LE DONNE SONO LE PROTAGONISTE INDISCUSSE DELL’OPERA DI AMEDEO MODIGLIANI: MUSE, AMICHE O AMANTI, NON FURONO DELLE SEMPLICI MODELLE, MA EBBERO UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA VITA DELL’ARTISTA.
“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi.” (Amedeo Modigliani)
AMEDEO MODIGLIANI E LE DONNE
Bello e affascinante, perennemente avvolto da un alone di mistero, Amedeo Modigliani amò le donne e fu da loro riamato con uguale intensità. I suoi dipinti sono un tributo alla bellezza femminile declinata in tutte le sue forme: volti, corpi e fisionomie che restituiscono l’immagine di un mondo tutto interiore.
“L’universo è tutto racchiuso dentro a un volto.” (Amedeo Modigliani)
Circolavano numerosi aneddoti riguardo le vicende amorose di Modigliani, alimentati sia dall’ambiente disinvolto di Montmartre, sia dalla curiosità destata dalla sua persona. Dotato di un carisma straordinario, Amedeo si faceva voler bene anche per la tenerezza che era in grado di suscitare: un diavolo atteggiato a santo o un santo travestito da demonio, a seconda delle circostanze.
“E tutto il divino scintillava in Modigliani solo attraverso una tenebra. Era diverso, del tutto diverso da chiunque al mondo. La sua voce mi è ancora in qualche modo nella memoria. Lo conobbi che era povero, tanto che non si sapeva come facesse a vivere; come artista non aveva riconoscimento alcuno. […] Mi stupiva che Modigliani considerasse bella una persona notoriamente brutta e insistesse su ciò; pensavo che egli certo vedesse le cose diversamente da noi.” (Anna Andreevna Gorenko)
Kiki, Gilberte, Thora, Elvire, Margherita, Marie, Lucienne, Gaby, sono alcuni nomi delle numerose donne di Modigliani, amiche di una sera, compagne di letto o complici di una bevuta. Ma solo due lasciarono una traccia indelebile nel suo cuore: Beatrice Hastings e Jeanne Hébuterne.
BEATRICE HASTINGS, LA MUSA ISPIRATRICE
Nell’estate del 1914 Amedeo Modigliani fece la conoscenza di Beatrice Hastings, al secolo Emily Alice Haigs, giornalista e scrittrice, celebre per i suoi interventi politici di carattere radicalmente femminista. Abituato ad avere a che fare con personalità dolci e remissive, Modigliani si trovò di fronte ad una donna forte ed egocentrica, dai numerosi interessi intellettuali.
“Non sapevo chi fosse. Aveva un aspetto ripugnante, selvatico, avido” – disse Beatrice, ricordando il loro primo incontro. Lo rivide in seguito, rasato e ben vestito, e il suo giudizio cambiò repentinamente. E così, quando Modigliani la invitò nel suo studio, lei non si fece di certo pregare. La scusa era quella di mostrarle i suoi dipinti, ma da quel momento i due cominciarono a frequentarsi con regolarità.
“Un carattere complesso. Un porco e una perla. L’ho incontrato nel 1914 in una pasticceria. Mi sono seduta di fronte a lui. Hascisc e brandy. Non ne sono rimasta particolarmente impressionata. Non sapevo chi fosse. Aveva un aspetto ripugnante, selvatico, avido. Lo incontrai nuovamente nel Café Rotonde. Era rasato e aveva un aspetto affascinante. Si tolse il berretto con un movimento aggraziato, arrossì e mi pregò di andare a vedere con lui i suoi lavori. E io vi andai. Aveva sempre in tasca un libro, I canti di Maldoror di Lautréamont. Il primo quadro ad olio rappresentava Kisling. Disprezzava tutti fuorché Picasso e Max Jacob, detestava Cocteau. Non faceva mai qualcosa di buono sotto l’influenza dell’hascisc.” (Beatrice Hastings)
Fra i due si instaurò una relazione focosa, costellata dagli eccessi di ogni tipo: frequenti erano le liti e altrettante le focose riappacificazioni, il più delle volte fomentate dall’abuso di droghe e di alcolici.
Gli anni del loro rapporto furono molto tormentati, ma ebbero il merito di offrire nuova energia creativa al lavoro di Modigliani. “Non fu un rapporto felice, ma fu durante i due anni che stettero insieme che Modigliani si rivolse decisamente all pittura”, riconosceva anche Ossip Zadkine, scultore ed amico dell’artista.
In questo periodo si definì la passione di Modigliani per il ritratto, genere dove riuscì ad esprimere compiutamente tutte le sue capacità. Attraverso pochi e semplici segni, egli fu in grado di penetrare nella profondità dei suoi soggetti, scandagliandone i moti più reconditi dell’animo.
“I ritratti di Modigliani, e anche i suoi autoritratti, non sono un riflesso della sua linea esteriore, ma di quella interiore, della sua grazia nobile, acuta, agile, pericolosa, simile al corno del Liocorno.” (Jean Cocteau)
Sempre a questa stagione fortunata risalgono gli accordi instaurati con il mercante d’arte Paul Guillaume, che si prodigò per esporre e vendere le opere dell’artista, sollevandolo da una condizione di profonda indigenza economica.
“Modigliani […] poeta ardente e pittore grande fra i grandi. Passò come una meteora; tutta grazia, tutto collera, tutto sprezzo. La sua anima altera di aristocratico aleggiò a lungo fra noi nei riflessi cangianti dei suoi begli stracci versicolori.” (Paul Guillaume)
JEANNA HÉBUTERNE, L’AMORE DELLA SUA VITA
Amedeo Modigliani e Beatrice Hastings si lasciarono nel 1916, ponendo fine in modo burrascoso alla loro altrettanto burrascosa storia d’amore. Nel febbraio dell’anno successivo, Modigliani fece amicizia con Jeanne Hébuterne, una ragazza di appena diciannove anni, allora studentessa d’arte all’Académie Colarossi di Parigi.
Soprannominata affettuosamente noix de coco (noce di cocco), per i capelli castani che contrastavano con l’incarnato bianchissimo del volto, Jeanne era una ragazza timida, di buona famiglia, cresciuta secondo una rigida educazione cattolica. Una donna completamente diversa dall’impetuosa Beatrice, più dolce e remissiva, che si ritrovò alla completa mercé del pittore.
L’amore fra Modigliani e Jeanne, duramente osteggiato dalla famiglia di quest’ultima, fu un amore profondo, un amore per la vita che, come in un romanzo d’appendice, li incatenò fino alla morte. Dalla loro unione nacque una figlia, chiamata Jeanne come la madre. Una figlia che all’inizio Modigliani si rifiutò di riconoscere ma che poi, minato dalla malattia, accettò con gioia, desiderando offrirle tutto il suo amore.
Amedeo pareva seriamente intenzionato a cambiare vita: si ritirò dalla mondanità, si dedicò anima e corpo alla pittura, riscuotendo i suoi primi eclatanti successi. Ma tutto questo non servì. Implacabile il destino si avventò contro di lui.
Ammalatosi di meningite tubercolare, dopo una lunga agonia, Amedeo Modigliani si spense il 24 gennaio 1920, all’età di trentacinque anni. Il giorno seguente, con una folle e lucida freddezza, Jeanne Hébuterne si gettò da una finestra per raggiungere il suo amato, trascinando nella morte anche il secondo figlio che portava in grembo. Così si concluse una grande storia d’amore.
“La vita è un dono: dei pochi ai molti, di coloro che hanno e che sanno a coloro che non hanno e che non sanno.” (Amedeo Modigliani)