DONNA D’INEGUAGLIABILE ELEGANZA, REGINA DEI SALOTTI E MUSA DI ARTISTI E LETTERATI, FRANCA FLORIO FU UNA DELLE GRANDI PROTAGONISTE DELLA BELLE ÈPOQUE.
“Una donna – una signora siciliana, Donna Franca – passa sotto le procuratie: alta, snella, pieghevole, ondeggiante, con quel passo che gli antichi Veneziani chiamavano appunto alla levriera. Ella è bruna, dorata, aquilina, e indolente. Un’essenza voluttuosa, volatile e penetrante emana dal suo corpo regale. Ella è svogliata e ardente, con uno sguardo che promette e delude.” (Gabriele D’Annunzio)
FRANCA FLORIO, LE ORIGINI
Franca Florio, all’anagrafe Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, nacque a Palermo il 27 dicembre 1873, da una famiglia impoverita dell’alta nobiltà siciliana. Suo padre era Pietro Jacona della Motta, barone di San Giuliano, mentre sua madre era Costanza Notarbartolo di Villarosa, sorella di Pietro Notarbartolo, duca di Villarosa. La sua discendenza materna comprendeva anche la prestigiosa Casa di Moncada e i Lucchesi-Palli, principi di Campofranco.
Sebbene non avesse a disposizione una dote pari ai suoi titoli, Donna Franca rimaneva un buon partito, soprattutto agli occhi della borghesia siciliana in cerca di una legittimazione aristocratica. Il suo corteggiatore più accanito fu Ignazio Florio Jr, imprenditore ed armatore, erede dell’immenso impero economico della famiglia Florio.
Il suo patrimonio comprendeva, tra le altre cose, le cantine Florio – azienda leader nella produzione di vino Marsala -, tutto l’arcipelago delle isole Egadi con un grande stabilimento per la pesca e la lavorazione del tonno, la Fonderia Oretea, il Banco Florio e una quota ragguardevole nella proprietà della Navigazione Generale Italiana.
La sua straordinaria ricchezza unita ad un certo fascino e ad una buona dose di intelligenza, facevano di Ignazio un marito da manuale. Ma i genitori di Franca inizialmente si opposero a questa unione, a causa della fama di donnaiolo del giovane Florio. Alla fine, però, i due riuscirono a spuntarla e si unirono in matrimonio a Livorno, l’11 febbraio del 1893.
La coppia ebbe cinque figli, ma solo due raggiunsero la maggiore età: Igiea Costanza e Giulia. La prima figlia, Giovanna, morì a soli nove anni di meningite nel 1903; Ignazio, l’unico erede maschio, affettuosamente chiamato baby boy, morì l’anno seguente; mentre Giacobina, nata nove mesi dopo la morte di Ignazio, visse solo un’ora. Delle grandi tragedie che contribuirono ad offuscare il bel mondo dorato dei coniugi Florio.
FRANCA FLORIO, LA REGINA DELLA BELLE ÉPOQUE
Negli anni della belle époque, la famiglia Florio fece di Palermo una capitale alla moda, promotrice di numerose iniziative mondane, culturali e sportive: la costruzione del prestigioso albergo di Villa Igiea, progettato da Ernesto Basile, che ospitò celebrità e aristocratici di tutto il mondo; il Teatro Massimo, uno dei più grandi teatri lirici d’Europa; la fondazione del giornale “L’Ora”, organo di diffusione delle istanze del Mezzogiorno; la creazione della “Targa Florio”, corsa automobilistica che tramanda ancora oggi il nome del casato.
In ogni occasione, nel corso di ogni evento, Franca accompagnava il marito Ignazio, incantando tutti con la sua sfolgorante bellezza. La figura statuaria, i capelli corvini e la pelle ambrata, il viso dall’ovale perfetto sostenuto da un collo lungo e sottile, i profondi occhi dal colore cangiante tra il verde ed il grigio, il sorriso smagliante che scopriva una dentatura candida e perfetta, la rendevano unica.
Ma non possiamo ricordare Donna Franca esclusivamente per la sua avvenenza; colta e raffinata elle seppe raccogliere attorno a sé una nutrita schiera di artisti e di intellettuali, per i quali fu fonte d’ispirazione. Con Gabriele D’Annunzio, che l’aveva definita l’Unica, intrattenne una cordiale amicizia; fu celebrata letterati come Matilde Serao o Robert de Montesquiou, esaltata da musicisti come Mascagni o Leoncavallo e immortalata da pittori come Giovanni Boldini o Ettore de Maria Bergler.
“[Franca Florio] una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino.” (Gabriele D’Annunzio)
FRANCA FLORIO RITRATTA DA GIOVANNI BOLDINI
Nel 1901 Ignazio Florio commissionò a Giovanni Boldini, il cantore della mondanità, un dipinto per omaggiare la smagliante bellezza della moglie Franca. Boldini, che a quel tempo viveva a Parigi, non si lasciò sfuggire l’occasione e, nello stesso anno, si trasferì a Palermo, ospite dei Florio, per realizzare il ritratto.
L’opera fu poi esposta alla Biennale di Venezia del 1903, su richiesta dello stesso Ignazio Florio.
Nella versione originale del quadro, Donna Franca indossava uno splendido abito da sera in velluto di seta nero, confezionato dalla Maison Worth di Parigi, con maniche e guarnizioni dello stesso tessuto controtagliato. Il vestito è tuttora esistente e lo si può ammirare, assieme ad altri capi appartenuti alla donna, presso il “Museo della Moda e del Costume” di “Palazzo Pitti” a Firenze.
La versione attuale del dipinto presenta un abbigliamento diverso: la veste è corta, sopra la caviglia, e segue i canoni della moda degli anni Dieci del Novecento.
Fu Boldini stesso a modificare la sua opera per adattarla ai gusti del tempo, dato che Ignazio Florio non pagò mai l’opera e l’artista si vide costretto a venderla al banchiere Rothschild nel 1927, durante il periodo di pieno declino delle fortune dei Florio.
Ma il dettaglio più prezioso di questo ritratto è la straordinaria collana di perle che scivola sulla silhouette di Franca. Si tratta del proverbiale filo, lungo sette metri, composto da trecentosessantacinque perle di grande calibro firmato Cartier. Un gioiello talmente maestoso da suscitare le invidie della regina Margherita, grande appassionata di perle, che non possedeva una collana minimamente all’altezza.
Le malelingue sostenevano che ad ogni perla corrispondesse un tradimento da parte del marito, certamente un’esagerazione anche per la fama di dongiovanni di Ignazio.
Comunque sia i gioielli di Franca rimangono memorabili, sia nella loro quantità che nella loro qualità. Tuttavia essi ci parlano anche di una storia dolorosa, quella della donna, quella della moglie e quella della famiglia Florio. Una storia scintillante, finita con il tragico epilogo della dinastia.
Lentamente, ma inesorabilmente, nel primo decennio del Ventesimo secolo, cominciò la parabola discendente dei Florio, che vedrà il suo declino negli anni Venti, quando Franca sarà costretta a vendere all’asta i suoi favolosi gioielli e i Florio, con il rovinoso fallimento di tutte le loro imprese, si vedranno privati di tutti i loro beni.
“La differenza tra i ricordi falsi e quelli veri è la stessa che per i gioielli: sono sempre quelli falsi che sembrano i più reali, i più brillanti.” (Salvador Dalí)