LE DONNE FURONO UNA DELLE GRANDI OSSESSIONI DI GUSTAV KLIMT; CREATURE DOLCI E AFFASCINANTI, OPPURE FATALI E PERVERSE, DOMINARONO LA SUA ESISTENZA E LA SUA ARTE.

Non ho mai dipinto un autoritratto. La mia persona come soggetto di un quadro non mi interessa, mi interessano gli altri, soprattutto le donne.” (Gustav Klimt)

 

LE DONNE DI KLIMT, LE MADRI E LE SIRENE

 

Le donne furono uno dei soggetti predominanti nella pittura di Gustav Klimt, che fece proprio un motivo ricorrente della cultura europea fin de siécle. La donna incarnava quell’oscuro oggetto del desiderio, in grado di catalizzare sentimenti di attrazione e di repulsione assieme: “la dolcezza che incanta e il piacere che uccide”, come affermava Baudelaire nella sua poesia A una passante. Anche Klimt non si sottrasse a questa interpretazione ambivalente della donna, un essere capace di donare la vita ma anche di distruggerla.

Chi vuole sapere di più su dime, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio.” (Gustav Klimt)

Nei suoi dipinti si scorgono volti rassicuranti di giovani genitrici, visi malevoli di prodigi pisciformi, occhiate provocanti di ambigue fanciulle e sguardi alteri di mature aristocratiche; angelo o diavolo che sia, la donna rimane per Klimt una figura enigmatica, lontana e misteriosa, appartata in un mondo esclusivo ed inviolabile.

 

Gustav Klimt, Le amiche, 1916-1917
Gustav Klimt, Le amiche, 1916-1917

 

L’universo femminile di Klimt si configura così come una realtà autonoma, dalla quale il maschio è allontanato o quantomeno posto ai margini: gli uomini, quando compaiono, sono perlopiù ritratti di spalle, rappresentando un elemento accessorio dell’intera composizione.

Oltre all’aspetto ambiguo, Klimt colse l’elemento libertario della donna, nella cui natura vide la possibile realizzazione di una sessualità più sincera, sciolta dai vincoli della morale borghese. Non mancano dipinti di esplicito soggetto omosessuale, come Fanciulle con oleandro (1890-1891) o Le amiche (1916-1917), oppure intesi ad esaltare l’autoerotismo, come Danae (1907) o La vergine (1912-1913).

 

 GUSTAV KLIMT, LE MODELLE E LE AMANTI

 

Gustav Klimt amò le donne e fu da loro riamato con pari intensità. La sua fama di seduttore era diffusa in tutta Vienna. Nella città si parlava molto del suo atelier, una sorta di harem privato gremito di modelle seminude, sempre pronte ad offrirsi alle attenzioni del suo pennello. Lo studio, situato in un angolo appartato della Josefstädter Straße, era circondato da alte mura che lo sottraevano a sguardi indiscreti. Qui il maestro accoglieva le sue modelle, inclini a lasciarsi andare a piccanti giochi erotici tra una seduta e l’altra.

L’ammirazione che Klimt riservava alle donne, nella loro dimensione fisica e carnale, si evince soprattutto dai suoi disegni: un corpus di circa quattromila fogli dove egli riversò la sua passione maniacale per le linee del corpo. Sono disegni di un rigore essenziale, la perfetta trama di un pensiero costante ed inconfessabile: nessun arredo, nessun orpello, nessun riferimento letterario od allegorico, solo stoffe che si levano a scoprire i recessi del desiderio.

 

Gustav Klimt, Bisce d'acqua, 1904-1907
Gustav Klimt, Bisce d’acqua, 1904-1907

 

Aveva cento legami: donne, bambini, sorelle che per amor suo diventavano nemiche tra loro.” (Alma Mahler)

Tante donne e nessuna compagna fissa: Gustav Klimt, l’uomo che amava le donne, non le amò abbastanza da sceglierne una per sempre. Molto riservato rispetto alla sua vita privata, il pittore ebbe numerose relazioni, anche con donne sposate, ma non si legò mai in un rapporto esclusivo, forse per non intaccare il suo ideale femmineo e per non farsi distrarre dalla sua arte, unica e vera religione della sua esistenza.

Sicuramente ebbe una storia con Adele Bloch-Bauer, figlia di un banchiere e moglie del proprietario di un zuccherificio; per altre ricche borghesi alle quali Klimt fece il ritratto, come Sonia Knips o Serena Lederer, si possono solo fare delle supposizioni.

