Patrona dei vigili del fuoco, dei minatori, della marina, degli artiglieri, dei muratori, degli architetti e di tante altre categorie di lavoratori e di militari, Santa Barbara viene invocata in caso di estrema necessità e di pericolo.

Santa Barbara dal canon, protegeme da sto ton, protegeme da sta saeta, Santa Barbara benedeta. “ (Invocazione dei pescatori di Burano)

 

SANTA BARBARA, LA STORIA

 

Secondo la tradizione più accreditata, Santa Barbara nacque ad Izmit, in Nicomedia, nel terzo secolo dopo Cristo. Nicomedia a quel tempo era una regione turca, per questo il nome Barbara, dal greco bàrbaros (letteralmente balbuziente), appellativo che veniva usato per riferirsi ai popoli non greci poichè incapaci di parlare correttamente la lingua. Barbara era quindi una straniera, una “non romana”.

Ragazza bellissima, studiosa e assai riservata, Barbara venne rinchiusa dal padre Dioscuro in una torre per preservarla da sguardi indiscreti, non sapendo che la fanciulla aveva già deciso di offrirsi completamente a Dio.

 

Maestro di Francoforte (1460-1533), Santa Barbara
Maestro di Francoforte, Santa Barbara, dettaglio, 1510-1520

 

Il pagano Dioscuro non apprezzò la dedizione di Barbara alla nuova fede cristiana e così la fece processare e condannare a morte. Da questo momento hanno inizio tutta una serie di violente torture che resteranno celebri come il martirio di Santa Barbara. Tra tormenti di ogni tipo e miracolose guarigioni, il 4 dicembre del 306 Barbara fu decapitata dalla spada del padre, il quale venne colpito a morte da un fuoco improvviso giunto dal cielo.

Questa morte inaspettata, inviata dal cielo come punizione, mandò all’inferno l’anima del genitore crudele senza che avesse modo di pentirsi delle sue malefatte. Per questo motivo la vergine Barbara è invocata dai cristiani contro il pericolo dei fulmini, delle armi e delle “male morti”, ossia di quelle morti improvvise, avvenute senza il perdono di Dio. Santa Barbara viene festeggiata il 4 dicembre.

 

SANTA BARBARA, LE RELIQUIE

 

Oggi le reliquie di Santa Barbara sono custodite nell’isola veneziana di Burano, ma vediamo come sono giunte fino a qui.

Da Nicomedia, su volere dell’imperatore Giustino, le spoglie di Barbara furono portate a Costantinopoli, nel VI secolo dopo Cristo. Nel 1004 a Costantinopoli si celebrò un illustre matrimonio, quello tra Giovanni Orseolo, figlio del Doge Pietro II, e Maria, nipote dell’imperatore Basilio II. La donna, particolarmente devota a Santa Barbara, volle portare con sé, a Venezia, il corpo della santa. Qui venne deposto dapprima nella Basilica di San Marco, per poi essere collocato, nel 1009, nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Torcello. In seguito alla sua soppressione da parte di Napoleone I, con decreto del 1 luglio 1806, i sacri resti furono trasportati nella chiesa di San Martino a Burano, il 10 marzo 1811.

 

Jan van Eyck, Santa Barbara, 1437
Jan van Eyck, Santa Barbara, 1437

 

Per molto tempo si è ritenuto che i magazzini delle navi carichi di proiettili e polvere da sparo venissero chiamati “Santabarbara” in ricordo della traslazione delle reliquie di Barbara da Costantinopoli a Venezia, riposte nella parte centrale della nave, dove si usano mettere le armi; molto più probabilmente il nome deriva dalla repentina morte del padre, ucciso da un fulmine.

 

 

SANTA BARBARA, L’ICONOGRAFIA E LE RAPPRESENTAZIONI

 

Venerata come santa e martire sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa, Barbara è stata rappresentata in molteplici modi, risultato delle diverse tradizioni culturali.

