CON IL SUO STILE SOBRIO E RAFFINATO, HUBERT DE GIVENCHY CONTRIBUÌ A CONSACRARE PARIGI COME CAPITALE INTERNAZIONALE DELLA MODA.

Tutto ciò di cui una donna ha bisogno per essere chic è un impermeabile, due completi, un paio di pantaloni e un maglione di cashmere.” (Hubert de Givenchy)

 

HUBERT DE GIVENCHY, LE ORIGINI

 

Hubert James Taffin de Givenchy nacque il 20 febbraio 1927 a Beauvais, capoluogo del dipartimento dell’Oise nella regione dell’Alta Francia. Era il figlio minore del marchese Lucien Taffin de Givenchy e di Marguerite Jeanne Béatrice Badin. La famiglia paterna, di origini italiane (il cognome autentico era Taffini), venne elevata al rango aristocratico nel 1713, quando il capofamiglia ottenne il titolo di marchese di Givenchy.

Rimasto orfano di padre a soli due anni d’età, il piccolo Hubert venne allevato dalla madre e dalla nonna materna Marguerite Dieterle Badin, vedova di Jules Badin, pittore nonché proprietario e direttore della storica Manifattura Gobelins e delle fabbriche di arazzi di Beauvais. L’ambiente nel quale crebbe fu certamente il più adatto a stimolare il suo amore per le stoffe e la moda. Fin da piccolo si dilettava a disegnare abiti per la madre, capaci di esaltare le sue fattezze esili e la sua innata eleganza.

Fin dalla mia infanzia sono stato sedotto dalla moda. Il mio lavoro è stato la mia vita. Il mio mestiere è stato il più bel lavoro che potessi fare ed ecco perché l’ho amato così tanto ed ecco perché l’ho scelto fin dall’inizio. Non smetterò mai di amarlo, mai.” (Hubert de Givenchy)

 

Givenchy, Blusa Bettina, 1952
Givenchy, Blusa Bettina, 1952

 

A diciassette anni si trasferì a Parigi per studiare disegno presso l’École nationale supérieure des beaux-arts. Cominciò subito ad avvicinarsi al mondo dell’haute couture lavorando per nomi come Jacques Fath, Lucien Lelong, Robert Piguet, fino ad approdare, nel 1947, alla Maison Schiaparelli, dove ricoprì per quattro anni il ruolo di direttore creativo.

Apprendere il mestiere da grandi maestri è una grande opportunità, non si finisce mai di imparare nella vita.” (Hubert de Givenchy)

Nel 1952 debuttò con la sua prima collezione. Il successo fu immediato: l’innovativa concezione delle forme e la scelta originale dei tessuti, lo portarono alla ribalta come astro nascente della moda internazionale.

 

HUBERT DE GIVENCHY E AUDREY HEPBURN

 

La fama di Hubert de Givenchy è legata indissolubilmente al nome di Audrey Hepburn, la quale diverrà la sua musa ispiratrice ed intima amica.

I due si incontrarono per la prima volta nel 1953, quando l’attrice si presentò presso il suo atelier parigino, alla ricerca del guardaroba perfetto per il film “Sabrina“. Come rivelò lo stesso Givenchy l’inizio non fu incoraggiante: “quando me l’hanno presentata pensavo a Katherine Hepburn. Non la conoscevo. Lei voleva che le disegnassi gli abiti per il suo secondo film Sabrina con Humphrey Bogart. Le ho detto che no, non potevo. Ero impegnato. Ma lei ha insistito. Finché un giorno mi ha invitato fuori a cena. Figuriamoci una donna che invita un uomo a cena. Ma ho accettato. A fine serata mi aveva conquistato e da allora non ho mai smesso di vestirla.”

E se l’esordio non fu dei migliori, tra Givenchy e la Hepburn nacque un sodalizio sartoriale che ebbe il merito di riscrivere la storia della moda.

 

Audrey Hepburn con un abito Givenchy sul set di Sabrina, 1954
Audrey Hepburn con un abito Givenchy sul set di Sabrina, 1954

 

Dopo i quindici abiti creati per “Sabrina“, incluso il principesco vestito bianco in organza con ricami floreali, Givenchy disegnerà i costumi di gran parte dei film della Hepburn, contribuendo a consacrarla come icona di stile e di eleganza. Dall’abito rosso indossato mentre scende le scalinate del Louvre in “Cenerentola a Parigi“, alla straordinaria mise di “Sciarada“, dove un cappellino leopardato fa da pendant ad un cappotto rosso fuoco, passando per l’immortale tubino nero di “Colazione da Tiffany“, archetipo di tutti i little black dress a venire.