Con la giovane Alma Mahler ci fu un corteggiamento serrato, culminato con un romantico bacio in Piazza San Marco a Venezia, scoperto e punito dal tutore della fanciulla. Col senno di poi fu un colpo di fortuna per il pittore che scampò alle grinfie di colei che passerà alla storia come la “vedova delle quattro arti”, per aver amato e seppellito le menti più eccelse del suo tempo. Ma se non finì sotto le sue lenzuola, Alma divenne il volto della Secessione viennese: ritratta nei panni di una moderna Giuditta, incarnò perfettamente l’immagine della femme fatale.

Tutto il corpo della donna è una dépandance del suo organo sessuale, […] la donna è un essere che entra in coito dappertutto.” (Otto Weininger)

 

Gustav Klimt, Giuditta I, dettaglio, 1901
Gustav Klimt, Giuditta I, dettaglio, 1901

 

Ebbe almeno sei figli – alcune fonti parlano addirittura di quattordici – da tre donne diverse, ma non ne riconobbe mai nessuno: tre di loro portarono il suo nome, ma non poterono fregiarsi del suo cognome.

Oscuro rimane anche il suo rapporto con Emilie Flöge, la donna di una vita, l’unica che volle accanto al proprio letto di morte. Nel 1902 la ritrasse con un atteggiamento determinato e volitivo: non un’infida sirena e nemmeno una tenera madre, ma una donna autentica, decisa e sicura di sé.

Quali e quanti siano stati i suoi legami amorosi poco importa, quello che conta è il modo in cui Klimt riuscì a fissare con la sua pittura il clima di un’epoca, così fortemente attratta e terribilmente spaventata dall’intricato e sconosciuto universo femminile.

 

Gustav Klimt, Emile Flöge, dettaglio, 1902
Gustav Klimt, Ritratto di Emile Flöge, dettaglio, 1902

 

C’era in lui come una lacerazione che gli impediva di abbandonarsi alla vita. Per molti anni fu legato da intima amicizia a una donna, ma non riuscì mai a decidersi a un sì definitivo. Si sente che la nevrosi erotica che anima i suoi disegni più vibranti nasce da un’esperienza dolorosa. Klimt non ha mai voluto assumersi la responsabilità di essere felice, e l’unico privilegio che concesse alla donna che amò per anni fu di consolarlo nel momento della morte.” (Hans Tietze)

 

GUSTAV KLIMT, CENNI BIOGRAFICI

 

Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, secondo di sette fratelli. Il padre Ernst era un orafo di origine Boema, mentre la madre, Anna Finster, era una donna colta, appassionata di lirica, che da giovane aveva coltivato aspirazioni come musicista.

Klimt si formò presso la Scuola di Arti e Mestieri di Vienna, dove studiò arti applicate, cominciando a padroneggiare le più diverse tecniche artistiche.

Fu uno dei padri fondatori della Secessione viennese (Wiener Sezession), un gruppo di giovani artisti che nel 1897 decisero di riunire le loro forze per affermare l’idea di un’arte moderna e più giovane, in netto contrasto con le regole imposte dall’Accademia. Klimt fu il primo Presidente della Secessione e vi rimase membro attivo fino al 1905, anno nel quale sorsero delle divergenze all’interno dell’associazione.

 

Gustav Klimt, Giuditta II, 1909
Gustav Klimt, Giuditta II, 1909

 

Il suo stile si formò nei primi anni del Novecento; già nella Giuditta I, dipinta nel 1901, si evince il suo riconoscibile gusto decorativo unito ad una linea elegante e sinuosa, di spiccata matrice art nouveau. Attorno al 1909, dopo la seconda versione della Giuditta, l’artista si troverà ad affrontare un periodo di grave crisi esistenziale e professionale.

Nelle opere dell’ultimo periodo sono evidenti i riflessi dell’avanguardia espressionista, che aveva cominciato ad urlare la sua ribellione dal cuore di una Germania in subbuglio. Le linee si fanno più nervose e taglienti e le cromie più fortemente stridenti.

Gustav Klimt si spense il 6 febbraio 1918, nello stesso anno che vide la scomparsa del suo figlio d’arte naturale, Egon Schiele. Le sue spoglie riposano presso il cimitero di Hietzing, al confine meridionale del parco e del Castello di Schönbrunn, ex residenza estiva imperiale. Sulla lapide compaiono solo il nome e cognome scritti con il carattere della sua firma.

Nessun settore della vita è tanto esiguo ed insignificante da non offrire spazio alle aspirazioni artistiche.” (Gustav Klimt)