IMPRENDITORE VISIONARIO E GRANDE FINANZIERE, RAUL GARDINI HA SEMPRE MANTENUTO UN RAPPORTO MOLTO STRETTO CON LA SUA TERRA D’ORIGINE, QUELLA ROMAGNA CHE GUARDAVA CON NOSTALGIA AI FASTI DI UN ANTICO ORIENTE.

Al genio della mia città, che alita di Occidente nelle campagne e dalle cupole dei pini, mentre risuona d’Oriente sulla battigia per poi svanire negli occhi dei mosaici e riapparire in quelli tenaci della gente.” (Raul Gardini)

 

RAUL GARDINI, L’UOMO D’AFFARI

 

Raul Gardini nacque a Ravenna il 7 giugno 1933 da Ivan e Bruna Piazza. I nonni materni gestivano una fonderia di ghisa e di bronzo, mentre i Gardini erano grandi proprietari terrieri. Trascorse la sua infanzia in campagna, in quella campagna che imparò a conoscere ed amare e che divenne parte integrante della sua visione industriale, sempre rispettosa della terra e dei suoi frutti.

Lo sviluppo economico sarà globale o non sarà. E funzionerà solo a condizione che anche la soluzione dei problemi crei ricchezza. Altrimenti la società diventa asfittica, perde futuro. Perciò bisogna innescare uno sviluppo economico che affronti positivamente problemi globali, come la fame nel mondo e l’inquinamento dell’ambiente. La fase di sfruttamento delle risorse energetiche limitate e inquinanti sta toccando il tetto: continuare su questa strada significa consumare il pianeta, avvelenarlo, rendere impossibile la soluzione dei problemi.” (Raul Gardini)

Studiò presso l’Istituto Agrario di Cesena, dove conseguì il diploma di perito agrario, successivamente si iscrisse alla Facoltà di Agraria di Bologna, dando solo pochi esami. La sua crescita professionale avvenne presso l’azienda agroalimentare di Serafino Ferruzzi, uno degli uomini più ricchi dell’Italia del tempo, del quale diventò genero nel 1957, anno in cui sposò la figlia Ida.

 

Raul Gardini durante il Varo del Moro di Venezia, Venezia 11 giugno 1990
Raul Gardini durante il Varo del Moro di Venezia, Venezia 11 giugno 1990

 

Il 10 dicembre 1979 Serafino Ferruzzi morì in un incidente aereo e i suoi figli affidarono a Gardini il controllo del Gruppo. Tra i primi industriali a prevedere e sfruttare l’esplosione dei mercati azionari, Gardini impresse una svolta decisiva all’azienda. Ne mutò il core business, agendo nell’attività di trading e trasformando la compagnia da primo importatore europeo di derrate agricole e primo esportatore della CEE.

Altre e numerose furono le sue iniziative, sempre di successo e sempre improntate ad una concezione moderna e spregiudicata della gestione industriale. Tra le grandi innovazioni di Gardini vi fu la cosiddetta “Rivoluzione Verde”, con l’introduzione della coltivazione della soia su larga scala, oppure il “Progetto Etanolo”, basato sull’utilizzo delle eccedenze cerealicole per la produzione della benzina verde, il bioetanolo.

Le sfide le ho sempre fatte con me stesso. Non sono uno sbandieratore. Sono un convinto assertore delle mie opinioni, non mi sono mai accalorato per dire che avevo fatto questo o quello, mi sono sempre accalorato per dire che avrei fatto la tal cosa. Quello che ho già raggiunto, tutto sommato, lo considero un atto dovuto verso me stesso. Questo è uno dei motivi per cui mi siedo volentieri con la gente e la gente si siede volentieri con me, senza tante presentazioni e cerimonie.” (Raul Gardini)

 

Il Moro di Venezia, Coppa America, San Diego 1992
Il Moro di Venezia, Coppa America, San Diego 1992. Foto di Carlo Borlenghi

 

In pochi anni Gardini trasformò la Ferruzzi in una grande multinazionale europea dell’agroindustria, grazie ad una politica di acquisizioni continue: tra il 1981 ed il 1986 acquistò Eridania, maggiore produttore italiano di zucchero, e la parigina Béghin-Say, leader della produzione di zucchero in Italia e Francia, creando una società che divenne il primo produttore saccarifero in Europa.