Non c’è donna al mondo che non sogni di assomigliare a Audrey Hepburn.” (Hubert de Givenchy)

 

Hubert de Givenchy e Audrey Hepburn, Parigi 1958
Hubert de Givenchy e Audrey Hepburn, Parigi 1958

 

La Hepburn si affidò alle preziose mani di Givenchy anche fuori dal set per alcuni dei momenti più importanti della sua vita privata, tra cui il secondo matrimonio con Andrea Dotti nel 1969, dove indossò un abito mini color rosa tenue abbinato a un foulard dello stesso colore.

Audrey era unica, speciale, generosa, con quel fisico minuto e quel viso così espressivo. Apparentemente fragile, ma di tempra molto forte. Il nostro è stato un grande amore platonico. Audrey mi chiamava tutti i giorni per dirmi che mi voleva bene. Quando suonava il telefono sapevo che era lei ancora prima di sentire la sua voce.” (Hubert de Givenchy)

 

L’INTERDIT, LA FRAGRANZA PROIBITA

 

Conquistata la fama internazionale come stilista, Givenchy decise di creare una fragranza esclusiva per la sua amica Audrey, un omaggio alla sua grazia e alla sua bellezza. Con l’aiuto del maestro profumiere Françoise Gravon, realizzò una composizione speciale, fatta di contrasti come la personalità dell’attrice, che ne fu immediatamente conquistata.

Si dice che questo profumo fosse molto invidiato dalle donne, tra queste Jackie Kennedy e Madam Lanvin, che un giorno sentendolo nella stanza dove Givenchy riceveva le sue clienti couture, insistettero per averlo. “Je vous l’interdis!” (Glielo proibisco), rispose la Hepburn alla richiesta di commercializzare il suo profumo. Da questa frase pronunciata nel lontano 1957, nacque “L’Interdit”, un’essenza che è un tributo alla femminilità e al romanticismo, ma anche un invito a rompere gli schemi.

Personalmente dipendo da Givenchy come le donne americane dipendono dal loro psichiatra.” (Audrey Hepburn)

 

L'Interdit di Givenchy
L’Interdit di Givenchy

 

La ricetta del profumo rimase secretata per anni, contribuendo ad ammantarlo di un’aurea di fascino e di mistero. Fu commercializzato solo molti anni dopo e comunque non nella sua formulazione originale, per non mancare alla promessa fatta alla Hepburn.

Dal suo esordio, fino alle versioni odierne L’Interdit di Givenchy è cambiato molto, adattandosi ai tempi moderni ma non perdendo quella sua innata eleganza, volta ad omaggiare la donna nella sua più autentica femminilità.

 

HUBERT DE GIVENCHY, L’EPILOGO

 

Nel 1988 Hubert de Givenchy decise di ritirarsi, vendendo la sua maison al gruppo francese LVMH, leader mondiale nel settore del lusso. Restò però a capo della griffe, disegnandone le collezioni, fino al 1995, anno nel quale avrà luogo a Parigi la sua ultima sfilata. Fu un magnifico omaggio alla figura del maturo stilista, mancava solo la sua musa, l’adorata Audrey, scomparsa due anni prima nel 1993.

Il 10 marzo 2018 Hubert de Givenchy, il grande aristocratico della moda, si spense nel sonno nel suo castello rinascimentale alle porte di Parigi, il Manoir du Jonchet.

 

Ritratto di Hubert de Givenchy
Ritratto di Hubert de Givenchy

 

A lui si deve molto, non solo per come ha contribuito ad influenzare la moda, ma soprattutto per il suo carattere generoso e la sua straordinaria umanità. Una volta gli domandarono quale fosse per lui la chiave del successo. Disse: “l’amicizia”. Questo era Hubert de Givenchy, un grand seigneur.

Credo assolutamente che il mio talento mi sia stato dato da Dio. Chiedo molto a Dio, ma lo ringrazio anche. Sono un credente molto esigente.” (Hubert de Givenchy)