SIMBOLO DI LUSSO ED ELEGANZA, TIFFANY È NOTA IN TUTTO IL MONDO PER I SUOI GIOIELLI STRAORDINARI, VERE E PROPRIE OPERE D’ARTE.
“Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria superba: non ci può capitare nulla di brutto là dentro, non con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento e di portafogli di coccodrillo.” (Truman Capote, “Colazione da Tiffany”, 1958)
TIFFANY & Co, LA STORIA
Il 18 settembre 1837, al 259 di Broadway a Manhattan, veniva inaugurato un nuovo negozio, specializzato in articoli da cancelleria ed oggettistica. Charles Lewis Tiffany, assieme al socio e amico d’infanzia John B. Young, erano arrivati a New York dal Connecticut con appena mille dollari in tasca per imbarcarsi in questa impresa.
Il primo giorno incassarono la modesta cifra di 4,98 dollari, ma l’attività si espanse rapidamente, cominciando ad acquistare novità esotiche, tra cui antichi bronzi indiani e raffinate porcellane cinesi. La cosa attirò l’attenzione di una ricca clientela e gli affari fiorirono.
Fu solo nel 1848 che Charles Lewis Tiffany decise di focalizzare il business della sua azienda sui gioielli. L’abile imprenditore investì gran parte dei suoi profitti nei diamanti messi all’asta dalla nobiltà francese, in seguito alla caduta di Luigi Filippo in Francia. L’azzardo si rivelò proficuo: per la prima volta delle pietre tanto belle – si dice che alcune appartenessero alla collezione di Maria Antonietta – facevano il loro ingresso negli Stati Uniti e la stampa incoronò Tiffany come “Kings of Diamonds” (Re dei Diamanti).
“Non che me ne freghi niente dei gioielli. I brillanti, sì. Ma è cafone portare i brillanti prima dei quaranta, ed è anche pericoloso. Stanno bene solo addosso alle vecchie, i brillanti. Ma non è per questo che vado pazza per Tiffany.” (Truman Capote, “Colazione da Tiffany”, 1958)

Tiffany & Co divenne così la gioielleria più importante della nazione, meta prediletta dell’élite newyorkese. Nel 1878 l’azienda acquistò una delle pietre più grandi e preziose del mondo, un diamante giallo proveniente dal Sud Africa dal peso di 287,42 carati, conosciuto come Tiffany Diamond. Tagliato a cuscino in un brillante da 128,54 carati dal gemmologo della maison George Frederick Kunz, il diamante è stato indossato pubblicamente solo da quattro persone fino ad oggi. L’ultima apparizione risale al 2022, quando lo troviamo al collo dell’attrice Gal Gadot, protagonista del film “Assassinio sul Nilo” diretto da Kenneth Branagh.
Alla casa di gioielleria americana si deve anche l’invenzione di un accessorio divenuto iconico per la società occidentale. Nel 1886 fu presentato il Tiffany Setting, ovvero l’anello di fidanzamento come lo conosciamo ancora ai nostri giorni, formato da pochi e ben riconoscibili elementi: una montatura a sei griffe, praticamente invisibili, che solleva il diamante al di sopra della fascia, consentendo alla pietra di catturare tutta la luce.
Tra premi e riconoscimenti, la storia di Tiffany è costellata da tappe importanti che hanno contribuito ad affermare il suo nome in tutto il mondo, per il suo design unico e riconoscibile.
IL BLU TIFFANY
Uno degli elementi più rappresentativi di Tiffany è certamente il colore impiegato per le sue confezioni, le celebri Blue Box, capace di definire un intero universo di lusso e ricercatezza.
Il Tiffany Blue, una particolare cromia che coniuga il verde e l’azzurro, venne utilizzato per la prima volta nel 1845 da Charles Lewis Tiffany per la copertina del catalogo, il cosiddetto Blue Book, inviato per corrispondenza ai clienti per illustrare le ultime novità del negozio.
Al tempo il turchese era una gemma da poco scoperta ed aveva subito ottenuto una grande popolarità in America. Nella Vecchia Europa le spose vittoriane usavano regalare agli invitati una spilla con turchesi, a forma di colomba, come ricordo del giorno delle nozze. Era un colore alla moda, e forse per questo fu scelto da Tiffany.

Da quel momento l’azienda cominciò ad utilizzare il Blu Tiffany per tutti i suoi materiali promozionali, comprese le famose ed agognate scatolette, divenendo un marchio di fabbrica riconosciuto e riconoscibile.
“Tiffany ha in negozio una cosa che non si può comprare per nessun cifra ma si piò solo ricevere in regalo: una delle sue scatole.” (New York Sun, 1906)
Nel 1998 il colore fu registrato e coperto da copyright, insieme alla scatola, al nastro di raso bianco e al nome Tiffany Blue Box. L’intento, oltre a quello di proteggere l’azienda dalle imitazioni, era quello di far percepire anche il packaging come un prodotto esclusivo. Infine, nel 2001, il Pantone Color Institute ha standardizzato la formula di questo colore con il numero PMS 1837, che corrisponde all’anno di fondazione della maison. È inutile tuttavia cercarlo nelle mazzette di Pantone, non è disponibile in commercio.
COLAZIONE DA TIFFANY
La fama di Tiffany & Co ottenne la sua consacrazione ufficiale nel 1958, quando Truman Capote diede alle stampe il suo romanzo Breakfast at Tiffany’s (Colazione da Tiffany).
Ambientato nella Manhattan del 1940, esso racconta le vicende di Holly Golightly, giovane escort di umili origini che vive infischiandosene delle convenzioni sociali. Astuta, seducente, arrivista e calcolatrice, Holly è una donna che segue una moralità tutta sua, facendosi guidare da un’ingenua fiducia nel prossimo. C’è solo un punto fermo nella vita di Holly: Tiffany. Tiffany è l’unico luogo che per lei rappresenta una certezza, un punto saldo nella sua sconclusionata esistenza.
“Il motivo principale per cui ho scritto di Holly, al di là del fatto che mi piaceva così tanto, era che rappresentava un tale simbolo di tutte queste ragazze che vengono a New York e girano al sole per un momento come le mosche di maggio e poi scompaiono. Volevo salvare una ragazza da quell’anonimato.” (Truman Capote)

Pochi avranno letto il libro di Capote, ma tutti hanno sicuramente in mente una splendida Audrey Hepburn in abito nero Givenchy, occhiali scuri, collana di perle e lunghi guanti neri, davanti alla vetrina di Tiffany con una bevanda calda e una brioche tra le mani.
Sì perché nell’immaginario collettivo Tiffany è Audrey Hepburn, con il suo stile glamour e la sua innata eleganza.
Quando nel 1961 Blake Edwards decise di tradurre in pellicola il romanzo di Capote, per la protagonista la scelta era caduta su Marilyn Monroe, simbolo di femminilità per eccellenza. Ma, anche se Capote avrebbe preferito la sensuale Marilyn, così non è stato ed il resto è leggenda.
Colazione da Tiffany è molto più di un film, è un modello che è entrato a far parte della storia del costume, della moda e della società, e ha contribuito a sancire definitivamente il successo di Tiffany & Co nella cultura di massa.
“Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com’è. È come Tiffany.” (Truman Capote, “Colazione da Tiffany”, 1958)