Ma la sua più grande impresa, quella che gli valse il titolo di “Corsaro” della Borsa, fu la scalata della Montedison, della quale assumerà il timone nel novembre 1987. Un’avventura ardita e temeraria, sostenuta da un fine più che lodevole: creare un polo della chimica che si proponesse come baluardo dell’ecologia. Il suo sogno era quello di proporre sul mercato un carburante che avesse un legame con le materie agricole, il suo primo e grande amore.

La conquista della Montedison sancì il trionfo di Gardini imprenditore, ma fu anche la causa della sua precipitosa e rovinosa caduta.

Dopo aver portato la Ferruzzi ai vertici dell’industria mondiale, Gardini, mai pago dei successi raggiunti, pose le basi per la nascita di Enimont, la joint con ENI che, anziché togliere la chimica dalle mani pubbliche, come era nelle sue intenzioni, fu lo strumento fatale che sottrasse la chimica dal controllo di Gardini e gli costò la presidenza della Ferruzzi.

Sto molto attento a non commettere errori di percorso madornali. Soprattutto, non mi precludo mai la strada del ritorno. Cerco sempre di avere lo scenario del possibile, ma anche quello dell’impossibile. Non mi taglio i ponti alle spalle.” (Raul Gardini)

 

Raul Gardini sul Moro di Venezia, America’s Cup 1992
Raul Gardini sul Moro di Venezia, Coppa America 1992. Foto di Carlo Borlenghi

 

Dopo l’addio alla Ferruzzi nel 1991, Gardini si pose alla testa di nuove attività, non solo industriali, prima fra tutte l’impresa del Moro di Venezia, prima barca italiana nella storia ad aver vinto la “Louis Vuitton Cup” e la sola di un paese non anglofono che in un secolo e mezzo contese la Coppa America ad uno scafo americano.

Ma mentre i successi sportivi portavano alla ribalta il nome di Gardini, un altro avvenimento lo travolse in uno scandalo finanziario: la maxitangente Enimont, definita la “madre di tutte le tangenti”, venuta a galla nell’ambito delle indagini del pool di Mani pulite.

Nel clima di grande incertezza che si era venuto a creare, Raul Gardini si sentì impotente di fronte al flusso degli eventi, lui che gli eventi era solito dominarli. Il tragico epilogo lo conosciamo tutti.

La mattina del 23 luglio 1993, il giorno di Sant’Apollinare patrono di Ravenna, nel suo appartamento di Palazzo Belgioioso a Milano, Raul Gardini si tolse la vita sparandosi un colpo alla testa. Con quest’atto riprese in mano la situazione, con l’orgoglio e la caparbietà che lo avevano sempre contraddistinto.

Ci rimane il ricordo di un uomo illuminato, che ha vissuto la vita a modo suo, seguendo il flusso del mare, come quello del suo amato Adriatico che lambisce le coste della sua terra natia.

Il talento è un dono, ma la perseveranza è ciò che ti fa arrivare lontano.” (Raul Gardini)

 

RAUL GARDINI, L’UOMO DI CULTURA

 

Raul Gardini era molto orgoglioso della sua origine, di essere nato a Ravenna, in quella città tra che fu capitale dell’Impero romano d’Occidente, raffinata sede della corte del re ostrogoto Teodorico e cuore dell’amministrazione dell’Italia bizantina sotto Giustiniano. Una città intensamente legata al suo mare e protesa come un ponte tra Levante e Ponente.

Senza troppo clamore, ma con grande concretezza, Gardini si adoperò per stimolare e promuovere la cultura nel Gruppo Ferruzzi, con una particolare attenzione per Ravenna ed il suo territorio. Il suo desiderio era quello di riportare Ravenna alla sua antica grandezza di Capitale, senza ritorni nostalgici, ma con uno sguardo aperto alla contemporaneità, promuovendo originali ideazioni artistiche.

