WILLIAM BLAKE FU UN UOMO DI GRANDI PASSIONI E REPENTINI MUTAMENTI DI PENSIERO: CONDUSSE UNA VITA DA LIBERO INTELLETTUALE, COMPLETAMENTE ALIENO RISPETTO AL COMUNE SENTIRE DEL SUO TEMPO.
Pittore, incisore, poeta e mistico, William Blake votò la sua intera esistenza all’espressione del suo mondo interiore. “L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa”, soleva ripetere, dando forza alla necessità di cercare nella sua intima spiritualità la fonte d’ispirazione per le sue opere. Egli intese l’arte come immagine dell’Eterno, libera dalle lusinghe edonistiche della natura: la schiavitù dei Sensi è la condanna a cui l’uomo deve sottrarsi.
Il suo temperamento non convenzionale lo portò a nutrire una certa avversione per il razionalismo imperante, convinto che tale atteggiamento servisse solo ad imprigionare la mente e a generare miseria ed oppressione. Scagliandosi contro il dominio della Ragione, indicò all’uomo la strada per elevarsi al di sopra della realtà sensoriale: “se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito.”
WILLIAM BLAKE, LA FORMAZIONE E LA POETICA
William Blake nacque il 28 novembre 1757 a Soho, nel cuore di Londra, secondo dei sei figli di James Blake, un commerciante di maglieria. Fin dall’infanzia si dedicò con passione alla lettura e dimostrò un precoce talento per l’arte, cosa che i genitori non esitarono ad incoraggiare.
Insoddisfatto degli studi tradizionali, il giovane Blake elaborò un personale percorso formativo in grado di permettergli di sviluppare le sue naturali inclinazioni e i suoi originali interessi. In un’epoca dove la pittura inglese verteva quasi esclusivamente sul ritratto e, in misura minore, sul paesaggio, egli si immerse completamente nel suo mondo onirico, dimostrando altresì un inusuale interesse per l’arte gotica e per quella medievale. “L’arte greca – sosteneva – è una forma matematica, l’arte gotica una forma viva”.

Un universo immaginario popolato da demoni, esseri grotteschi e creature orripilanti venne ad abitare il lavoro di Blake, riflesso di una weltanschauung romantica e visionaria, arricchita di letture mistiche, filosofiche, letterarie e religiose.
Rifiutando le categorie predefinite di bene e male, grazia e perdizione, ragione ed immaginazione, riuscì ad incrinare le certezze della scienza illuminista fondando, a sua volta, un credo unico ed originale, sciolto da ogni dettame precostituito. Il nuovo Testo Sacro di Blake trovava la sua ragion d’essere nella Bibbia e nella mitologia, elaborate secondo un sistema di valori del tutto peculiare.
WILLIAM BLAKE, LA RELIGIONE
Incline alla libertà e restio a sottostare a dogmi codificati, Blake non si appiattì sui precetti indotti da una chiesa, fosse quella anglicana o quella cattolica. La sua religiosità fu tutta interiore e volta alla ricerca dell’originaria unità dell’uomo, cosa che costituì per lui una sorta di ossessione. Era infatti convinto che, in seguito al Peccato Originale, gli elementi costitutivi dell’essere umano – ragione, immaginazione, sensi, emozioni – si fossero disgregati provocando un diffuso stato di malessere e di tensione.

“Gli uomini vengono ammessi in Paradiso non perché abbiano dominato e frenato le proprie passioni o non ne abbiano avute affatto, ma perché hanno coltivato la loro capacità di conoscere. Il Tesoro del Paradiso non è la negazione della passione, ma la realtà dell’intelletto, da cui tutte le passioni fuoriescono libere nella loro eterna Gloria.” (William Blake)
L’iconografia cristiana compare spesso nelle immagini di Blake, trasformata in una realtà in cui si fondono sogno e fantasia, esoterismo e misticismo: una sorta di allucinato viaggio extrasensoriale che anticipa l’inconscio freudiano e le conquiste della pittura moderna.
WILLIAM BLAKE, LO STILE
Dal punto di vista stilistico, Blake diede voce alle sua immaginazione attraverso forme vigorose e colori intensi: la forza del sentimento necessitava di un’espressione altrettanto poderosa. Anche per la tecnica impiegata si fece prontamente notare come un outsider. Rigettò la diffusa pittura ad olio, da lui considerata come un cedimento al formalismo e al piacere tattile, preferendo l’acquerello, solitamente utilizzato per schizzi e bozzetti più che per le opere finite.

Dotato di uno spirito fiero, eccentrico, indipendente ed altero, William Blake non fece mai nulla per ingraziarsi il pubblico che lo ricambiò con il più assoluto disinteresse. La sua arte venne bollata come “un’accozzaglia di assurdità… le folli esternazioni di una mente alterata”. Ma di tutto ciò non si diede mai pena, fermamente convinto di non aver bisogno del consenso della moltitudine.
“Vedere un Mondo in un granello di sabbia, e un Cielo in un fiore selvatico, tenere l’Infinito nel cavo della mano e l’Eternità in un’ora.” (William Blake)
WILLIAM BLAKE, L’EPILOGO
Il 12 agosto 1827, all’età di sessantanove anni, William Blake si spense in seguito ad una lunga malattia. Considerato uno squilibrato e guardato con sufficienza, fu riscoperto e rivalutato solo un secolo dopo la sua morte, quando venne osannato come uno degli artisti più geniali della sua epoca.
“Non c’è dubbio che questo poveraccio fosse pazzo, ma c’è qualcosa nella sua pazzia che attira il mio interesse più dell’equilibrio di Lord Byron e Walter Scott.” (William Wordsworth)

Visita una delle più vaste raccolte di William Blake custodite alla Tate Britain di Londra:
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