora terminato, pubblicato solamente trentasette anni dopo nella raccolta di Richard Avedon, The Sixties.
“Il tuo corpo in questo momento dovrebbe essere ricordato, ogni muscolo merita di essere fotografato perché è il corpo del più grande danzatore del mondo.” (Richard Avedon)