La sua opera più grandiosa fu la creazione, presso la Darsena cittadina, del Palazzo delle Arti e dello Sport, il cosiddetto Pala De André, per sopperire alla carenza di un palasport locale. Anche in questo caso Gardini prese una strada tutta sua, allontanandosi dal tradizionale mecenatismo degli altri gruppi imprenditoriali.

Egli non si accontentò di valorizzare l’esistente, ma promosse un rivoluzionario progetto che doveva coinvolgere spazio architettonico, tessuto urbano e sociale, con un dialogo serrato tra artisti ed architetti. Un approccio globale, perfettamente in linea con la sua visione imprenditoriale.

La vita è troppo breve per perdere tempo a fare cose che non ci piacciono.” (Raul Gardini)

Il Pala De André, progettato da Francesco Moschini e Carlo Maria Sadich, è qualcosa di unico, molto più di quello che possiamo aspettarci da un palazzetto per lo sport.

 

Palazzo delle Arti e dello Sport, cosiddetto Pala De André
Palazzo delle Arti e dello Sport, cosiddetto Pala De André

 

Al suo ingresso si trova il Danteum, per sottolineare il legame storico tra la città e Dante Alighieri. Esso è costruito come un tempio greco, sostenuta da cento colonne, tante quanti i canti della “Divina Commedia”, con cinque colonne rosse di ferro (l’Inferno), tredici in marmo di Carrare (il Purgatorio) e nove di cristallo (il Paradiso), oltre ai pilastri in laterizio delle file esterne.

Il palazzo è a pianta quadrangolare, edificato in laterizio come gli edifici paleocristiani di Ravenna, e raggiunge un’altezza di trentatré metri, tanti quanti sono i canti di ciascuna cantica della Commedia dantesca.

Il suo interno è decorato con marmi policromi che richiamano i pavimenti delle antiche basiliche bizantine. All’esterno i propilei d’accesso sono affiancati dalle fontane in travertino di Ettore Sordini, mentre nel grande piazzale antistante spicca il “Grande ferro R”, l’ultima scultura realizzata da Alberto Burri nel 1990.

 

Alberto Burri, Il Grande ferro R, 1990
Alberto Burri, Il Grande ferro R, 1990

 

Fu Francesco Moschini, architetto ed esperto di storia dell’arte nonché consulente artistico del Gruppo Ferruzzi, a mettere in contatto Burri con Raul Gardini. Convinto da quest’ultimo egli ideò una possente scultura, alta dodici metri e costituita da cinque archi a sesto ribassato.

Posta nel vuoto del piazzale, l’opera conferisce autonomia e dignità architettonica ad uno spazio che altrimenti verrebbe inglobato dall’edificio. Il “Grande Ferro R” da un lato richiama la carena di una nave rovesciata, che racconta la vocazione marittima di Ravenna, dall’altro ribadisce il senso di una dimensione scenica protesa verso i lidi, verso quell’Adriatico che unisce Ravenna all’Oriente. Una straordinaria operazione simbolica capace di intessere la storia di un luogo.

Il Pala De André è l’espressione tangibile della persona che fu Raul Gardini, un uomo orientato alla concretezza di idee e di azione, ammantata da quella sana adesione al senso delle cose che solo la cultura della terra può offrire. Ed è questa la differenza che passa tra un imprenditore e l’Ultimo Imperatore di Bisanzio.

Nuove tecnologie per la produzione di materiali biodegradabili e lo sviluppo di nuove piante per la produzione di alimenti ad energia pulita. E per energia pulita intendo con la minima emissione di CO2 da energia fossile. Le istanze degli ambientalisti, che in gran parte condivido, metteranno i giovani di fronte al problema della ristrutturazione dei siti industriali. Tutto ciò deve avvenire al più presto in uno scenario strategico che il governo italiano e la Commissione di Bruxelles deve delineare. Ciò al fine di consentire agli imprenditori di realizzare gli enormi investimenti che la società civile esige, e che devono essere programmati per evitare la devastante pioggia di investimenti riparatori che non redimeranno mai la vertenza fra industria e ambiente.” (Raul Gardini)