GABRIELE BASILICO FU TRA I PIÙ INTERESSANTI INTERPRETI DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA DEL NOVECENTO DOCUMENTANDO, CON LE SUE IMMAGINI, I MUTAMENTI ARCHITETTONICI E LE METAMORFOSI DEGLI SPAZI URBANI.

Per tanti anni ho avuto l’alibi che non sapevo bene se avrei fatto un giorno l’architetto o il fotografo.” (Gabriele Basilico)

 

GABRIELE BASILICO, LE ORIGINI

 

Gabriele Basilico nacque a Milano il 12 agosto 1944. Dopo la laurea in Architettura, conseguita nel 1973, decise di dedicarsi alla fotografia, una sua grande passione.

Il suo sguardo si posò sulla città, principale soggetto delle sue riflessioni fotografiche. Per Basilico il tessuto urbano costituiva la testimonianza dei mutamenti fisici e sociali in atto: il suo intento non era tanto quello di osservare, ma di comprendere.

La notorietà giunse nel 1981, anno di pubblicazione di un reportage sulle aree industriali milanesi dal titolo “Milano. Ritratti di fabbriche”.

 

Gabriele Basilico, Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980
Gabriele Basilico, Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980

 

Ho sempre pensato che i miei ritratti di fabbriche nascessero dal bisogno di trovare un equilibrio tra un mandato sociale – che nessuno mi aveva dato, ma che era la conseguenza dell’ammirazione che io provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato – e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici.” (Gabriele Basilico)

L’anno seguente, nel 1982, lo storico Jean-François Chevrier, positivamente impressionato da questo suo esordio, decise di coinvolgerlo nella prestigiosa missione fotografica D.A.T.A.R, promossa dal Governo francese nel 1983. Da quel momento Basilisco fu riconosciuto come un protagonista assoluto della fotografia internazionale; altri lavori e reportage lo videro protagonista, da solo o con la collaborazione di altri mostri sacri dell’obiettivo.

 

GABRIELE BASILICO I SOGGETTI E LO STILE

 

Lavorando per lo più in bianco e nero, Basilico recuperò la poesia insita nei luoghi: dalla sua amata Milano a Messina, da Roma a Beirut, dai paesi della Normandia a quelli della Toscana, nelle sue immagini le città si presentarono come vestigia di un passato vivo e vissuto. In quest’ottica l’architettura divenne l’elemento dominante, una delle forme più compiute di testimonianza esistenziale.

Fotografare per me significa prelevare campioni del mondo reale e metabolizzarli come sostanza necessaria e nutriente della memoria.” (Gabriele Basilico)

L’opera di Basilico si snodò in un tessuto intricato fatto di palazzi, strade, lampioni, grattacieli e fabbriche: consistenze materiche di un viaggio che è prima di tutto emotivo. La geometria delle strutture rappresentava un medium per penetrare nel mistero più recondito delle cose, nella loro essenza più pura ed inalterata.

 

Gabriele Basilico, Genova, 1985
Gabriele Basilico, Genova, 1985

 

Riflettendo a posteriori su tutti i miei viaggi, su questi passaggi urbani, questo andar per luoghi, mi sembra che una condizione costante sia stata l’attesa di ritrovare corrispondenze ed analogie. La disposizione affettiva che guidava, oggi lo so bene, i miei spostamenti e la mia curiosità, mi portava e mi porta a eliminare le barriere geografiche: questo non significa che tutte le città debbano forzatamente assomigliarsi, ma significa che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere, presenze familiari che consentono di affrontare lo smarrimento di fronte al nuovo.” (Gabriele Basilico)

Per questo motivo soffia la stessa aria lungo un cantiere di Napoli o in una via di Barcellona, tra i palazzi di Milano o attraverso uno svincolo di Lisbona, un’aria che Basilico tentò di cristallizzare e perpetuare con le sue foto, mettendo ordine nel magma espanso di questo grandioso essere vivente.

Ecco che allora possiamo meglio comprendere la scelta del fotografo di inquadrare non tanto i centri storici o gli angoli più caratteristici e pittoreschi, ma le aree al limite, decentrate, lì dove la vita si manifesta mentre accade: una superficie in attesa della sua storia da raccontare.

 

GABRIELE BASILICO, L’EPILOGO

 

Attraverso le città e le loro vestigia architettoniche, Basilico ha indagato il mistero dell’esistenza perché – secondo le sue stesse parole – “la città è un organismo che respira e si espande sopra di noi come un mantello protettivo che ci abbraccia e ci confonde allo stesso tempo.”

Gabriele Basilico si spense a Milano il 13 febbraio 2013, dopo una lunga malattia. Egli posò il suo sguardo su centinaia di luoghi e paesaggi del mondo, decifrandone l’infinita complessità e restituendone la dignità morale.

 

Gabriele Basilico, Area industriale di via Guglielmo Marconi, ex Zabov, Ferrara, 2001
Gabriele Basilico, Area industriale di via Guglielmo Marconi, ex Zabov, Ferrara, 2001

 

Non cerco stravaganze o equilibrismi estetici, cose che trovo prive di rispetto verso la realtà. Privilegio lo spazio urbano. E mi interessa aiutare le persone a osservare quello che ci sta davanti. Si vive di immagini ultra accelerate, e la gente non ha più la capacità di vedere, si abitua ad un palinsesto. Così la visione va decostruita, lo sguardo va ripulito per recuperare l’essenzialità.” (Gabriele Basilico)