ALL’ORA DELL’OSSERVATORIO. GLI AMANTI, È UNO DIPINTI PIÙ NOTI DI MAN RAY, DATATO 1932-1934, APPARTIENE AL PRIMO SOGGIORNO PARIGINO DELL’ARTISTA.
“Alle sette del mattino, prima di soddisfare una fame immaginaria – il sole non ha ancora deciso se sorgere o tramontare –, la tua bocca viene a soppiantare tutte queste indecisioni. Unica realtà, che dà valore al sogno e ripudia al risveglio, essa rimane sospesa nel vuoto, fra due corpi. La tua bocca stessa diventa due corpi, separati da un orizzonte sottile, ondulato. Come la terra e il cielo, come te e me […]. Labbra del sole, mi attraete incessantemente, e nell’istante che precede il risveglio, quando mi distacco dal mio corpo […] vi incontro nella luce neutra e nel vuoto dello spazio e, unica realtà, vi bacio con tutto ciò che ancora rimane in me: le mie labbra.” (Man Ray, descrive il suo dipinto “All’ora dell’osservatorio. Gli amanti.”)
ALL’ORA DELL’OSSERVATORIO. GLI AMANTI, ANALISI DELL’OPERA
All’ora dell’osservatorio. Gli amanti, custodito all’Israel Museum di Gerusalemme, prese ispirazione da un ricordo personale di Man Ray che, a distanza di anni, si soffermò a riflettere su avvenimenti del passato. L’artista si rivide nel suo studio, con accanto l’amante dell’epoca, e la sua camicia bianca, macchiata da tracce di rossetto.
Quest’immagine scatenò la fantasia dell’artista che decise di costruirvi attorno un’opera d’arte. L’impronta vermiglia delle labbra si sublimò nell’evocazione di due corpi, stretti in un abbraccio sensuale, che si librano nello spazio. Il fotogramma di un amplesso amoroso che diviene simbolo di una comunione universale con il cosmo.

Il titolo del dipinto è molto curioso, ma non casuale, esso fa riferimento alla realtà concreta con la quale Man Ray aveva a che fare tutti i giorni. La dicitura All’ora dell’osservatorio allude all’orologio telefonico americano in uso negli anni Trenta. Il servizio orario rispondeva infatti con queste parole: United States Observatory… seven forty-five… (Ora dell’osservatorio degli Sati Uniti… sette e quarantacinque…).
Nell’angolo in basso a sinistra del quadro si può scorgere un vero osservatorio, che è quello che Man Ray vedeva tutti i giorni per raggiungere il suo studio, attraversando i Giardini di Luxembourg.
Questo soggetto fu ripreso più volte da Man Ray, con delle varianti. Esistono numerose fotografie nelle quali la bocca è stata ingrandita fino ad occupare l’intera superficie della carta.
KIKI DE MONTPARNASSE, L’AMANTE
Tante furono le modelle che sfilarono davanti all’obiettivo di Man Ray, e molte diventarono anche sue amanti. Il rapporto che si instaura in una sessione di posa è veramente intimo e finisce con l’eccitare non solo gli estri creativi!
All’epoca della realizzazione del quadro, Man Ray conviveva con la bellissima Lee Miller, modella americana giunta a Parigi per imparare l’arte della fotografia. Ma quelle riprodotte non sono le labbra di Lee, bensì quelle di Kiki de Montparnasse, la protagonista dell’aneddoto che aveva messo in moto la fantasia di Man Ray, la stessa Kiki della quale conosciamo la schiena grazie al noto scatto Le Violon d’Ingres.

Kiki è una straordinaria personalità femminile che oggi rimane nella memoria di pochi. Per nostra fortuna rimangono molti lavori di Man Ray a documentare quella che al tempo era la Reine de Montparnasse, tanta era la sua fama nei circoli della bohème parigina.
Kiki de Montparnasse, all’anagrafe Alice Prin, nacque a Châtillon-sur-Seine il 2 ottobre del 1901. Figlia illegittima, venne affidata alle cure della nonna fino ai dodici anni di età, quando raggiunse sua madre a Parigi. Nata poverissima, ma dotata di una notevole bellezza, cominciò a guadagnarsi da vivere posando per gli artisti divenendone, il più delle volte, anche la compagna di letto. Nel 1921 conobbe in un caffè della città Man Ray, appena giunto dall’America.
Tra i due si instaurerà un sodalizio amoroso ed artistico che durò circa sei anni. Nel 1929, appena vent’ottenne, Kiki diede alle stampe la su autobiografia, Souvernirs, che può vantare un’introduzione scritta nientemeno che da Ernest Hemingway. In patria il volume ebbe un successo clamoroso, negli Stati Uniti fu inserito nella lista dei libri proibiti, assieme all’Ulisse di James Joyce, ma la censura non fece che alimentare la curiosità del pubblico che si adoperò in tutti i modi per poterlo leggere.
“Questo è l’unico libro per cui io abbia mai scritto la prefazione e, se Dio mi aiuta, resterà anche l’ultimo. È scritto da una donna che, per quanto ne so, non ha mai avuto un angolo tutto per sé, ma credo che in un certo senso vi ricorderà un altro libro intitolato a un nome di donna e scritto da Daniel Defoe (con cui in alcuni punti può reggere il confronto). Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore scrittrici d’oggigiorno, eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Per circa dieci anni, come spesso capita, Kiki fu lì lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall’essere una signora.” (Ernest Hemingway, dalla prefazione a “Souvenirs” di Kiki de Montparnasse, 1929)

Nel 2016 l’editore Castelvecchi ha ristampato il libro con il titolo di “Memorie di una modella.” Non si tratta di un capolavoro letterario, ma ci offre un interessante spaccato della Parigi bohémienne degli anni Venti.
[…] Man Ray nel 1970 con alle spalle la sua opera, All’ora dell’osservatorio. Gli amanti del 1936. Credits. […]