FOTOGRAFO UNDERGROUND OGGI DIVENUTO UN CLASSICO, WILLIAM EGGLESTON FU UN GRANDE RIVOLUZIONARIO DEL MEZZO FOTOGRAFICO.
Sfidando le convenzioni ed affrontando i maestri indiscussi del suo tempo, quali Ansel Adams e Walker Evans, Eggleston diede lustro al rullino a colori, fino ad allora considerato non adatto ad un utilizzo artistico.
Non fu solamente l’uso del colore a scardinare i canoni della fotografia tradizionale, ciò che maggiormente sconvolse il mondo dell’arte fu la scelta dei suoi soggetti. Soggetti che Hilton Kramer, critico del New York Times, definì “banali”, così tremendamente ordinari da risultare volgari.

William Eggleston fece propria una lezione che la pittura aveva compreso da tempo: non è tanto importante il cosa ma il come. Ecco che il suo lavoro è un tributo alla quotidianità vista con occhi in grado di darle nuova evidenza
Attraverso l’obiettivo gli oggetti comuni acquistarono un significato più intenso, materializzandosi come forme iconiche di una normalità che abbiamo smesso di vedere.
LA FORMAZIONE
William Eggleston nacque a Memphis il 27 luglio 1939. Suo padre era un ingegnere e sua madre era la figlia di un eminente giudice locale. Crebbe nel Mississipi dove i genitori gestivano una piantagione di cotone.
“Avevamo una piantagione di cotone piuttosto grande, circa 6.000 ettari, e decisi che non mi interessava occuparmi di agricoltura. La vita in una piantagione è abbstanza noiosa. Non c’è niente da fare se non stare seduti a guardare crescere il cotone: non è tanto divertente. ” (William Eggleston da un intervista rilasciata a Stella McCartney per “Vogue”, 11 novembre 2016)
Fin dall’adolescenza dimostrò una certa predisposizione per la musica, a quattro anni già suonava magistralmente il pianoforte, e per il disegno; frequentò due diverse università nel giro di due anni senza peraltro riuscire a portare a termine gli studi.

Nel 1958, incoraggiato dal suo migliore amico, acquistò la sua prima Leica e cominciò così ad appassionarsi di fotografia.
“Ricordo che io e il mio amico eravamo alla Vanderbilt University un pomeriggio, con un rullino a colori nuovo. Lo caricammo e ce ne andammo in giro per il parco. Scattammo molte fotografie e le feci subito sviluppare: erano stupende.” (William Eggleston da un intervista rilasciata a Stella McCartney per “Vogue”, 11 novembre 2016)
Lamentandosi spesso della bruttezza della città in cui viveva, Eggleston mise a fuoco proprio quelle brutture che lo circondavano, restituendoci l’immagine più oscura e crepuscolare del sogno americano.
I SOGGETTI E LO STILE
Un colore carico e intenso dona forza alla realtà quotidiana: un triciclo abbandonato su un marciapiede, l’insegna di una stazione di servizio, un lavello pieno di piatti, una signora seduta su una panchina, l’interno di un caffè, sono tutti frammenti di una realtà che si fa altra, simboli dell’essenza stessa del mondo.
Eggleston non è un semplice cronista, il suo non è un resoconto imparziale: nella scelta dei tagli, dei soggetti e delle inquadrature, egli si è fatto portavoce di un suo modo d’intendere la realtà.

Il suo occhio democratico, come venne definito, ha sottratto la vita quotidiana alla banalità dello sguardo, componendo tessere di un mosaico in grado di rivelare il caos dell’esistenza.
Le foto di Eggleston sono momenti decisivi, attimi sospesi di un’azione imminente, che si deve compiere o che si è già compiuta; un’azione sospesa, come in bilico, che apre un senso di vertigine del non compiuto.
Per questa sua presunta normalità capace di catturare l’inquietudine ed alludere ad un pericolo in agguato, l’opera di Eggleston viene assimilata al cinema di David Lynch, e lo stesso Stanley Kubrick ne fu ispirato per la realizzazione di “Shining”.

Ma è soprattutto alla pittura di Edward Hopper che Eggleston deve essere assimilato: entrambi scelsero dei soggetti normalmente inusuali per raccontare la solitudine e l’incubo dell’America moderna. Pioniere del colore e della democraticità dello sguardo, l’opera di William Eggleston fu di grande impatto su fotografi quali Stephen Shore, Martin Parr e Nan Goldin.
Oggi le sue foto non fanno più scalpore proprio perché è stato capace di sedimentarsi nella nostra cultura visiva, in un modo che pochi altri fotografi possono vantare.
“Quello di cui il mondo ha bisogno è un altro fotografo, ne sono certo.” (William Eggleston)

Visita il sito della William Eggleston Foundation al seguente link:
http://egglestonartfoundation.org/