TOM WESSELMANN HA INTERPRETATO LA POP ART IN MODO ELEGANTE E RAFFINATO, DANDO VOCE AL LATO ESTETICO DELLA MODERNITÀ.
“La bellezza è solo la promessa della felicità.” (Stendhal)
TOM WESSELMANN, LE ORIGINI
Tom Wesselmann nacque a Cincinnati il 23 febbraio 1931. Frequentò l’Hiram College in Ohio, per poi essere ammesso all’Università di Cincinnati, nel 1951, come studente di psicologia. Laureatosi nel 1954, dopo aver prestato per un paio d’anni servizio nell’esercito degli Stati Uniti, decise di intraprendere la carriera di fumettista.
Nel 1956 si trasferì a New York, dove seguì i corsi d’arte della Cooper Union. Qui maturò in lui l’idea di dedicarsi alla pittura, attratto dalla coeva opera di Robert Motherwell e Willem de Kooning. Sebbene da loro ispirato, egli rifiutò la deriva astratta di questi, per abbracciare un’espressione artistica più propriamente figurativa.
“La sfida per un artista è sempre trovare il proprio modo di fare qualcosa.” (Tom Wesselmann)
TOM WESSELMANN, LO STILE E I SOGGETTI
Fermamente convinto che la conoscenza della storia della pittura fosse essenziale per lo creazione di un’opera d’arte, Tom Wesselmann riannodò i legami con la tradizione passata rinnovandone i soggetti.
“Nessun artista può lavorare ignorando gli effetti della storia dell’arte, e per la maggior parte di noi quella storia è europea.” (Tom Wesselmann)
La sua opera prese le mosse dalla necessità di raccontare la realtà a lui contemporanea, rimanendo al contempo fedele ad una certa solidità compositiva e ad un uso calibrato della linea. Venne etichettato come artista pop, denominazione che egli rifiutò, ritenendola troppo superficiale per poter racchiudere appieno la profondità della sua visione.
“Per quanto riguarda la Pop Art, devo dire che questo termine non mi è mai piaciuto. Non mi appartiene, sono un pittore figurativo nella lunga scia evolutiva dell’arte figurativa. Non c’è alcuna definizione pop che possa spiegare la mia arte.” (Tom Wesselmann)
I soggetti del suo lavoro sono ossessivi e ricorrenti: giganteschi nudi di donna in versione pin-up, prodotti da supermercato come iconiche nature morte, enormi labbra laccate di rosso, sigarette accese; temi ordinari, ma incredibilmente rivoluzionari nella loro interpretazione.
Wesselmann riuscì a dare voce alla banalità del quotidiano, interpretandola come suprema forma di bellezza. In lui non vi è alcuna denuncia consumistica o retorica sociologica, ma solo l’esaltazione estetica dell’oggetto comune.
“Tutta la pittura è un fatto, e ciò è sufficiente. I dipinti sono carichi della loro stessa essenza fisica.” (Tom Wesselmann)
TOM WESSELMANN, I SOGGETTI FEMMINILI
La donna è una delle figure più ricorrenti nell’opera di Tom Wesselmann: donne sdraiate, donne sedute, donne che si lavano, oppure donne completamente rilassate, spiate nella loro intimità.
Sono donne ritratte a figura completa, o attraverso un dettaglio anatomico esageratamente ingrandito; immortalate in interni, camere da letto, soggiorni, stanze da bagno, e con accanto sempre un accessorio della modernità, come un telefono, una radio, una televisione, un frigorifero.
“Per molti anni, disegnare, soprattutto nudi, è stato un disperato tentativo di catturare qualcosa di significativo della bellezza della donna con la quale mi confrontavo. È sempre stato frustrante, perché la bellezza della donna è talmente sfuggente.” (Tom Wesselmann)
Le donne di Wesselmann sono sempre sole e sempre nude. Non ci guardano perché non hanno occhi, esse ci parlano solamente attraverso le forme dei loro corpi. Tante, tantissime donne, che incarnano un’unica tipologia femminile: una ragazza ammiccante e procace, sul tipo di una Marilyn Monroe.
Questa sua idea di femminilità divenne talmente iconica, che Stanley Kubrick la citò nella sua celebre pellicola del 1971, Arancia meccanica. Nell’appartamento della donna dei gatti si può notare un dipinto che è un esplicito omaggio ad uno dei suoi Great American Nudes.
Il tributo del regista esprime una precisa comunanza di intenti: le donne di Wesselmann, involgarite dalla mercificazione del consumismo, denunciano il medesimo degrado morale nel quale si muovono i protagonisti del film di Kubrick.
“La pittura, il sesso e l’umorismo sono le cose più importanti della mia vita.” (Tom Wesselmann)