L’attributo più comune della vergine è senza dubbio la torre a tre finestre (simbolo della Trinità), rappresentata sia come ambiente nel quale è collocata, sia come “miniatura” tenuta in mano o appoggiata ai suoi piedi. Uno degli emblemi più antichi è invece la penna di pavone, indice di immortalità e di apoteosi, e richiamante alcune versioni della leggenda dove si narra che, quando si accinsero a torturarla, le verghe dei suoi carnefici si tramutarono in piume di pavone. Nella sua veste di martire a Barbara sono spesso associate la palma, una corona (o un diadema) e la spada, l’arma con la quale è stata uccisa.

 

Parmigianino, Santa Barbara, 1523
Parmigianino, Santa Barbara, 1523

 

Dopo il XV secolo apparvero anche il calice e l’ostia, entrambi attinenti all’accompagnamento cristiano alla morte. Altri simboli ricorrenti sono i cannoni e le catapulte (richiamanti il patronato di Santa Barbara sull’artiglieria), il libro (esemplificativo della sua vita studiosa) e la torcia (allusiva ad un episodio del suo martirio). Generalmente la santa è raffigurata come una bella fanciulla riccamente vestita, e molto spesso viene immortalata nel momento della decapitazione, episodio finale del suo lungo martirio.

Tra le opere più famose possiamo citare il monocromo su tavola del fiammingo Jan van Eyck, realizzato nel 1437, o quella del coevo Robert Campin tutta intenta nella lettura, la raffinata “Santa Barbara” del Parmigianino (1523) e la Santa Barbara de la “Madonna Sistina”, olio su tela di Raffaello del 1513-1514 circa, dove Barbara è inginocchiata, assieme a papa Sisto II, ai piedi della Vergine e due angioletti – divenuti celebri come logo di una nota casa di moda – ad osservare la scena.

 

SANTA BARBARA A SANTA MARIA FORMOSA DI VENEZIA

 

A Venezia, presso la chiesa di Santa Maria Formosa è custodito un polittico dedicato a Santa Barbara. L’opera venne commissionata a Jacopo Palma il Vecchio dalla Scuola dei Bombardieri, per ornare un altare che la confraternita aveva ricevuto in uso dal parroco della chiesa.

La grandiosa pala ritrae la Vergine nicomediense affiancata da sant’Antonio Abate, sulla destra, e san Sebastiano, a sinistra; in alto compaiono san Vincenzo Ferreri e san Giovanni Battista, mentre nella cimasa è rappresentata la Pietà.

L’artista dipinse Barbara come una bellissima dama rinascimentale: una donna dalle carni floride, splendidamente perfetta nella sua fine eleganza, allevata tra i fasti della Venezia del Cinquecento. La tradizione vuole che il modello per questo ritratto fosse Violante, l’avvenente figlia del pittore, poi immortalata anche da Giorgione e da Tiziano.

Sono presenti gli attributi simbolici della tradizione: Barbara regge nella mano destra la palma del martirio, reca sul capo una corona e, sullo sfondo, è presente una torre. Questa rappresentazione divenne l’effige ufficiale dei bombardieri, tanto che venne riprodotta nelle loro medagliette.

 

Jacopo Palma il Vecchio, Polittico di Santa Barbara, dettaglio, 1523-1524
Jacopo Palma il Vecchio, Polittico di Santa Barbara, dettaglio, 1523-1524

 

Ma chi erano questi bombardieri?

Fino al 1757, l’esercito veneto non era dotato di un corpo di artiglieria vero e proprio. La Serenissima si arrangiava con i cosiddetti bombardieri, ossia degli artiglieri urbani posti al servizio dei castelli, delle fortezze e dei legni armati, con specifici compiti ed abilità. Ai bombardieri appartenevano per obbligo gli affiliati alle maestranze ed alle scuole devote al culto di Santa Barbara, a rimarcare la sua centralità nel proteggere tutti coloro che maneggiano armi da fuoco, o che hanno a che fare con il fuoco.

 

– Mamma, perché quando fugge una stella o balena un lampo, si dice: Santa Barbara benedetta, che nel cielo sei scritta con carta e acqua benedetta?

–  Gli antichi sapevano molte cose che noi abbiamo dimenticato.” (Federico Garcia Lorca)