RIVALUTATO SOLO NEGLI ANNI CINQUANTA DEL NOVECENTO, ALFRED HITCHCOCK FU CONSIDERATO PER LUNGO TEMPO ALLA STREGUA DI UN MESTIERANTE, UN REGISTA DI POCO CONTO, PRIVO DI QUALSIVOGLIA VALORE ARTISTICO.

C’è qualcosa di più importante della logica: l’immaginazione.” (Alfred Hitchcock)

 

ALFRED HITCHCOCK, LE ORIGINI

 

Sir Alfred Joseph Hitchcock nacque il 13 agosto 1899 a Leystonstone, quartiere dell’Est End di Londra, da una famiglia di umili origini. Figlio di William ed Emma Jane Whelan, Alfred fu educato nella fede cattolica, forgiata secondo i rigidi insegnamenti dei gesuiti e dei salesiani irlandesi.

Dopo aver frequentato il religiosissimo St Ignatius’ College di Stamford Hill, si iscrisse alla Scuola di Ingegneria e Navigazione che dovette presto abbandonare per motivi economici, alla morte del padre nel 1914. Fin da giovane egli dimostrò un interesse, quasi morboso, per il mondo del crimine e per gli omicidi: collezionava saggi ed articoli di cronaca nera e visitava spesso il Museo del Crimine di Scotland Yard.

Se facessi Cenerentola il pubblico cercherebbe qualche cadavere nella carrozza.” (Alfred Hitchcock)

 

Alfred Hitchcock che serve il tè a Leo, il leone mascotte della MGM, 1958
Alfred Hitchcock che serve il tè a Leo, il leone mascotte della MGM, 1958

 

Il suo primo impiego nel mondo del cinema giunse nel 1920, anno in cui venne assunto come disegnatore di titoli per lo studio londinese Players-Lasky-Studios. Qui ebbe l’opportunità di mettere alla prova il suo talento: nel 1922 il regista di Always tell your wife e Hitchcock fu invitato a terminarne le riprese. Ma fu Il labirinto della passione, girato nel 1927, a lanciarlo verso la sua straordinaria carriera.

Melodrammatico, ma con alcune scene interessanti. Le racconterò i primi giorni delle riprese, perché si tratta del mio primo film come regista. E naturalmente avevo il senso del dramma.” (Alfred Hitchcock parlando di “Labirinto della passione”.)

 

ALFRED HITCHCOCK E LE ARTI FIGURATIVE

 

Da sempre amante dell’arte, Alfred Hitchcock fu anche un grande collezionista. Nel corso degli anni accumulò una cospicua raccolta che comprendeva, tra le altre, opere fauves, cubiste, di esponenti della Scuola di Parigi e di artisti latino-americani, verso i quali nutriva una particolare predilezione.

Per il patio della tenuta che possedeva a Scotts Valley, in California, fece realizzare un mosaico basato su Les Oiseaux, dipinto monumentale di Georges Braque che aveva ammirato su di un soffitto del Museo del Louvre di Parigi. Si narra che avesse chiesto allo stesso Braque di eseguirlo, ma pare che l’artista non prese in alcuna considerazione l’invito. Se i fatti si siano svolti realmente così non lo sappiamo, certo è che questa scelta figurativa comprova una sorta di mania che nutriva nei confronti degli uccelli.

 

Georges Braque, Les Oiseaux, 1952-1953
Georges Braque, Les Oiseaux, 1952-1953

 

Nella sua corposa filmografia Hitchcock utilizzò registri e stili diversi, non rinunciando a colti riferimenti pittorici: si dimostrò simbolista nel modo di vedere le donne, metafisico nella concezione spazio-temporale, astrattista nel montaggio e chiaramente surrealista nel tradurre la sfera dell’inconscio, presenza costante dei suoi film.

Nei film d’azione, è il regista che è un Dio, che deve creare la vita.” (Alfred Hitchcock)

 

ALFRED HITCHCOCK E IL SURREALISMO

 

Un sottile filo conduttore legò l’opera di Alfred Hitchcock al Surrealismo, fin dagli esordi della sua carriera; esso non si esaurì nelle citazioni, ma in un legame ben più profondo, che trovava la sua ragione d’essere nell’attenzione che egli riservava ai territori dell’ignoto e del fantastico.

