MARTIN PARR FOTOGRAFA LA REALTÀ CON L’ATTENZIONE DI UNO SCIENZIATO: IMPIETOSO E FEROCE NEL METTERE A NUDO L’EVIDENZA DELLE UMANE DEBOLEZZE.

Io fotografo la vita così com’è, se le foto vi sembrano grottesche è perché pensate che lo sia la vita. È così? Ognuno di noi è bello e brutto nello stesso tempo, piacevole e spiacevole. Così è fatto il genere umano.” (Martin Parr)

 

MARTIN PARR, LA FORMAZIONE

 

Martin Parr nasce il 23 maggio 1952 ad Epson, piccola cittadina nella contea del Surrey, in Inghilterra. Fin da piccolo si interessò alla fotografia, incoraggiato dal nonno paterno George, fotografo amatoriale.

Dal 1970 al 1973 frequentò i corsi del Manchester Polytechnic, per approfondire la tecnica del mezzo fotografico. I suoi esordi lo vedono come fotografo di reportage: dal bianco e nero, dove si fece le ossa, passò, verso la metà degli anni Ottanta, all’uso del colore, un colore saturo ed intenso, che divenne la sua inconfondibile cifra stilistica.

 

Martin Parr, Weymouth, 2000
Martin Parr, Weymouth, 2000

 

Attraverso la fotografia, mi piace estrapolare un film dalla realtà. Ci provo prendendo i naturali pregiudizi che caratterizzano la società e dandogli una ribaltata.” (Martin Parr)

 

MARTIN PARR, I SOGGETTI E LO STILE

 

Osservando il mondo con apparente noncuranza, Martin Parr si sofferma sui particolari più chiassosi e vistosi della realtà che lo circonda: uno slip a stelle e strisce, uno smalto blu elettrico, una torta rosa shocking, una bambola gonfiabile, un succulento hamburger, i dettagli più frivoli dell’odierna civiltà dei consumi.

La sua capacità risiede tutta qui; nel concentrare, nei pochi centimetri quadri di uno scatto, il risvolto grottesco dell’appariscente cosmesi di cui si imbelletta l’Occidente, nel vano tentativo di mascherare la povertà spirituale che lo pervade. Uno sguardo crudele, ma allo stesso tempo ironico, che guarda con bonaria indulgenza alle piccole miserie quotidiane, ai gesti più sciocchi e agli oggetti più assurdi che indossiamo o ci portiamo appresso.

La gente ordinaria e i posti qualunque ispirano in me la stessa passione che porta altri fotografi a raccontare guerre, carestie ed epidemie: io, però, preferisco andare al supermarket della mia città.” (Martin Parr)

 

Martin Parr, Benidorm, 1997
Martin Parr, Benidorm, 1997

 

Il suo stile, asciutto e diretto, è perfettamente riconoscibile: immagini iperrealistiche, dalla luminosità brillante e dai colori saturi, che fanno emergere tutta la spietatezza di chi guarda il suo soggetto come se fosse un caso clinico. La vita non è vera, è super vera, così grottescamente abbacinante.

Ho preso spunto anche dal linguaggio della fotografia commerciale, con soggetto illuminato e colori saturi. Si trattava di riprendere questo linguaggio che ritroviamo intorno a noi nella pubblicità e nella moda e di applicarlo in ambito documentaristico. Era una novità, ma non voglio rivendicarne l’esclusiva. Molte altre persone stavano sperimentando in questo campo. L’ho solo reso parte del mio mantra ed è andata molto bene.” (Martin Parr)

 

Martin Parr, Somerset, 1995
Martin Parr, Somerset, 1995

 

Martin Parr non è un fotografo glamour alla Newton, il suo intento è quello di raccontare i luoghi comuni, con lo scopo di demolirli.

Ecco allora turisti incantati davanti alle statuine di plastica del David di Donatello, coppie che si trovano a cena senza scambiarsi nemmeno uno sguardo, mamme nelle sale giochi mentre i bambini si aggirano tra le slot machine: il trionfo del cattivo gusto, dove tutti i miti borghesi – la vacanza, la famiglia, il buon senso, l’amor materno – sono fatti a pezzi uno dopo l’altro.

Il suo lavoro non si propone di essere bello od esteticamente perfetto, ma di ritrarre la fiera della vanità di cui noi tutti siamo partecipi, la bellissima, tragica ed autentica realtà della vita di tutti i giorni.

Il bello è propaganda. Le cose belle si fanno per vendere. Anche un album di famiglia è propaganda, per fare buona impressione. Io amo la gente così com’è, e ognuno trova la bellezza dove gli pare, senza regole.” (Martin Parr)

 

Martin Parr, Nizza, 2015
Martin Parr, Nizza, 2015