A corroborare questo rapporto, nel 1945 egli ingaggiò Salvador Dalì per realizzare le scenografie della scena del sogno in Io ti salverò. La pellicola racconta la vicenda di una psichiatra, interpretata da Ingrid Bergman, che si innamora del suo nuovo capo, l’affascinante Gregory Peck. Una storia semplice, quasi scontata, se non fosse per il fatto che l’uomo soffre di amnesie e potrebbe aver commesso un omicidio.

La sequenza ideata da Dalì è fondamentale nel tentare di portare a galla i ricordi rimossi dell’uomo. “Non riesco a ricordare in che razza di posto mi trovavo …”, con queste parole comincia la discesa del protagonista nei recessi della sua psiche. Ed ecco che dalla poltrona nella quale era sprofondato, Peck è improvvisamente catapultato in una grande rappresentazione onirica: occhi che fluttuano trasformandosi, pian piano, in lunghe tende stracciate da immense forbici maneggiate da un uomo, una mano di blackjack giocata da persone senza volto, e ancora il protagonista che entra letteralmente in un quadro del pittore.

 

Salvador Dalì, Sequenza del Sogno da Io ti salverò di Alfred Hitchcock, 1945
Salvador Dalì, fotogramma dalla sequenza del Sogno di Io ti salverò di Alfred Hitchcock, 1945

 

La scena, di soli tre minuti (Dalì in effetti aveva realizzato circa venti minuti di meraviglie, che dovettero essere ridimensionate per lo scarso budget a disposizione), divenne un cult, offrendo una delle rappresentazioni più affascinanti di sempre del mondo del sogno.

Nonostante il successo di critica e pubblico, Salvador Dalì parlò sempre molto poco di questa impresa, arrivando a commentare in un’intervista successiva all’uscita del film: “un bel lavoro, in cui le parti migliori sono state tagliate“, alludendo naturalmente al suo contributo.

Prendo in giro la gente, perché alla gente piace essere presa in giro.” (Alfred Hitchcock)

 

ALFRED HITCHCOCK E LE CITAZIONI ARTISTICHE

 

Se la collaborazione con Dalì fu un esemplare tributo al mondo dell’arte, tutto il cinema di Hitchcock echeggia di reminiscenze pittoriche.

La donna immortalata dall’esterno dell’appartamento in Night Windows (1928) di Edward Hopper non può che farci pensare al momento in cui Jeff, protagonista de La finestra sul cortile (1954), spia con un binocolo la ballerina che vive di fronte a lui; la testa di James Stewart decapitata e sospesa in La donna che visse due volte (1958) si sposa con Autoritratto infernale, con gli occhi di lama di Alberto Martini (1929); la solitudine gotica di House by the Railroad (1925) di Edward Hopper si gemella con la casa al crepuscolo di Psyco (1960), mentre Tippi Hedren ne Gli uccelli (1963), strizza l’occhio a Le acque profonde (1941) di René Magritte, solo per citare alcuni eclatanti esempi.

 

 

Visitatore accanito di musei ed instancabile disegnatore, Alfred Hitchcock era un artigiano del brivido con l’estro dell’artista, tanto che l’intera sua produzione può, a buon diritto, essere considerata come una grandiosa opera d’arte contemporanea.

Sapete perché la vendetta è così buona? Perché è dolce e non fa ingrassare.” (Alfred Hitchcock)

 

ALFRED HITCHCOCK, L’EREDITÀ

 

La filmografia di Alfred Hitchcock costituisce un prezioso patrimonio dal quale hanno attinto e attingono ancora oggi registi e videomaker di tutto il mondo: un punto di riferimento imprescindibile per chi voglia fare del cinema d’autore.

Pur rimanendo un piacevole intrattenimento, i suoi film si sono imposti come il risultato di una concezione onnicomprensiva delle arti, a cui il cinema partecipa con scambi vivificanti.

 

Albert Watson, Ritratto di Alfred Hitchcock, 1973
Albert Watson, Ritratto di Alfred Hitchcock, 1973

 

Alfred Hitchcock morì il 29 aprile 1980 nella sua casa di Los Angeles. Da allora molti hanno provato a raccoglierne l’eredità, ma il suo tocco rimane uno di quei pezzi unici difficilmente imitabile.

Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate.” (Alfred Hitchcock)